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Il coronavirus rivela il fossato tra le regioni linguistiche svizzere

un poliziotto parla a tre ragazze in riva al lago.
Appellarsi alla responsabilità individuale basta oppure occorre un divieto tassativo imposto dall'alto affinché la gente rimanga in casa per non diffondere la Covid-19? La questione in Svizzera sembra dividere le regioni linguistiche. Keystone / Alexandra Wey

La risposta della Svizzera alla pandemia di coronavirus ha messo a nudo il "fossato" culturale e sociale tra le diverse regioni linguistiche della Confederazione.

“Un Röstigraben [fossato dei rösti, dal nome di una pietanza a base di patate, tipica della Svizzera tedesca, NdR.] è apparso tra i governi di lingua francese e italiana, determinati a bloccare tutto per rallentare la diffusione della malattia, e i cantoni di lingua tedesca più esitanti”, ha scritto il 17 marzo il quotidiano ginevrino Le TempsCollegamento esterno.

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Il presidente del governo del Canton Ticino, Christian Vitta, ha recentemente sottolineato queste differenze regionali. “La diffusione del coronavirus non è la stessa nei diversi cantoni. Ci sono regioni in cui il virus è più sviluppato, come il Ticino. È difficile avere un’unica soluzione per tutto il territorio svizzero. Occorre modulare queste misure “, ha dichiarato Vitta alla radio pubblica svizzera di lingua francese RTSCollegamento esterno il 24 marzo.

Come il resto della Svizzera, anche il Ticino ha chiuso negozi e servizi non essenziali. Un provvedimento ordinato dal governo federale. Ma il 22 marzo il cantone italofono della Svizzera meridionale si è spinto più in là degli altri cantoni ordinando anche la chiusura temporanea di fabbriche e linee di produzione.

Tenendo d’occhio la diffusione del virus nei Paesi vicini, la Confederazione ha dovuto procedere con molta cautela per prendere il controllo e imporre una chiusura parziale a livello nazionale, senza urtare i Cantoni, che abitualmente godono di grande autonomia nello Stato federalista elvetico.

Fiducia e misure più severe

In un recente sondaggio nazionale condotto per conto della Società svizzera di radiotelevisione (SSR, di cui fa parte anche swissinfo.ch) sono emerse diversità di opinioni tra le regioni linguistiche riguardo al livello delle minacce e alla risposta svizzera. Dall’inchiesta demoscopica è risultato che quasi la metà (49%) della popolazione svizzera ritiene che la Confederazione abbia reagito troppo lentamente alla diffusione del virus. Ma le critiche sono state più forti nella Svizzera italiana (68%) e francese (64%), rispetto alla Svizzera tedesca (42%).

Globalmente, il 59% dei francofoni afferma che le misure della Confederazione non sono abbastanza incisive, contro il 38% delle regioni germanofone e il 30% degli italofoni.

Divergenze tra le regioni linguistiche appaiono anche nella fiducia riposta nelle autorità elvetiche: circa il 70% dei partecipanti al sondaggio della Svizzera tedescofona ha dichiarato di avere fiducia, contro solo il 45% nella Svizzera italofona e francofona.

L’analista politico Michael Hermann, la cui agenzia Sotomo ha condotto l’indagine, ha dichiarato che i diversi livelli di urgenza in ogni regione spiegano in parte i diversi punti di vista.

Ma ha aggiunto: “Nella Svizzera francese, la maggioranza chiede, sull’esempio della Francia, restrizioni supplementari per uscire di casa. Anche gli aspetti culturali possono entrare in gioco, come il ruolo dello Stato o la fiducia nella responsabilità individuale, più marcata nella Svizzera tedesca che nella Svizzera francese”.

Hermann ha anche una teoria sulla diffusione geografica della malattia: nei Paesi mediterranei le persone sono più abituate al contatto fisico e meno alla distanza sociale rispetto ai paesi di lingua tedesca.

Responsabilità individuale

La Svizzera è un crogiolo di culture del nord e del sud dell’Europa, ricorda lo storico svizzero Olivier Meuwly. Nella cultura germanofona si presuppone che la responsabilità individuale porti alla responsabilità collettiva. Questa visione non fa parte della cultura meridionale, dove “l’ordine dovrebbe venire dall’alto”, ha detto recentemente a Le TempsCollegamento esterno.

Dal canto suo Olivier Moeschler, sociologo e ricercatore associato dell’università di Losanna, non è sorpreso dai risultati del sondaggio della SSR. Essi confermano le precedenti osservazioni sulle differenze culturali tra le regioni linguistiche svizzere, osserva.

“La Svizzera romanda si riferisce più alla Francia e al suo modello centralista, mentre le regioni svizzero-tedesche sono più vicine alla Germania federale. La Francia è costruita in gran parte su un modello dall’alto verso il basso, un’autorità forte vista come una necessità, una forza di strutturazione, che può essere temuta, ma nella quale la gente ripone anche grandi aspettative, mentre in Germania è più un modello dal basso verso l’alto”, afferma.

Anche il concetto di responsabilità individuale sembra variare a seconda della regione linguistica. Nella Svizzera francese e in quella italiana, degli scienziati, dei politici locali e una petizione online hanno chiesto alle autorità di imporre un blocco più rigoroso. Nella Svizzera tedesca, invece, i politici hanno chiesto soprattutto al pubblico di rispettare le nuove misure di confinamento.

Gli svizzeri tedeschi sono più autodisciplinati e più disposti a rispettare le nuove regole per quanto riguarda la permanenza all’interno delle mura domestiche e la distanza sociale, rispetto ai francofoni e agli italofoni? Difficile dirlo.

Comunque le raccomandazioni del governo in materia di misure per tutelare la salute pubblica ora sembrano essere seguite meglio in tutto il Paese. Un’inchiesta del tabloid BlickCollegamento esterno tra le polizie cantonali in tutta la Svizzera riferisce questa settimana che, mentre le pattuglie sono state intensificate, sono state inflitte poche multe e la gente sembra rimanere a casa. Le strade deserte sono la nuova norma in tutte le regioni della Confederazione.

Echi dalla stampa

Atteggiamenti culturali contrastanti nei confronti del coronavirus si riscontrano anche nella stampa svizzera. Mentre i media in lingua francese sembrano attualmente sostenere ampiamente la strategia del governo federale, alcune voci critiche si sono levate sulla “cacofonia” tra Confederazione e Cantoni, come pure sulla lentezza delle decisioni e sui limiti del federalismo.

Le richieste di un blocco più severo sembrano aver irritato alcuni giornali svizzeri tedeschi. “Il potere del presidente francese affascina tutti i politici francofoni in Svizzera”, ha scritto il giornale zurighese Tages-Anzeiger. L’altro quotidiano zurighese, la Neue-Zürcher Zeitung, ha definito le loro richieste sproporzionate e dannose.

Un editoriale del Tages-Anzeiger del 26 marzo sosteneva che nella Svizzera francese la gente sembra dare la colpa agli “ignoranti svizzeri tedeschi… gli oppressori delle minoranze linguistiche” della propria situazione.

Il giornale affermava che l’umore era cambiato dall’inizio di marzo, quando i francofoni avevano riso della valutazione di un medico di spicco secondo cui gli svizzeri tedeschi potevano essere maggiormente a rischio di contrarre la Covid-19 a causa dei molti suoni gutturali dei loro dialetti, che provocano una maggior diffusione di goccioline di saliva. L’editoriale concludeva con un tono più conciliante che il Paese “nel suo insieme deve ora mostrare solidarietà. Non c’è spazio per risentimenti”.

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(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)

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