Gettare ponti alla Muba
«All’inizio c’è l’incontro» è una piattaforma per sensibilizzare sui temi della migrazione, dell’integrazione e del dialogo interreligioso. È figlia della votazione sui minareti ed è stata allestita dall’Ufficio federale della migrazione alla fiera di Basilea.
«La Svizzera non è un paese d’immigrazione, come Australia o Nuova Zelanda»; «Non ci sono stranieri, visto che viviamo tutti sullo stesso pianeta»; «Integrazione: non sopporto più questa parola»; «Al mondo, in Svizzera c’è spazio per tutti»; «Purtroppo ci sono dei pregiudizi nei confronti degli stranieri, pregiudizi negativi».
Sono sberle e carezze, sono facce della stessa medaglia. Sono affermazioni appese a una grata di ferro arrugginito. Sono state scritte da alcuni visitatori della Muba di Basilea.
La Muba, la più importante fiera elvetica, non te l’aspetti così. Ti aspetti di trovare cucine, mattonelle di ultima generazione, macchine da caffè, e, invece, nel secondo padiglione incappi, fra uno stand di lavatrici e uno di prodotti di bellezza, in una piattaforma sulla migrazione. Bella sorpresa davvero.
Figlia della votazione sui minareti
La piattaforma dal titolo «Aller Anfang ist Begegnung» (All’inizio c’è l’incontro) è stata allestita dall’Ufficio federale della migrazione (UFM), in collaborazione con i centri regionali per l’integrazione dei cantoni Basilea Città e Campagna, Berna, Argovia e Soletta.
«La piattaforma è figlia del verdetto popolare nella votazione sul divieto di edificazione di minareti in Svizzera. Infatti, se da una parte il risultato è stato accolto con sorpresa e scalpore dentro e fuori i confini elvetici, dall’altra ha animato la discussione attorno all’integrazione e alla conoscenza dell’altro», spiega a swissinfo.ch Sibylle Siegwart dell’UFM e responsabile di questa iniziativa alla Muba.
«Sulla scia dei fiumi di inchiostro versati per analizzare il risultato della votazione dello scorso 29 novembre, il comitato organizzatore della Muba ci ha offerto gratuitamente uno spazio di cinquecento metri quadrati; spazio per l’incontro, il confronto e la conoscenza dell’altro, del diverso».
Avvicinare il grande pubblico
Per i responsabili dell’UFM, questa è stata un’offerta da prendere al volo, da non lasciarsi sfuggire. Infatti, si apriva un aspetto fin’ora inesplorato dell’informazione e della sensibilizzazione.
«Per noi significava avvicinare, in una fiera con un grande afflusso di pubblico, persone diverse per età, religione, nazionalità ai temi della migrazione, dell’integrazione e della collaborazione interreligiosa e iniziare con loro un dialogo fondato sulla volontà di confrontarsi e di conoscersi», precisa Siegwart.
Questa piattaforma tenta così di creare, attraverso varie attività e proposte, un ponte fra le culture che vivono in Svizzera.
Suscitare emozioni
«Cinq Continents», il ristorante al centro della piattaforma, è il crocevia di tante storie. È il luogo dell’incontro con il diverso attraverso i profumi e i sapori del mondo. Infatti, la piattaforma cerca di giocare e di suscitare anche emozioni. Se da una parte ci sono gli impersonali cartelloni informativi, dall’altra viene invece proposto un variegato programma di attività. Si va dal teatro alla recita di pezzi letterari, al dialogo interreligioso, a laboratori per le scuole, a momenti musicali, a discussioni su temi attuali, all’invito fra famiglie con un retroterra culturale diverso.
«Le nostre proposte – racconta la responsabile del progetto – non riescono sempre ad attirare molta gente. Abbiamo comunque badato ad offrire delle attività di qualità. Indubbiamente, un concerto riesce ad attirare più gente che non la lettura di poesie o di racconti. Ma anche questo fa parte della sfida del nostro progetto».
Aprire uno spiraglio
«Questa piattaforma non è la vita vera, non è la vita reale, quella che gli svizzeri e gli stranieri incontrano tutti i giorni. È finzione. Permette però di aprire uno spiraglio fra le culture e di invitarle alla condivisione di idee e principi. Non abbiamo la presunzione di riuscire, in una decina di giorni, a cambiare l’opinione delle persone. Ci auguriamo però di riuscire a farle riflettere sulla loro condizione e sul loro modo di avvicinarsi all’altro. Di farle entrare in contatto e di abbattere alcune barriere».
Si tratta, infatti, di un lungo processo che presuppone un venirsi incontro, che poggia sul principio della reciprocità. Soltanto se la popolazione migrante e quella autoctona riconoscono le potenzialità e le risorse nell’altro, nasce un sentimento di rispetto e di condivisione.
Essere pronti al dialogo
Ci si muove quasi su un pendolo, da una parte c’è chi osserva la Svizzera dall’alto e riconosce nello straniero un elemento del mondo, altri invece vedono nello straniero un pericolo che potrebbe modificare la «svizzeritudine».
Da una parte c’è chi dimostra empatia verso la persona migrante ed è pronto quindi a fare un passo nella sua direzione, dall’altra troviamo invece chi si aspetta che sia quest’ultima ad adattarsi alle tradizioni, alla cultura elvetica e lo attende ancorato alle sue certezze.
«Sono gli stranieri che si devono adattare e non noi. È un’affermazione che ho sentito con una certa frequenza negli scorsi giorni. Eppure, se da una parte è vero che gli stranieri devono imparare una lingua nazionale, che devono rispettare le nostre regole, dall’altra anche gli svizzeri devono dimostrare un atteggiamento aperto e una certa disponibilità al cambiamento», afferma Sibylle Siegwart.
Luca Beti, Basilea, swissinfo.ch
La Muba è la più importante fiera svizzera, che presenta prodotti e servizi di vario genere.
La 94esima edizione, alla quale hanno partecipato 937 espositori, si è svolta dal 5 al 14 febbraio.
La fiera è stata visitata da oltre 300’000 persone.
Un abitante su cinque è straniero in Svizzera.
Ciò corrisponde a circa 1,5 milioni di persone, di cui due terzi sono nate nella Confederazione o vi risiedono da oltre dieci anni.
Gli stranieri provengono da 187 Paesi. Il 79% degli abitanti sono cittadini svizzeri, il 18% del resto dell’Europa.
Nel nostro Paese, un matrimonio su tre concerne persone di cittadinanza diversa.
Gli stranieri sono per il 44% di religione cattolica, il 18% mussulmana e il 6% protestante.
Da alcuni anni, i cittadini tedeschi costituiscono il numero più cospicuo d’immigrati in Svizzera.
Un quarto dell’intero volume di lavoro nella Confederazione viene svolto stranieri: circa 65’000 stranieri lavorano nel settore della ristorazione e alberghiero, quasi 100’000 in quello della sanità e della socialità.
Nasce il 1° gennaio 2005 dalla fusione dell’Ufficio federale dei rifugiati (UFR) e dell’Ufficio federale dell’immigrazione, dell’integrazione e dell’emigrazione (IMES).
Tratta tutte le questioni relative al diritto in materia di stranieri e d’asilo in Svizzera.
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