Tribunale militare per un volontario cristiano in Siria
Lo svizzero Johan Cosar ha combattuto tra la fine del 2012 e il 2015 in una milizia cristiana siriana contro l'ISIS. Ora rischia una condanna per aver prestato servizio militare all'estero.
Mercoledì 20 febbraio inizia a Bellinzona un processo fuori dall’ordinario: il 37enne Johan Cosar deve rispondere di “indebolimento della forza difensiva del paese”. Lo svizzero con il grado di sergente aveva seguito nel 2012 suo padre in Siria, per seguire come giornalista il conflitto in corso.
Ma mentre si trovava nell’Iraq settentrionale, constatando che una minoranza cristiana era presa di mira dalle milizie islamiste Al Nusra e Al Kaida, ha deciso di impugnare un’arma e combattere a fianco dei correligionari. “Temevo un genocidio”, ha raccontato Cosar lo scorso anno al quotidiano Blick.
In Siria Cosar ha preso il nome di Omid (speranza) e ha dato un contributo importante alla formazione di una milizia armata contro l’ISIS, una milizia che è arrivata a contare fino a 500 combattenti. È stato comandante dei giovani combattenti armati di kalashnikov e bombe a mano.
In questa attività ha potuto trarre profitto del suo ruolo di istruttore nell’esercito svizzero, come ha raccontato più volte. Cosar infatti non ha mai nascosto il suo impegno. È stato più volte protagonista di interviste e reportage dalle zone di combattimento.
Johan Cosar è nato a San Gallo, ma è cresciuto in Ticino. È di origini aramaiche o assire, vale a dire che appartiene alla minoranza cristiana di Siria. La sua famiglia vive in Svizzera da tre generazioni. Il padre è scomparso nel 2013; presumibilmente è stato arrestato e deportato dai servizi segreti siriani.
Con la sua milizia, Cosar voleva proteggere i cristiani dalle minacce degli islamisti. La sua attività è stata sostenuta finanziariamente anche dalla comunità aramaiche in Svizzera, che hanno organizzato delle collette. Nel 2015 Cosar è tornato in Svizzera, usando documenti falsi. È stato messo temporaneamente agli arresti come “foreign fighter”, in seguito è entrato parzialmente in clandestinità. Lo scorso anno la giustizia militare ha avviato contro di lui una procedura per servizio militare all’estero. Secondo l’articolo 94 della legge militare, rischia una pena detentiva che può arrivare a un massimo di tre anni.
Il processo si sarebbe dovuto tenere già nel dicembre 2018 ma è stato rinviato. Si svolgerà in italiano negli spazi del Tribunale penale federale. Cosar sarà difeso dall’avvocato luganese Yasar Ravi. “Chiederò un’assoluzione”, ha detto Ravi a colloquio con swissinfo.ch.
Già l’anno scorso Cosar aveva detto di non avere nessuna colpa e di avere semplicemente difeso se stesso e altri da terroristi estremisti. Avrebbe salvato donne e bambini sepolti vivi dai jihadisti nelle zone controllate dall’ISIS. “Non, non mi pento neppure di un giorno della mia lotta. Sono fiero di aver combattuto”, ha detto l’ex foreign fighter.
Traduzione dal tedesco: Andrea Tognina, swissinfo.ch
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