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Il lupo turba l’idillio delle Alpi svizzere

I territori sui quali è stata confermata la presenza di lupi in Svizzera sono in continua espansione. Il predatore finora è stato avvistato in 17 cantoni. Keystone

Il pastore indica dei ciuffi di lana nera sul sentiero di montagna. Sono una prova della recente carneficina. Il lupo è passato da qui. L'aumento del numero di questi canidi e la formazione di un branco hanno rilanciato l'interrogativo: l'uomo e il predatore possono coesistere in Svizzera?

La lana è stata sputata da un rapace che si è nutrito delle carcasse di pecore sbranate dal lupo, spiega Roebi Seliner. Teatro dell’ultimo attacco sferrato dal predatore è la pittoresca alpe di Wiggis, nella Svizzera orientale.

Seliner ha fatto la sgradevole scoperta durante un controllo di routine del suo gregge. “Prima ho visto un agnello che era stato morso. L’ho notato subito perché le orecchie erano penzolanti. Le ferite sembravano segni di enormi morsi. Poi ho trovato una pecora morta ed i resti di una carcassa mangiata.

Complessivamente nel bucolico pascolo sopra a Näfels il predatore ha ucciso dieci pecore. È stata la prima volta da oltre due secoli che è stata constata la presenza di un lupo nel cantone di Glarona.

E il lupo sembra diventare un protagonista dell’estate elvetica, poiché nuovi attacchi e avvistamenti ultimamente sono stati segnalati un po’ in tutto il paese. Un paese dove non ce n’era più stata traccia a memoria d’uomo fino a quando, alla metà degli anni ’90, è ricomparso un piccolo numero di predatori.

Adesso vi sono già stati avvistamenti in 17 dei 26 cantoni della Svizzera. Un branco di lupi due anni fa si è stabilito nella regione del Calanda, nel Cantone Grigioni. La femmina adulta quest’anno dovrebbe dare alla luce dei cuccioli per la terza volta.

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Cani alla riscossa

In Svizzera il lupo è una specie protetta ai sensi della Convenzione di Berna, un accordo internazionale sulla conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa, concluso nel 1979. Una tutela della fauna e della flora selvatiche che mette l’accento su misure preventive per consentire la convivenza tra bestiame e predatori. Se i danni possono essere limitati, la protezione totale è impossibile.

La problematica del lupo è stata lungamente e ripetutamente dibattuta in parlamento. Dal 2004 un controverso piano di gestione federaleCollegamento esterno fissa, tra gli altri, le condizioni alle quali l’abbattimento di  un lupo può essere autorizzato.

Una delle risposte alla presenza del lupo è stata la creazione di un gruppo mobile di pronto intervento, coordinato da AgrideaCollegamento esterno, un’agenzia di divulgazione agricola finanziata dallo Stato. Ed è a questa cellula di emergenza che si è rivolto Roebi Seliner quando ha trovato le pecore sbranate. Nei giorni successivi sull’alpe di Wiggis è giunto Walter Hildbrand con i suoi due cani, addestrati per proteggere le greggi.

“La tradizione di tenere dei cani da pastore in Svizzera, Francia e Germania era andata persa, perché non c’erano più predatori. Dal 1999 abbiamo cercato di ricominciare ad allevarli e utilizzarli”, spiega Hildbrand a swissinfo.ch.

“Quando un lupo aggredisce per la prima volta in una nuova area, da qualche parte nelle montagne, gli allevatori non sono preparati. Quindi noi ci mettiamo a loro disposizione con il nostro gruppo mobile per il resto della stagione”, aggiunge. L’alpeggio solitamente dura dalla metà di maggio alla metà di settembre.

Come i lupi, anche i cani utilizzati per proteggere le greggi dai loro attacchi provengono dall’Italia. I maremmani abruzzesi sono allevati insieme alle pecore, che proteggono strenuamente.

Protezione

Questo tipo di agricoltura su scala ridotta non è particolarmente redditizio. L’alpe di Wiggis, come quasi tutte quelle del cantone di Glarona, è di proprietà del comune. Contadino dilettante, Seliner affitta il pascolo per l’estate.

Un’altra misura di protezione raccomandata da Agridea è la recinzione elettrica. Ma questa soluzione non è praticabile in tutti i casi e i costi per alcuni agricoltori sono proibitivi. “I cani sono più adatti per questo terreno. Ci sono tanti alberi e appezzamenti, non si poteva circondare tutto con una recinzione elettrica”, rileva Walter Hildbrand.

Il Vallese, cantone in gran parte montuoso dove il ritorno del lupo ha suscitato dure reazioni, ha compiuto uno sforzo concertato per migliorare la protezione.

Altri sviluppi

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Attenti al lupo

Questo contenuto è stato pubblicato al Fabian Stamm ha incontrato Walter Hildbrand, un pioniere in materia, che su mandato dell’Ufficio federale dell’ambiente ha creato in Vallese un centro di protezione delle greggi. Qui, al posto del fucile, sono dei maremmani abruzzesi a tenere il lupo alla larga.

