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Le donne svizzere hanno dovuto combattere a lungo per avere il diritto di voto

Manifesti a favore e contro il diritto di voto alle donne, risalenti al 1946 (sinistra) e al 1959 (destra). zvg

In Svizzera le donne hanno conquistato il diritto di voto e di eleggibilità a livello federale solo nel 1971. Un fatto tutt’altro che comico. Oppure sì? In occasione della giornata internazionale della donna esce nelle sale cinematografiche “L’ordine divino”, una commedia sul suffragio femminile candidata agli “Oscar svizzeri”.

Die göttliche Ordnung“, di Petra Volpe, ha vinto il Prix de Soleure alle Giornate cinematografiche di Soletta. Figura anche tra i grandi favoriti al Premio del cinema svizzero, la cui cerimonia si terrà il 24 marzo 2017. 

“Nel 1971 il mondo era in movimento”, racconta la voce della protagonista, mentre la cinepresa inquadra i passi di danza di un gruppo di sessantottini per poi spostarsi, poco dopo, su un idilliaco villaggio svizzero. “Qui da noi, però, era come se il mondo si fosse fermato”.

Le donne non potevano lavorare senza il permesso dei mariti, le giovani rischiavano di finire in prigione per un’avventura amorosa e gli uomini potevano sperperare senza conseguenze i soldi di tutta la famiglia: la Svizzera dipinta nel film “Die göttliche Ordnung” (L’ordine divino) non è certo un paradiso.

La pellicola racconta la storia di una giovane madre e casalinga, che decide di battersi per il diritto di voto alle donne contro il volere del villaggio. Scritto e diretto da Petra Volpe, “L’ordine divino” è un’immersione realistica nella Svizzera patriarcale di quegli anni, le cui vittime non erano solo le donne, ma anche gli uomini e i bambini. 

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“Le donne in politica sono contro l’ordine divino”

È difficile da credere, ma molti eventi raccontati nel film sono accaduti realmente. La detenzione di adolescenti per “condotta dissoluta” e “sregolatezza” fa parte dei capitoli bui della storia svizzera fino agli anni Ottanta.

Petra Volpe ha fatto molte ricerche prima di scrivere la sceneggiatura del film: oltre ad immergersi nell’archivio femminileCollegamento esterno e a intervistare le principali protagoniste, ha letto anche una tesi sulle donne – e non erano poche – che all’epoca si erano opposte al diritto di voto. Prima di girare il film, ha poi chiesto a uno storico di verificare i fatti “affinché l’atmosfera fosse la più veritiera possibile”.

Petra Volpe è nata in Svizzera nel 1970. Ha studiato arte a Zurigo e in seguito drammaturgia e sceneggiatura all’alta scuola di cinema Konrad Wolf a Postdam, in Germania. Nadja Klier

Un’atmosfera che Petra Volpe descrive come “conservatrice”. I ruoli erano molto rigidi in quegli anni. “Le donne in politica? È semplicemente contro l’ordine divino”, afferma una donna nel film. La frase, che dà il titolo alla pellicola, è una citazione originale dell’epoca. 

Il governo svizzero avrebbe dovuto fare di più

Il fatto che il film esca proprio in occasione della Giornata internazionale della donna è un simbolo importate per Petra Volte. L’8 marzo si ricorda la lotta per la parità di genere. E la più grande conquista dall’istituzione di questa ricorrenza, oltre cento anni fa, è senza dubbio l’introduzione del suffragio femminile in quasi tutte le democrazie del mondo.

Mentre la maggior parte dei paesi occidentali ha introdotto il suffragio femminile nella prima metà del Ventesimo secolo, in Svizzera le donne hanno dovuto attendere fino al 1971 per avere il diritto di voto e di eleggibilità a livello federale. Ad Appenzello Interno ci è voluto l’intervento del Tribunale federale per accordare finalmente alle cittadine, nel 1991, il diritto di esprimersi su temi cantonali.

Come mai la Svizzera ha tardato tanto? Petra Volpe risponde: “La Svizzera è un paese molto conservatore. Ci sono molte resistenze al cambiamento”.

