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Scacciati dalle città

Stadt Basel
Vista sul Kleinbasel, quartiere storico di Basilea. Keystone

In Svizzera interi quartieri cambiano faccia e abitanti. Prima sono a buon mercato e attrattivi, poi nuovi inquilini hanno maggiori possibilità economiche e infine i residenti di lunga data se ne devono andare perché non sono più in grado di pagare l’affitto. Spiegazione del termine «gentrificazione» sulla scorta dell’evoluzione di alcuni quartieri di Basilea.

Un sabato d’autunno, a Basilea si è svolta una manifestazione in favore di alloggi economicamente accessibili. Non vi hanno partecipato in molti: solo 300 persone hanno sfilato lungo le strade della città renana. In testa al corteo c’era un rimorchio per biciclette che trasportava insegne stradali con le scritte: Steinengraben, Mülhauserstrasse, Burgweg. A Basilea, queste strade sono vittime del cosiddetto fenomeno della gentrificazione. Dal 2005 a oggi, la disponibilità di appartamenti liberi nella città sul Reno è diminuito del 66 per cento.

Basilea è solo un esempio. Nei grandi centri economici, come Zurigo, Ginevra, Berna e Losanna, il termine «gentrificazione» è di uso comune: lo si legge sui muri, scritto con lo spray, ed è al centro di innumerevoli studi. Si tratta di un’evoluzione durante la quale le aree urbane in via di decadenza vengono rivalutate attraverso varie fasi, con un conseguente aumento degli affitti e nel peggiore dei casi con un abbandono graduale e forzato dei quartieri da parte degli inquilini di lunga data.

Le pigioni a buon mercato attirano inizialmente studenti e artisti. Sono inquilini interessanti per i proprietari. Ma poi gli ex studenti, entrando nel mondo del lavoro si trasformano in abbienti «gents» e così, un quartiere caratterizzato dalla presenza di giovani e artisti, viene conquistato gradualmente da aziende, offerte culturali e inquilini più danarosi.

gente in coda per visitare un appartamento
Alla ricerca di affitti abbordabili: gente interessata a un appartamento a Zurigo. Keystone
una donna controlla la cucina di un appartamento nuovo
Visita di un appartamento nuovo a Basilea. Keystone

Anche i lucernari sono superfici abitabili?!

Quel sabato d’autunno a Basilea, la gente è scesa per strada per protestare contro un progetto di costruzione finito in tribunale. Il piano edile prevede la demolizione di una serie di edifici sulla Steinengraben 30-36: sono vecchie ville in cui abitano, grazie alle basse pigioni, oltre 25 giovani.

Il lunedì dopo la manifestazione è arrivata però la doccia fredda: i giudici hanno respinto il ricorso degli inquilini. Ora devono abbandonare i loro appartamenti. Il proprietario ha ricevuto il via libera per realizzare il suo progetto: la costruzione di un complesso di uffici che ridurrà della metà il numero di appartamenti.

Una decisione che fa ribollire di rabbia i dimostranti: nel 2014, per rispettare la legge sulla promozione dell’alloggio, la proprietaria degli immobili ha inserito tra le superficie abitabili anche i pozzi di luce e i garage sotterranei. E il tribunale le ha dato ragione. «La sentenza è espressamente favorevole agli investimenti», dice un giovane locatario, che sbarca il lunario come corriere in bicicletta. In questo momento, i locatari assieme all’associazione degli inquilini, stanno valutando se ricorrere al Tribunale federale, la Corte suprema svizzera. 

Lo Steinengraben a Basilea.
Lo Steinengraben a Basilea. Google streetview

Gli anziani devono lasciare gli appartamenti

Alla Mülhauserstrasse 26 abitavano pensionati, ex impiegati affiliati alla cassa pensione di Basilea-Città. Margrit Benninger ha 92 anni; anche lei abitava lì. Nel 2017 ha dovuto traslocare per la prima volta dopo quasi 50 anni. Nel maggio 2016, l’anziana signora ha ricevuto la disdetta a causa di una ristrutturazione. Inizialmente non sapeva che pesci pigliare. Poi una cooperativa alternativa di sinistra l’ha aiutata, come altri locatari, a battersi contro lo sfratto. Nel frattempo, tra Margrit Benninger e i giovani attivisti è nata un’amicizia. «Hanno dovuto imparare a difendersi, poiché molti sono studenti e non dispongono di molto denaro. E hanno condiviso con noi ciò hanno imparato», ricorda la pensionata.