Di più Attenti al lupo

Un tema emotivo

Il più grande pericolo per i lupi è l’emotività con cui è affrontato l’argomento, osserva Ralph Manz, di KoraCollegamento esterno, un’organizzazione che monitora i predatori e la fauna selvatica in Svizzera. Finora Kora ha constatato la presenza di 23 in Svizzera.

“La gente deve rendersi conto che i lupi sono proprio come tutti gli altri animali selvatici. Dobbiamo liberarci dalla mistica”, dichiara Manz a swissinfo.ch.

“I lupi in Svizzera sono solo una piccola parte di tutta la fauna alpina. Da un punto di vista puramente ecologico abbiamo spazio per 60-65 branchi, vale a dire circa 300 lupi. Ma dubito che potremo mai raggiungere queste dimensioni, considerato il nostro tipo di agricoltura”, afferma Manz.

Un’opinione condivisa da Daniel Mettler, di Agridea. “Se guardiamo solo al fattore spazio abbiamo posto, ma se si considera la capacità di carico sociale, ci si accorge che entrano in gioco altri fattori limitanti. A un certo punto ci sarà una massa critica”.

Nel frattempo tra i contadini si sente la tensione. “Siamo tenuti a bloccare l’imboschimento dei pascoli e siamo anche incoraggiati a portare gli animali sulle alpi per l’estate. Ma non ha senso che dobbiamo spianare il terreno in modo che il lupo possa penetrarvi e attaccare”, si lamenta Seliner.

La recente scoperta di un lupo ucciso da un treno Schlieren, alle porte di Zurigo, ha fatto sensazione e ha fatto nascere il dubbio che i lupi abbiano iniziato a cacciare nelle aree urbane. Ma gli esperti dicono che il giovane lupo era probabilmente solo di passaggio e stesse cercando di raggiungere zone più remote dove le prede sono abbondanti.

Il rischio di attacchi del lupo rimane ancora in montagna, secondo Mettler. “In estate i lupi seguono gli animali selvatici verso le alte quote poi si imbattono le pecore. Diversamente dalla lince, il lupo ama cacciare in spazi aperti. Ai lupi piace inseguire e catturare, un tipo di caccia che è più adatto a spazi aperti”.

Affollamento

La maggior parte della popolazione svizzera vive in pianura, ma le regioni montagnose, che costituiscono il 60% del territorio del paese, sono una meta prediletta per lo svago e il turismo, oltre ad essere il regno di comunità agricole.

Il lupo non è del resto l’unico predatore di ritorno. Un orso giunto tre anni fa nei Grigioni dall’Italia, M13, è stato abbattuto nel febbraio 2013, dopo che era diventato impossibile tenerlo lontano dagli insediamenti umani.

In una conferenza stampa a seguito dell’uccisione dell’orso, le autorità grigionesi e il ministero dell’ambiente hanno avvertito che ci si deve aspettare l’arrivo di altri orsi provenienti, come M13, dal Trentino, dove attualmente ve n’è una quarantina.

Previsioni che nel frattempo hanno avuto una conferma: quest’anno in maggio nella Münstertal è stato visto un plantigrado. Si tratta di M25, un orso proveniente dal Trentino, dove gli è stato applicato un emettitore.

Lupi e orsi appaiono dunque destinati a continuare a fare notizia in Svizzera nel prossimo futuro. Secondo Mettler, i timori che destano hanno molto a che fare con il passato e con il subconscio, soprattutto nelle aree rurali. “La psicologia popolare sottostà alle emozioni”, commenta.

Strategia lupo

Il primo piano di gestione del lupo è stato adottato nel 2004 e da allora è stato modificato una volta.

Esso prevede misure per proteggere le greggi e criteri di autorizzazione per uccidere i lupi. Assegna inoltre le competenze nel monitoraggio dell’evoluzione dei predatori e un sostegno nelle misure di protezione, come anche risarcimenti per allevatori.

Affinché un cantone possa autorizzare l’abbattimento di un lupo, il predatore deve aver ucciso almeno 35 ovini sull’arco di quattro mesi o almeno 25 in un mese.

L’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) intende allentare le condizioni per rilasciare l’autorizzazione di abbattimento. Il progetto di revisione della “Strategia Lupo Svizzera” – come anche quella per la lince – è attualmente in fase di consultazione. Se le modifiche saranno approvate, in futuro i Cantoni potranno rilasciare un’autorizzazione per ogni lupo che abbia attaccato almeno tre volte e sbranato almeno dieci pecore che erano state preventivamente protette con misure adeguate.

Modifiche in tal senso sono chieste anche tramite mozioni parlamentari attualmente ancora pendenti.

Organizzazioni di tutela della natura sono preoccupate da questi progetti. Sostengono che la convivenza con i predatori in Svizzera è possibile.


(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)

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