Il fatto che in Svizzera sia stato il popolo – o per meglio dire i votanti di sesso maschile – ad accordare il diritto di voto alle donne e non il governo come altrove, non è una scusante, secondo Petra Volpe. “Mentre i paesi vicini avevano introdotto da tempo il suffragio femminile, in Svizzera i politici non prendevano sul serio le donne. Petizioni e mozioni sparivano semplicemente nei cassetti dei ministri”. Petra Volpe è convinta che la Svizzera avrebbe potuto agire molto prima, se il governo avesse inviato un segnale in questo senso. “La Svizzera è estremamente reticente ai cambiamenti e lo si nota anche oggi in occasione delle votazioni federali”. 

Democrazia e parità, due temi di grande attualità

Il film non si rivolge solo al pubblico di casa. “Ho cercato di raccontare questa tematica tipicamente elvetica in modo da renderla interessante per tutti”, spiega la regista italo-svizzera, che vive tra Berlino e gli Stati Uniti.

Una scommessa apparentemente riuscita: una casa di distribuzione danese si è interessata al film, di cui è già prevista l’uscita nelle sale cinematografiche in Germania, Austria e Cina. Se “L’ordine divino” può interessare anche all’estero è perché non si concentra unicamente sul suffragio femminile, sostiene Petra Volpe. “Il film parla di coraggio civile, democrazia, parità di genere e lotta per la giustizia: temi che sono tornati di grande attualità dopo le presidenziali negli Stati Uniti”.

E in Svizzera? Petra Volpe risponde senza esitazione: “C’è ancora tantissimo da fare. In Svizzera le donne continuano a guadagnare meno degli uomini. Ma il problema è più grande: la società ha ormai interiorizzato un profondo sessismo”. 

Tre domande a Petra Volpe

swissinfo.ch: Come le è venuta l’idea di un film sul suffragio femminile?

Petra Volpe: È stata un’idea del mio produttore che mi ha entusiasmata subito.

swissinfo.ch: Perché ha scelto di fare una commedia e non un film documentario o drammatico, come il britannico “Suffragette”?

P.V.: Le donne svizzere hanno ottenuto il diritto di voto nel 1971. È talmente assurdo che non potevo far altro che una commedia. Una donna ha bisogno di una buona dose di umorismo nero nella vita.

swissinfo.ch: Molti aspetti del film potrebbero apparire stereotipati o esagerati.

P.V.: È ciò che si dice spesso quando si trattano tematiche femminili: “è un’esagerazione, una vecchia storia”. Però molte affermazioni del film sono citazioni originali dell’epoca. 

La lunga strada verso il suffragio femminile

  • 1868: un gruppo di donne zurighesi rivendica invano il diritto di voto in occasione della revisione della Costituzione cantonale. Altre iniziative in tal senso vengono lanciate in altri cantoni nella prima metà del Novecento, sempre senza successo.
  • 1951: Alla luce dei ripetuti fallimenti a livello cantonale, il governo svizzero pubblica un rapporto nel quale considera prematura una votazione federale sul tema.
  • 1957: Il governo vuole estendere alle donne il servizio obbligatorio di protezione civile. La proposta scatena l’ira delle associazioni femminili, che si oppongono a nuovi obblighi in assenza di diritti politici. Per salvare il progetto, il governo presenta una bozza per una votazione sul suffragio femminile. Lo stesso anno, per la prima volta nella storia elvetica, alcune donne si recano alle urne a Unterbäch, in Vallese, contro la volontà del cantone.
  • 1959: Il suffragio femminile viene respinto in votazione popolare con il 66,9% di no e una partecipazione del 66,7%. Il progetto è accolto solo nei cantoni di Vaud, Ginevra e Neuchâtel.
  • 1963: La Svizzera entra a far parte del Consiglio d’Europa. Non ratifica però la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali (CEDU), poiché non ha ancora accordato il diritto di vito e di eleggibilità alle donne. Nel 1969, in seguito alle proteste del Movimento di liberazione della donna, il governo è costretto a presentare una nuova proposta.
  • 1971: Con il 65,7% di sì, i votanti maschi accordano il diritto di voto e di eleggibilità alle donne a livello federale, 53 anni dopo l’Austria e la Germania, 27 dopo la Francia e 26 dopo l’Italia.
  • 1990: Appenzello Interno è l’ultimo catone ad introdurre il suffragio femminile, in seguito a una sentenza del Tribunale federale.

(Fonte: Dizionario storico della SvizzeraCollegamento esterno)


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Traduzione dal tedesco, Stefania Summermatter

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