In Svizzera, il riconoscimento delle religioni riguarda i cantoni
Oltre ad essere multiculturale, la Svizzera è anche una società multireligiosa. Come gestisce un paese federalista questa crescente diversità e gli inevitabili attriti tra una maggioranza di tradizione cristiana e le minoranze generate dall'immigrazione? L'analisi di una giurista specializzata in materia.
La diversità religiosa – in crescita in Svizzera – pone lo Stato e la società di fronte a sfide notevoli di natura sia giuridica che sociale. Secondo Stefanie Kurt, dottoressa in legge e post-dottoranda al Polo di ricerca nazionale (PRN) «On the move»Collegamento esterno, dedicato agli studi sulle migrazioni e la mobilità, «è importante includere le comunità religiose nel dibattito attuale e tenere conto di questa nuova realtà nelle basi giuridiche».
Al contrario, ritiene che la tendenza a utilizzare gli strumenti della democrazia diretta per vietare pratiche e simboli religiosi «alimenti i conflitti e non consenta di pacificare gli animi». Intervista.
swissinfo.ch: Perché il riconoscimento dei gruppi religiosi è un tema di attualità in Svizzera?
Stefanie Kurt: Durante questi anni, in Svizzera il panorama religioso è cambiato: mentre i credenti abbandonano le Chiese nazionali allo stesso tempo si assiste a un considerevole aumento dei membri di altre comunità religiose, non riconosciute. I legislatori cantonali devono quindi trovare il modo migliore per inquadrare questa diversità religiosa, ben visibile all’interno della società.
Alcuni cantoni hanno già iniziato a modificare le proprie leggi, come Neuchâtel ad esempio. Altri si rendono conto dell’importanza di avere una legislazione che apra le porte al riconoscimento di nuove comunità.
Tuttavia, la questione di per sé non è nuova in Svizzera: Basilea-Città ad esempio ha già cambiato la sua costituzione per aprirsi ad altre comunità. Il canton Vaud dal canto suo negli ultimi anni ha modificato la costituzione e la legislazione. Questa mossa non è piaciuta ai membri dell’UDC (destra conservatrice) che recentemente hanno lanciato un’iniziativa popolare cantonale «contro l’integralismo religioso» che mira a impedire alle comunità religiose di «chiedere concessioni o deroghe motivate o incoraggiate dal credo o dalla pratica religiosa», anche se riconosciute.
swissinfo.ch: Il riconoscimento riguarda quindi i cantoni. Ma le loro pratiche devono ugualmente conformarsi al diritto federale?
S.K.: Benché la Costituzione federale deleghi le competenze in materia di regolamentazione della relazione tra lo Stato e la religione ai cantoni, questi sono tenuti ad attenersi a vari principi fondamentali, vale a dire il rispetto dei diritti umani, la libertà religiosa, la parità di trattamento davanti alla legge e il divieto di discriminazione religiosa.
In seguito, grazie al federalismo, i cantoni possono scegliere la forma più opportuna per regolamentare i loro rapporti con le comunità religiose. Esistono il riconoscimento di diritto pubblico (es. Neuchâtel e Vaud), il riconoscimento come istituzione d’interesse pubblico sull’esempio di Basilea-Città,ma anche l’assenza di basi legali per il riconoscimento (es. i cantoni della Svizzera centrale e orientale, come Appenzello Interno, Turgovia, Svitto, Uri, Zugo, ecc.).
swissinfo.ch: Per una comunità cosa comporta nel quotidiano essere riconosciuta?
S.K.: Il riconoscimento è un sistema di integrazione basato sulla reciprocità. Lo Stato e all’occorrenza il cantone impongono i criteri, le condizioni e la procedura, in base ai quali una comunità religiosa può chiedere il riconoscimento. Il cambio, alla comunità religiosa vengono concessi alcuni privilegi.
Si tratta di condizioni da adempiere. Ad esempio nel cantone di Neuchâtel, lo Stato esige che la comunità abbia un’influenza sul piano sociale, rispetti la pace confessionale e l’ordinamento giuridico, gestisca le proprie finanze in modo trasparente e consenta ai propri membri di lasciare la comunità in qualsiasi momento.
A titolo di contropartita, la comunità riconosciuta beneficia di sovvenzioni da parte dello Stato, di un’esenzione fiscale, della possibilità di partecipare alla vita pubblica, di somministrare l’insegnamento religioso nei locali della scuola pubblica, nonché del finanziamento di un servizio di assistenza spirituale nelle prigioni e negli ospedali.
swissinfo.ch: In un contesto caratterizzato da tensioni dovute al rapido cambiamento del panorama religioso, come è possibile garantire l’obiettività della procedura di riconoscimento?
S.K.: Tema piuttosto difficile, perché non abbiamo molta esperienza in fatto di riconoscimento di altre comunità religiose, oltre alle Chiese nazionali. Attualmente, il cantone di Basilea-Città ha riconosciuto quattro comunità: due cristiane e due alauite [dissidenti dell’Islam sciita]. Queste associazioni, presenti nel cantone da lungo tempo, sono conosciute per il loro impegno.
Vedremo come evolverà la situazione nei prossimi anni, poiché le comunità musulmane hanno avviato delle iniziative, soprattutto a Basilea-Città, ma anche nel cantone di Vaud.
Ma, per tornare alla questione generale, è evidente che la procedura amministrativa finalizzata alla concessione di uno status giuridico deve basarsi su criteri obiettivi, al fine di evitare qualsiasi rischio di discriminazione.
Riconoscimento(i) – o non riconoscimento
Riconoscimento di diritto pubblico La maggior parte dei cantoni ha emanato disposizioni costituzionali o legali che prevedono a quali comunità religiose spetti il riconoscimento di diritto pubblico. Esse ottengono così alcuni diritti (corsi di religione nella scuola pubblica, spazi confessionali nei cimiteri, costruzione di edifici religiosi, assistenza spirituale nelle prigioni e negli ospedali, ecc.), ma sono anche soggette ad obblighi.
Riconoscimento come istituzione d’interesse pubblico. Si tratta del riconoscimento cantonale, detto anche riconoscimento come istituzione d’interesse pubblico. La differenza rispetto al riconoscimento di diritto pubblico consiste nel fatto che la comunità religiosa resta un’associazione privata, ma le possono essere comunque attribuiti diritti e doveri.
Non riconoscimento Si tratta dell’assenza di una base legale che consenta il riconoscimento di comunità religiose diverse da quelle già riconosciute.
Traduzione dall’arabo
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