Il ritorno del morbillo in Svizzera preoccupa
Quando l'epidemia che aveva colpito la Svizzera negli ultimi due anni sembrava debellata, sono apparsi nuovi focolai di morbillo. L'aumento dei casi registrato dall'inizio di gennaio ha rilanciato il dibattito sull'obbligo del vaccino.
Il numero dei casi è in ascesa in Svizzera, segnala l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). Dall’inizio di gennaio alla metà di febbraio sono stati censiti più di 90 casi.
Certamente si è ancora molto lontani dal picco di 572 casi segnato nel marzo 2008. La recrudescenza desta però molta preoccupazione, conferma Daniel Koch, capo della divisione Malattie trasmissibili presso l’UFSP. Essa fa temere un ritorno dell’epidemia iniziata nel novembre 2006 e dichiarata terminata nel settembre 2008.
Medicina antroposofica
Questo virus molto contagioso sembra aver trovato un terreno fertile nelle scuole. Più particolarmente in quelle in cui c’è un numero elevato di bambini non vaccinati.
Lo si era già riscontrato nel 2006 a Lucerna, che figura anche quest’anno tra i cantoni più colpiti. Lo stesso si sta avverando nel canton Vaud, dove sono stati infettati una sessantina di ragazzi a partire da un focolaio localizzato in una scuola Steiner.
Spesso adepti della medicina antroposofica, i genitori che mandano i figli in questi istituti scolastici privati in genere sono ostili ai vaccini. Costoro considerano che questo genere di malattie sia parte integrante dello sviluppo infantile e che la vaccinazione possa avere conseguenze negative sulla salute.
Secondo il medico cantonale aggiunto vodese Eric Masserey, il tasso di vaccinazione fra i 340 allievi della scuola in questione si aggira sul 30%, contro una media del 93% per l’insieme degli adolescenti del cantone.
Verso la vaccinazione obbligatoria?
In Svizzera, come negli altri paesi europei, il vaccino contro il morbillo, introdotto negli anni 1970, è diventato una prassi generalizzata dagli anni 1980, ma non è obbligatorio.
Competenti in materia, i cantoni hanno emanato disposizioni in caso d’emergenza. Per esempio, i medici hanno l’obbligo di annunciare immediatamente i casi di morbillo alle autorità sanitarie cantonali. Non è escluso che presto vadano oltre.
Considerate le proporzioni del fenomeno nel cantone di Vaud, il direttore della sanità Pierre-Yves Maillard ha incaricato i competenti servizi vodesi di esaminare vantaggi e inconvenienti di una vaccinazione obbligatoria dei bambini al momento in cui entrano in un ambiente collettivo.
“Studiare una volta per tutte gli argomenti per e contro sarebbe una buona cosa. Anche se non si riuscisse a persuadere tutti i genitori reticenti, convincerne una parte potrebbe bastare a coprire la proporzione di copertura vaccinale che manca al cantone”, rileva Eric Masserey.
Nel frattempo, lunedì, la Conferenza svizzera dei direttori cantonali della sanità (CDS) si è pronunciata in favore di un impegno supplementare per sradicare la malattia. Si è pure detta disposta a introdurre l’obbligo di vaccinazione, se tali sforzi non bastassero.
Anche l’UFSP mette l’accento sull’importanza dei vaccini. Daniel Koch ricorda che nel 93% dei casi registrati negli ultimi anni si trattava di persone insufficientemente o non vaccinate. Ciò è stato anche il caso della 12enne francese deceduta in gennaio a Ginevra per complicazioni legate al morbillo.
“È ora di smetterla di dire che queste malattie sono assolutamente benigne da noi”, sottolinea Koch. Il medico rammenta che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) calcola che si potrebbe sradicare il morbillo nel 2010 se la copertura vaccinale raggiungesse la proporzione del 95% della popolazione.
Niente panacea
In Svizzera in media questo tasso è valutato all’86%. Ma non è omogeneo in tutta la Confederazione. In alcuni cantoni della Svizzera tedesca, soprattutto in quella centrale, si aggira fra il 70 e il 75%.
“La vaccinazione fa parte dei parenti poveri nelle misure di prevenzione applicate dai cantoni tedescofoni. Ciò è dovuto anche a motivi culturali. Gli svizzeri tedeschi sono generalmente più vicini e rispettosi della natura. Purtroppo ciò si traduce anche in una visione più naturalista dell’esistenza e dunque più ostilità verso i vaccini”, lamenta Eric Masserey.
Un’avversione che si è ora nuovamente manifestata. Il gruppo anti-vaccinazioni svizzero tedesco AEGIS ha già annunciato che si opporrà fermamente all’introduzione dell’obbligo.
Sia per il medico cantonale aggiunto vodese, sia per il dottor Koch, l’obbligo di vaccinare non rappresenta la panacea. Si tratta invece di “una misura che fa parte di una strategia globale che dobbiamo ridefinire. Un obbligo implica anche delle eccezioni. I genitori che non sono convinti faranno tutto il possibile per beneficiarne”, spiega Koch.
In tale prospettiva, a suo avviso, gli Stati Uniti rappresentano un esempio da non seguire. La vaccinazione è obbligatoria, ma è possibile derogare alla regola invocando principi medici, filosofici o religiosi. In Finlandia, invece, il morbillo è stato sradicato grazie alle raccomandazioni dello Stato, abbinate all’indispensabile collaborazione dei genitori.
swissinfo, Carole Wälti
(Traduzione dal francese di Sonia Fenazzi)
Il morbillo è una malattia infettiva molto contagiosa, causata da un virus, che si localizza in vari organi e tessuti. Il primo sintomo d’infezione generalmente è una forte febbre. Dopo qualche giorno, il corpo si copre di macchie rosse.
Le conseguenze più gravi sono cecità, encefaliti, diarree acute, infezioni alle orecchie e infezioni all’apparato respiratorio, come per esempio le polmoniti.
Il piano di vaccinazione dei bambini – finora non obbligatoria in Svizzera, ma raccomandata – prevede la prima dose del vaccino combinato MPR (anti morbillo-parotite-rosolia) a 12 mesi e la seconda dose fra i 15 e i 24 mesi. Vaccinazioni di recupero possono essere effettuate in qualsiasi momento fino ai 40 anni.
Il principale gruppo a rischio in Europa è composto dei bambini e dei giovani adulti non immuni (che non sono stati vaccinati o che non hanno ancora contratto la malattia).
L’Ufficio federale della sanità pubblica raccomanda la vaccinazione sistematica dei bambini piccoli e quella di richiamo per tutti i nati dopo il 1963 che non hanno mai contratto la malattia.
Il Gruppo medico di riflessione sui vaccini è invece contrario. Sostiene che “prima della vaccinazione in Svizzera, la mortalità del morbillo era praticamente nulla” e i problemi odierni sono proprio “una conseguenza della vaccinazione di massa”.
In Svizzera si è registrata un’epidemia di morbillo dal novembre 2006, con un picco nel marzo 2008 (572 casi) L’Ufficio federale della sanità pubblica ha censito 73 casi nel 2006, 1’098 nel 2007 e 2’195 nel 2008.
In totale, sull’arco dello stesso periodo, circa 500 casi hanno provocato complicazioni, fra cui 143 polmoniti e 8 encefaliti.
Negli anni in cui non ci sono epidemie, in Svizzera si registrano una cinquantina di casi di morbillo.
Nei paesi industrializzati la mortalità dovuta al morbillo si situa fra 1 e 3 persone ogni 10mila malati. Nei paesi in via di sviluppo raggiunge le 300-500 persone ogni 10mila malati.
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