Benninger, come altri inquilini, potrà ritornare nel suo appartamento dopo la ristrutturazione. Sul prezzo dell’affitto, le parti hanno convenuto di non fornire alcuna informazione. Benninger è però contenta. Si è difesa, ha partecipato a un piccolo movimento di protesta che ha tutelato i suoi diritti attraverso manifestazioni, articoli di giornale e un’azione collettiva dell’associazione dei locatari.

Stando alla portavoce dell’amministrazione degli immobili, l’accordo non è nato a causa delle proteste degli inquilini bensì «grazie al reciproco interesse di ambo le parti di trovare una soluzione». È quanto indica anche il comunicato dell’associazione degli inquilini, che ha avuto un ruolo decisivo nelle trattative. «Dal 2005 impieghiamo le azioni collettive come strumento di lotta. Finora ne abbiamo inoltrate 180 e quasi sempre c’erano anche pensionanti coinvolti», indica Beat Leuthardt dell’associazione.

Impiego temporaneo contro le occupazioni abusive

Beat Leuthardt è deputato nel parlamento di Basilea-Città e ha depositato un’interpellanza in cui chiede al governo delle informazioni in merito al Burgweg. Al Burgweg 4-14, 13 inquilini lottano dal 2013 per rimanere nei loro appartamenti. Nelle abitazioni lasciate libere sono stati alloggiati momentaneamente dei richiedenti l’asilo. La scorsa primavera, due tra gli ultimi irriducibili locatari si sono visti recapitare una lettera di sfratto. A parte una persona, tutti hanno ceduto alle pressioni dei proprietari e si sono trasferiti altrove. Poco dopo, un’inserzione online pubblicizzava la possibilità di prendere in affitto per sette mesi e a un prezzo vantaggioso le abitazioni rimaste libere. A fare da tramite è la ditta Projekt Interim GmbH, un’azienda attiva in tutta la Svizzera. Sul suo sito internet, Interim presenta i vantaggi di un utilizzo intermedio per i proprietari: gli appartamenti non rimangono vuoti, evitando così perdite economiche, e si riducono gli atti vandalici o le occupazioni abusive. L’azienda ricorda che per i nuovi inquilini l’utilizzo intermedio significa anche una pigione molto vantaggiosa.

Il Burgweg 4-14 a Basilea.
Il Burgweg 4-14 a Basilea. Google streetview

Al Burgweg 4-14 si abita a termine: formalmente non sono locatari. Hanno firmato un cosiddetto «contratto di comodato» che permette al proprietario di buttarli per strada in ogni momento. Con contratti di questo tipo – stando almeno alla legge – il locatore non può realizzare degli utili, bensì solo coprire i costi. Nel frattempo, il governo ha risposto a Leuthardt: è compito di un tribunale di giudicare caso per caso se i proprietari hanno il diritto di ottenere degli utili con contratti di comodato. Questo il tenore della spiegazione dell’esecutivo di Basilea-Città. Ciò significa che gli inquilini temporanei potrebbero avere gli stessi diritti di un contratto di locazione. «Ma le persone interessate non vogliono poiché si trovano in una situazione di dipendenza», spiega Leuthard.

Bambini vittime della precarietà abitativa

Gli inquilini pagano dai 300 ai 450 franchi di affitto al mese. Tra i proprietari c’è anche una cassa pensione di diritto pubblico di Basilea-Campagna. Un rappresentante della ditta Projekt Interim GmbH afferma che i proprietari non fanno degli utili e che quindi sono in regola con la legge.

Uno studio dell’Università di Berna indica che per sbarcare il lunario molte famiglie con un reddito basso sono obbligate a vivere in appartamenti con un contratto a termine, una situazione stressante per loro. La gentrificazione colpisce quindi proprio i più deboli della nostra società. Nel frattempo, in molti a Basilea sono coscienti di questo fenomeno preoccupante.

Negli ultimi anni sono state lanciate quattro iniziative popolari che hanno quale oggetto la situazione abitativa nella città sul Reno: tre vogliono rafforzare i diritti degli inquilini; una intende iscrivere nella costituzione il diritto fondamentale a un’abitazione. Il governo sa che il tema suscita grandi emozioni: nella parte occidentale della città, dove Basilea forma un tutt’uno con Germania e Francia, il cantone, assieme alle aziende Novartis e BASF, vuole realizzare un quartiere abitativo su una superficie di 300mila metri quadrati di un’area industriale abbandonata. Un portavoce del cantone ricorda che nessuno vuole creare «una monocultura urbana di privilegiati». Ma la vuole anche impedire? Un interrogativo a cui i promotori del progetto non hanno risposto.

(Traduzione dal tedesco: Luca Beti)

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