Poco spazio alle famiglie arcobaleno nei media svizzeri
Negli Stati Uniti, i genitori omosessuali sono tra i protagonisti di numerose serie televisive di successo. In Svizzera sono invece quasi assenti dal piccolo schermo. Un recente episodio di una serie televisiva svizzera potrebbe però contribuire a una migliore rappresentazione delle famiglie arcobaleno.
Nell’arena di un circo, un clown muore soffocato. Sembra un omicidio, ma chi è stato? Un investigatore arriva sul posto e raduna i vari membri della troupe. A una bambina che si trova tra una lanciatrice di coltelli e una ballerina chiede se il clown è suo padre. «No, sono questi i miei genitori», risponde la giovane, indicando le due donne.
La scena è tratta dalla quinta stagione di “Il becchino”, una serie poliziesca della Televisione svizzera di lingua tedesca SRF in cui un ex poliziotto diventato impresario di pompe funebri indaga su casi di morti sospette.
La scena non è passata inosservata. In Svizzera non capita infatti sovente che dei genitori omosessuali trovino spazio nei media tradizionali. In un articoloCollegamento esterno, il quotidiano svizzero tedesco Blick ha deplorato il fatto che i genitori dello stesso sesso «sono rappresentati troppo raramente alla televisione svizzera».
Famiglie arcobaleno
L’associazione Famiglie Arcobaleno stima da 6’000 a 30’000 il numero di bambini in Svizzera che cresce in una famiglia in cui almeno un genitore è gay, lesbica, bisessuale o transgender.
In un’unione domestica registrata fra persone dello stesso sesso, i figli possono essere nati all’interno della coppia stessa, provenire da precedenti relazioni eterosessuali, essere stati adottati oppure accolti a scopo di affiliazione in circostanze particolari. Vi sono anche famiglie formatesi all’estero grazie alla donazione di sperma, alla maternità surrogata o alla donazione di ovociti, indica l’associazione.
Stando a un sondaggioCollegamento esterno pubblicato a fine maggio 2017, i timori principali delle famiglie arcobaleno sono il mancato riconoscimento legale dei futuri figli e i pregiudizi, l’omofobia e/o la transfobia nei confronti dei figli.
«Il becchino è una storia di finzione, ma vogliamo anche che sia uno specchio della società, uno specchio della Svizzera nel 2017, dove i genitori dello stesso sesso sono una realtà sempre più presente», spiega Urs Fitze, responsabile della fiction presso SRF.
Reazioni contrastanti
«In quanto madre lesbica, ho apprezzato il fatto che una bambina presenti con disinvoltura i suoi genitori, che in questo caso sono due donne», ha affermato Maria von Känel, cofondatrice dell’associazione Famiglie ArcobalenoCollegamento esterno, durante un dibattito al festival del cinema omosessuale Pink AppleCollegamento esterno di Zurigo.
Un’opinione non condivisa però da tutti i partecipanti. Secondo alcuni, la serie presenta le due mamme lesbiche come un qualcosa di esotico, visto che la scena si svolge in un circo. «Al circo ci sono persone con due teste e… guardate, ci sono anche delle lesbiche!», ha ironizzato Kerstin Polte, regista e produttrice residente a Berlino. «Avrei preferito che la coppia fosse presentata in una situazione di vita quotidiana».
Udo Rauchfleisch, professore emerito di psicologia clinica all’Università di Basilea, ritiene ciononostante che la scena sia rivoluzionaria, se paragonata a come sono stati trattati storicamente i gay e le lesbiche nei media svizzeri. «Sono nato nel 1942 e quando ero giovane nei media non c’era assolutamente nulla sulle famiglie arcobaleno e quasi nulla su gay e lesbiche», ricorda.
L’omosessualità, prosegue, era evocata soltanto in alcuni vecchi film, ma sempre in un’ottica negativa. «Finiva sempre con un suicidio o un omicidio. Non c’erano dei modelli di vita gay o lesbici».
Più coraggio nel presentare la diversità
Negli Stati Uniti, le famiglie arcobaleno sono presenti in serie di successo da anni. Tra quelle più note si possono citare Modern Family, Grey’s Anatomy, Glee, The Wire, Nurse Jackie e Transparent. Nel 2010, il film “The Kids Are All Right”, che racconta la storia di una coppia lesbica con due figli, ha ottenuto quattro nomination agli Oscar.
