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Giappone, un dramma inatteso solo a metà

Case in fiamme nella città di Sendai, capoluogo della prefettura di Miyagi. Keystone

Anche se si tratta del sisma più devastante degli ultimi due secoli, in Giappone un terremoto di magnitudo superiore agli 8,5 gradi rientrava comunque nei possibili scenari. Questo è il parere del sismologo Domenico Giardini.

Venerdì, alle 14,46, (le 6,46 ora svizzera), il paese del Sol Levante è stato sconvolto dalla scossa violentissima di un terremoto. Stando all’istituto geologico americano, il sisma ha avuto il suo epicentro in mare, a 24 chilometri di profondità e a un centinaio di chilometri al largo della costa giapponese, nel Oceano pacifico.

Dopo la scossa tellurica, onde di dieci metri e oltre hanno investito la città di Sendai, nell’isola di Honshu nel nordest del Giappone, e la prefettura di Fukushima, lasciando dietro di sé centinaia di vittime. Immediatamente è stato diramato l’allarme tsunami in tutto l’Oceano pacifico, le cui onde stanno lentamente raggiungendo le varie coste.

Alla luce delle notizie frammentarie giunte finora, swissinfo.ch ha fatto il punto della situazione con Domenico Giardini, responsabile del Servizio Sismico svizzero e docente della cattedra di sismologia e geodinamica al Politecnico federale di Zurigo, per capire quali misure sono state finora adottate in Giappone per scongiurare il peggio.

swissinfo.ch: Negli scorsi giorni, in Giappone ci sono state delle scosse premonitrici. Era possibile quindi prevedere un terremoto di tale entità?

Domenico Giardini: Un terremoto di magnitudo 8,5 o superiore è possibile in quest’area della costa. Un sisma di queste dimensioni era contemplato negli scenari degli esperti nipponici.

Con il senno di poi, ci si sta chiedendo se negli ultimi giorni, durante i quali si sono registrate delle scosse di magnitudo 7,3, queste non potevano essere considerate premonitrici di un terremoto maggiore. A quanto è dato sapere, i colleghi giapponesi hanno interpretato le scosse dei giorni scorsi come una sequenza a se stante e non come l’inizio di una nuova sequenza.

Per il momento, è difficile sapere perché hanno scelto di non considerare i recenti movimenti tellurici un’avvisaglia di un terremoto di tale potenza.

swissinfo.ch: Ci si può aspettare ancora un terremoto di pari entità nei prossimi giorni?

D.G.: Di pari entità è difficile, nel senso che il grosso della faglia si è già strappato. Sono tuttavia ipotizzabili terremoti di magnitudo 8, nella parte meridionale della faglia.

swissinfo.ch: Dalle prime notizie frammentarie, il Giappone, un paese che più di altri si è impegnato a livello di misure preventive e di sicurezza, sembra sia stato sorpreso dal terremoto. Come mai?

D.G.: Quando si prendono delle misure di prevenzione, si pensa di averle prese tutte. In Giappone è ancora forte il ricordo del terremoto di Kobe. Da quella volta sono stati avviati giganteschi programmi di monitoraggio, di ricerca e di rapido intervento. Solo parte di queste misure hanno funzionato. Questo sisma ha infatti preso un po’ alla sprovvista gli esperti, poiché supera probabilmente le loro peggiori previsioni.

swissinfo.ch: Quali misure preventive ha adottato il Giappone e quanto sono state efficaci?

D.G.: I provvedimenti, per esempio, per uno tsunami non hanno forse rispettato tutte le aspettative. I porti nel nord del Giappone sono protetti da alte barriere in cemento, con delle paratie di acciaio che vengono chiuse nel momento in cui scatta l’allarme tsunami. L’onda dello tsunami ha tuttavia invaso aree che non erano protette, investendo case e abitazioni e lasciando dietro di sé un’enorme distruzione.

Grazie alle misure di costruzione antisismica, il Giappone è in ogni caso riuscito a limitare i danni provocati dal sisma. In altre regioni del mondo, come ad esempio l’isola di Sumatra o ad Haiti, eventi di magnitudo simili o anche minori hanno provocato centinaia di migliaia di vittime. Nel caso del Giappone, le conseguenze sono molto minori. Il danno economico si ricostruisce, un danno come quello di 200mila morti invece no. Il livello di preparazione di un paese si vede da questo.

swissinfo.ch: Quali provvedimenti sono stati presi per rendere sicure le centrali nucleari giapponesi, strutture particolarmente vulnerabili in caso di terremoto?

D.G.: Finora non sono state riportate fughe nelle quattro centrali vicine al sisma. Le centrali nucleari giapponesi sono state costruite seguendo norme di sicurezza molte elevate.

In Giappone, in precedenti terremoti, il nucleo delle centrali atomiche non è mai stato a rischio e non si sono mai verificate fughe radioattive. Quello che si è registrato in precedenti sismi e che sembra essersi ripetuto, sono i danni nei sistemi di raffreddamento e in quelli periferici in una o due delle centrali nucleari. Ragione per cui si sono spente, grazie al sistema di spegnimento di sicurezza che si attiva in queste situazioni.

Un’onda alta dieci metri ha investito venerdì la costa nordest del Giappone, in maniera particolare la città costiera Sendai, lasciandosi dietro morti e distruzione.

Malgrado l’allarme tsunami, scattato immediatamente, non è stato possibile salvare la vita di centinaia di persone del capoluogo della prefettura di Miyagi.

L’esperto dell’onda anomala Willi Hager, professore al Politecnico federale di Zurigo, afferma che uno tsunami può attraversare gli oceani a una «velocità superiore a quella di un aereo di linea». Il fatto che l’epicentro del sisma fosse a circa un centinaio di chilometri dalla costa nipponica ha reso inutile l’allarme, sostiene Hager.

«Le persone non hanno avuto tempo a sufficienza per mettersi in salvo. L’unica possibilità di sopravvivere allo tsunami è di scappare su una collina o in edifici sufficientemente stabili, capaci quindi di sopportare l’urto della massa d’acqua».

Il professore del Politecnico federale di Zurigo ricorda ancora che è impossibile salvarsi nuotando. «L’esperienza dello tsunami del 2004 ha infatti insegnato che i frammenti di vetro, le macchine e gli oggetti trascinati via dalla corrente hanno provocato ferite letali alle persone in acqua».

Il governo elvetico, dopo aver appreso della catastrofe che ha colpito il Giappone, ha informato Tokyo che la Svizzera è pronta a fornire aiuti di emergenza.

«La Svizzera esprime il suo sincero e profondo cordoglio al governo del Giappone e alla popolazione giapponese», ha affermato vernerdì il portavoce del consiglio federale André Simonazzi in una conferenza stampa a Berna, aggiungendo che il Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA) è pronto ad inviare sul posto in tempi brevi un team di esperti.

Intanto, l’ambasciata svizzera a Tokyo è al lavoro per stabilire un contatto con i cittadini svizzeri che risiedono nelle zone colpite dal terremoto. A causa del malfunzionamento e del sovraccarico delle linee telefoniche, questo compito risulta assai difficile, ha precisato Simonazzi.

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