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Gli abusi sessuali dividono la Chiesa cattolica

I contorni della vicenda degli abusi sessuali in Svizzera assume contorni preoccupanti. Keystone

Lo scandalo degli abusi sessuali investe anche la Chiesa cattolica svizzera. L’abate di Einsiedeln vorrebbe istituire un registro centralizzato a Roma, il presidente della Conferenza dei vescovi svizzeri lo ritiene superfluo. Intanto, in Germania la Chiesa denuncerà i presunti colpevoli alla magistratura.

La Svizzera non è sfuggita allo scandalo degli abusi sessuali. Dopo l’Irlanda, la Germania, i Paesi bassi, l’Austria e la Polonia, sessanta casi sono venuti alla luce anche nella Confederazione.

La diocesi di Coira ne sta esaminando una decina nei cantoni di Zurigo, Grigioni e Svitto, l’abbazia di Einsiedeln parla di cinque fratelli resisi responsabili di atti sessuali con allievi e una nuova vicenda a sfondo sessuale è venuta alla luce presso la scuola del convento di Disentis, nei Grigioni.

Lista di preti pedofili

Secondo l’abate di Einsiedeln, Martin Werlen, sarebbe opportuno istituire un registro centralizzato a Roma per prevenire il rischio di abusi sessuali nella Chiesa cattolica. In un’intervista rilasciata domenica al SonntagsBlick afferma che «il registro darebbe la possibilità al vescovo di informarsi sui precedenti del prete che intende entrare in servizio nella sua diocesi».

Werlen intende presentare la sua proposta alla Conferenza dei vescovi svizzeri, che dovrà essere convocata in seduta urgente. Infatti, secondo l’abate di Einsiedeln, visti gli scandali venuti alla luce di recente, non si può attendere fino a giugno, quando è prevista la riunione ordinaria.

Non è dello stesso avviso il presidente della Conferenza, Norbert Brunner. Dalle colonne di Le Matin e della NZZ am Sonntag, fa sapere che non ritiene necessario creare una lista dei preti pedofili e nemmeno che la Chiesa denunci il sospetto autore di abusi sessuali alla magistratura.

Lettera del papa conferma la prassi svizzera

Sabato è intervenuto nella vicenda anche Benedetto XVI, inviando una lettera pastorale ai cattolici irlandesi. Nella sua missiva, il papa afferma che in Irlanda c’è stata una «risposta spesso inadeguata da parte delle autorità ecclesiastiche». «Si deve ammettere – continua il papa – che sono stati commessi gravi errori di giudizio e che si sono verificate mancanze di governo».

Secondo la Conferenza dei vescovi elvetici, la comunicazione del papa avvalora le direttive per casi di abusi sessuali adottate dalla Chiesa cattolica svizzera. «La lettera conferma le linee guida che la Chiesa ha adottato nel 2002 per i casi di abusi sessuali», ha spiegato sabato il portavoce della Conferenza, Walter Müller.

La Conferenza dei vescovi svizzeri non ritiene quindi necessario adottare nuovi provvedimenti per dare un contorno a questa terribile vicenda. Per il momento, la Chiesa cattolica, quando viene a conoscenza di casi di abusi, invita l’autore ad autodenunciarsi.

In Germania si passa dall’autodenuncia alla denuncia

Le ciritiche nei confronti della Chiesa rimbalzano in questi giorni anche sulle colonne dei giornali tedeschi. In un’intervista apparsa mercoledì sulla Süddeutsche Zeitung , il teologo svizzero Hans Küng affermava che il papa dovrebbe scusarsi personalmente, visto che «nessun’altra persona di chiesa ha visto passare tanti casi di abusi sessuali sulla sua scrivania quanto lui».

Prima di guidare la Chiesa, Joseph Ratzinger è stato per 24 anni prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, un’istituzione che detta legge in materia di dottrina e giurisdizione, quindi anche nel caso di abusi sessuali all’interno del clero.

In Germania le vittime dovrebbero essere più di 300. Implicate sarebbero scuole gestite dalla Chiesa cattolica o altre istituzioni, fra cui anche il coro di Ratisbona in Baviera, diretto fra il 1964 e il 1994 dal fratello del papa, Georg Ratzinger.

Intanto, le urgenti norme per la lotta alla pedofilia introdotte venerdì in Baviera, saranno estese a tutte le diocesi della Germania. Lo ha reso noto Matthias Kopp, un portavoce della Conferenza episcopale tedesca.

Secondo la nuova regolamentazione, tutti i casi di presunto abuso sessuale ai danni di minori in seno alla Chiesa cattolica tedesca dovranno essere comunicati alla magistratura ordinaria, contrariamente a quanto avveniva finora, dove per trasmettere la denuncia era necessario che si trattasse di un caso di recidiva o con il consenso del presunto colpevole.

swissinfo.ch e agenzie

Stati uniti Nel 2004, un’inchiesta ha fissato a 4400 il numero di preti pedofili fra il 1950 e il 2002 e a 11’000 quello delle vittime. La chiesa ha pagato decine di milioni di dollari di risarcimento alle vittime.

Canada La chiesa cattolica e altre chiese così come il governo canadese hanno dovuto pagare un miliardo di dollari canadesi (706 milioni di euro) di indennizzo nel 2002.

Australia Anche nel nuovo continente, abusi sessuali sono venuti alla luce negli anni Settanta e agli inizi degli anni Ottanta.

Irlanda I responsabili dell’archidiocesi di Dublino hanno nascosto gli abusi sessuali commessi durante decenni da preti su migliaia di minori. Le vittime dovrebbero essere 14’500.

Austria e Polonia Il cardinale Hans Hermann Groër dell’archidiocesi di Vienna ha dato le sue dimissioni nel 1995, così come nel 2002 l’arcivescovo di Pozan, in Polonia, Mgr Juliusz Paetz, dopo che entrambi erano stati accusati di molestie sessuali.

Germania La chiesa cattolica è stata oggetto dallo scorso gennaio di una serie di accuse, espresse da minori che hanno frequentato negli anni Settanta e Ottanta scuole e collegi diretti dal clero. Per ora, si parla di 300 vittime.

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