Quando gli italiani non potevano sedersi ai primi tavoli
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Giornalista ticinese residente a Berna, mi occupo di temi scientifici e di società con reportage, articoli, interviste e analisi. Mi interessano le questioni climatiche, energetiche e ambientali, come pure tutto ciò che riguarda la migrazione, l'aiuto allo sviluppo e i diritti umani in generale.
L’immigrazione attuale dei musulmani in Svizzera ricorda per certi aspetti quella italiana nella seconda metà del secolo scorso, ritiene la storica Francesca Falk, che rammenta il timore di una ‘italianizzazione’ della Svizzera.
“Oggigiorno è soprattutto l’immigrazione musulmana a essere vista con sospetto”, rileva Francesca FalkCollegamento esterno, storica all’Università di Friburgo, ricordando gli eventi capitati durante i festeggiamenti del nuovo anno a Colonia nel 2015, quando decine di donne furono molestate e aggredite sessualmente da uomini di origine araba e nordafricana.
Autrice di un libro Collegamento esternosul legame tra immigrazione ed emancipazione femminile in Svizzera, la ricercatrice con origini italiane rammenta però che nel secondo Dopoguerra erano gli immigrati provenienti dalla vicina Penisola a suscitare forte diffidenza in Svizzera.
“Siccome le famiglie italiane avevano più figli di quelle svizzere, c’era chi temeva una ‘italianizzazione’ della Svizzera”, spiega Francesca Falk. Gli italiani erano anche percepiti come un pericolo poiché si diceva che avessero sempre con loro dei coltelli a serramanico. “Una reazione paradossale, in un paese in cui molti si vantano di possedere un coltellino svizzero”, osserva la storica.
Italiani, molestatori di donne svizzere
Altre abitudini ad aver suscitato la disapprovazione di una parte degli svizzeri sono stati gli abiti di colore nero indossati dalle vedove italiane e il fatto che alcune italiane portavano il velo in chiesa, rammenta Francesca Falk.
“Inoltre, i migranti italiani adoravano usare le stazioni ferroviarie come punti di incontro, ciò che è stato visto in modo critico. I maschi italiani venivano sospettati di molestare le donne svizzere”, racconta la ricercatrice.
Emblematico il caso di uno snack bar a Wil, nel canton San Gallo, dove nel 1983 il gerente vietò agli italiani di sedersi nella parte anteriore del locale, sostenendo che avrebbero spaventato le donne non accompagnate.
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Uno snack bar di Wil nel canton San Gallo ha vietato agli italiani di sedersi ai tavoli vicino all’entrata. (DRS Aktuell, 23 dicembre 1983)
Tra gli italiani del secolo scorso e i musulmani di oggi ci sono ovviamente anche delle differenze, puntualizza Francesca Falk. “Per esempio, l’immagine degli italiani non è stata ridotta alla religione. Oscillava tra cattolicismo e comunismo. Inoltre, gli italiani non sono mai stati collegati automaticamente alla questione del terrorismo, sebbene i comunisti italiani che lavoravano in Svizzera fossero visti come una potenziale minaccia alla sicurezza nazionale”.
Italiani in Svizzera
1970: 526’579
1980: 423’008
1990: 381’493
2000: 321’795
2010: 287’130
2018: 322’127
Alla fine del 2018, gli italiani erano la comunità straniera più importante in Svizzera, con una percentuale di quasi il 23%. Al secondo posto figuravano i cittadini tedeschi (307’866 persone) e al terzo i portoghesi (265’518).
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