In Svizzera, al contrario, non abbiamo trovato altri esempi al di fuori della serie “Il becchino”. «In Germania e in Svizzera, la televisione pubblica cerca di avere una forte audience. I responsabili dei programmi si dicono: ‘vogliamo attirare un pubblico tra i 18 e i 70 anni e la maggior parte delle persone sono eterosessuali’. Non propongono quindi produzioni, serie o personaggi di nicchia poiché temono di perdere dei telespettatori», ha spiegato Kerstin Polte.
Negli Stati Uniti, ha sottolineato, ci sono numerosi canali privati e piattaforme di video su richiesta che propongono contenuti più specifici e che ottengono popolarità grazie al passaparola. «Non c’è così bisogno di avere molti telespettatori. Basta avere i telespettatori giusti, ovvero gente che si appassiona e che parla del programma con gli amici». Polte non biasima i produttori svizzeri per questa differenza di filosofia. Li invita però a essere «più coraggiosi» nel loro modo di presentare la diversità.
I bambini come pubblico target
Udo Rauchfleisch, le cui ricerche includono l’omosessualità e l’identità transgender, annuncia fieramente di aver appena pubblicato il suo primo romanzo poliziesco gay, in cui vengono affrontati i temi delle famiglie arcobaleno e del coming out. A differenza dei testi accademici che scrive di solito, spiega, un romanzo gli permette di parlare di queste tematiche a un pubblico diverso. «È estremamente importante che le famiglie arcobaleno siano presenti nei media, nei film, nei documentari e pure nei libri per bambini. Per i bambini che crescono in famiglie arcobaleno, il fatto di non avere dei modelli di riferimento e di non avere la possibilità di vedere in film o libri altri bambini che si trovano in situazioni simili, è un problema», afferma.
La sociologa, storica e scrittrice Christina Caprez sottolinea l’importanza di parlare delle famiglie omoparentali nei media per combattere il fenomeno del mobbing o l’utilizzo del termine «gay» come un insulto. «È quasi più importante mostrare queste immagini alle altre famiglie, visto che per i bambini di coppie gay o lesbiche si tratta di una situazione assolutamente normale», afferma.
«Spiegare sempre»
Un evento organizzato il 7 maggio a Berna, in occasione della giornata internazionale dell’uguaglianza delle famiglieCollegamento esterno, ha permesso di farsi un’idea di cosa pensano le famiglie arcobaleno in merito alla loro (sotto) rappresentazione alla televisione svizzera.
«Ovunque andiamo, dal dottore o all’asilo, dobbiamo ogni volta spiegare chi siamo», dice Sabine, madre di due bambini. Un’immagine più positiva nei media tradizionali, aggiunge, aiuterebbe a far evolvere le mentalità. «I programmi non devono necessariamente focalizzarsi sulle famiglie arcobaleno, ma sul fatto che ci sono diverse forme di famiglia».
Per Maike, che ha una figlia piccola, la mancanza di modelli familiari omoparentali è una vergogna: «Dove sono le persone come me?». La donna è però dell’idea che le cose stiano cambiando. «Persino tre o quattro anni fa, su Internet non c’erano praticamente informazioni [sulle famiglie arcobaleno]. Ora ogni mese c’è qualcosa in più».
Sarebbe bello, prosegue, considerare le famiglie arcobaleno come famiglie normali, con problemi normali. «Già ora ci sono numerosi modelli familiari diversi: genitori divorziati, famiglie monoparentali, bambini che crescono con i nonni… La nostra situazione comincia soltanto ora a suscitare una certa curiosità».
Cosa dice la legge svizzera?
In Svizzera, il matrimonio tra persone dello stesso sesso non è consentito. Dal 2007, le coppie omosessuali possono registrare la loro unione domestica allo Stato civile. Ciò garantisce loro gli stessi diritti delle coppie sposate per quanto concerne la pensione, l’eredità e le imposte. Alle coppie omosessuali, è proibito accedere a tecniche di procreazione medicalmente assistita e all’adozione in generale. Nel maggio 2016, il parlamento ha però accettato una modifica legislativa che consente a gay e lesbiche (che convivono in unione domestica registrata) di adottare i figli del/della partner. La nuova legge dovrebbe entrare in vigore a inizio 2018.
Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio
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