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In Vietnam l’acqua si purifica col sole

Ragazza della minoranza etnica degli Hmong, nel nord del Vietnam. Helvetas

L'associazione di cooperazione allo sviluppo Helvetas è attiva da quasi un ventennio in Vietnam. Parte del suo lavoro è incentrata sull'acqua, un bene comune che le Nazioni Unite hanno recentemente inserito nei diritti fondamentali dell'uomo.

Daniel Valenghi, ticinese, è responsabile dei programmi di Helvetas in Vietnam dal 2006. In passato ha lavorato per l’organizzazione elvetica in Mali e Burkina Faso.

Di passaggio in Svizzera, Valenghi illustra l’impegno di Helvetas nel Paese asiatico e ci spiega come è possibile disporre di acqua potabile in modo economico e del tutto naturale.

swissinfo.ch: Il Vietnam è considerato una delle economie più vigorose del sudest asiatico. Quale impatto ha avuto la crisi economica?

Daniel Valenghi: La crisi ha toccato soprattutto le ditte, per lo più straniere, che operano nell’esportazione. Nelle zone urbanizzate molte persone hanno perso il lavoro e sono dovute tornare ai villaggi. Nelle zone rurali la situazione non è invece cambiata moltissimo.

Aspetto interessante: il settore edilizio non è stato toccato dalla crisi e la gente ha continuato a costruire. L’edilizia ha sofferto maggiormente nel 2008, quando il prezzo del petrolio è aumentato.

In Vietnam la crisi è comunque passata rapidamente, più in fretta che in Svizzera. Quest’anno il turismo sta ad esempio registrando una crescita del 30%.

swissinfo.ch: Quanto è presente, a quasi 40 anni di distanza, il ricordo della guerra?

D. V.: Il ricordo è ancora molto vivo nella memoria degli adulti e degli anziani. Dobbiamo però considerare che oggi la metà dei 90 milioni di vietnamiti ha meno di 20 anni e non ha quindi vissuto la guerra.

Ogni tanto si trovano ancora delle bombe inesplose. C’è una vasta zona al centro del paese, di 200-300’000 ettari, alla quale non si può accedere a causa dell’elevato numero di ordigni.

Inoltre ci sono le vittime dell’Agent Orange, l’erbicida utilizzato dall’esercito americano per rimuovere il fogliame degli alberi e mettere allo scoperto i vietcong. La diossina contenuta nel prodotto è rimasta nel terreno e ancora oggi diversi bambini nascono con malformazioni. I vietnamiti si sono costituiti parte civile negli Stati Uniti, ma la questione degli indennizzi non è ancora stata risolta.

swissinfo.ch: Veniamo ora ad Helvetas: in quali ambiti principali si concentra la vostra azione in Vietnam?

D. V.: Helvetas è attiva in Vietnam dal 1993 e abbiamo sempre lavorato nell’ambito dello sviluppo rurale, agricolo e forestale. Ci siamo focalizzati sulla formazione e sulla divulgazione di conoscenze agricole.

Il governo, soprattutto in un paese comunista, ha tendenza a dire ai contadini cosa devono fare, quali tecniche devono utilizzare,.. Nel contesto dei progetti di decentralizzazione e democratizzazione, Helvetas insiste invece sul fatto che i funzionari devono dapprima ascoltare i problemi dei contadini, e solo in seguito proporre soluzioni.

Oggi lavoriamo soprattutto nelle zone montane al nord, dove si concentrano i poveri. Collaboriamo molto con le autorità locali, aiutandole a sviluppare piani comunali in ambito agricolo, stradale o idrico. Lo scopo è di coinvolgere le comunità nei processi decisionali.

Nel delta del Mekong abbiamo recentemente lanciato un nuovo programma di cacao biologico, forti dell’esperienza che abbiamo raccolto in dieci anni con la coltivazione del cotone biologico in Africa.

swissinfo.ch: L’acqua è al centro dell’azione di Helvetas nel mondo. In Vietnam state ad esempio promuovendo un metodo semplice ed ecologico per purificare l’acqua. Di cosa si tratta?

D. V.: Il metodo Sodis, sviluppato dall’Istituto Eawag di ricerca sull’acqua di Zurigo, prevede di esporre le bottiglie d’acqua al sole per qualche ora. L’azione dei raggi ultravioletti e l’alta temperatura permettono di decontaminare l’acqua da virus e batteri. In Vietnam sono circa 20’000 le economie domestiche che adottano Sodis.

swissinfo.ch: Quali le potenzialità e i limiti di questo metodo?

D. V.: È un metodo applicabile ovunque. Basta avere una bottiglia trasparente, di plastica o di vetro. L’acqua però non deve essere torbida. Rispetto alla bollitura, che necessita di gas o legno, il Sodis è 3-4 volte più a buon mercato ed ecologico.

La difficoltà maggiore sta nel trovare le bottiglie. Nelle zone rurali nessuno vende bottiglie vuote e quelle piene costano troppo.

swissinfo.ch: L’esempio di Sodis mostra che basta veramente poco per garantire acqua pulita nelle zone più povere…

D. V.: Certo, anche se non è sufficiente mostrare come purificare l’acqua. C’è tutta la questione dell’igiene, come il lavaggio delle mani, un concetto ancora poco presente in Vietnam. Se l’acqua è pulita ma il bicchiere è sporco il rischio di contaminazione permane. È quindi necessario un cambio nelle abitudini.

swissinfo.ch: Dopo anni di discussioni, l’Assemblea generale dell’ONU ha stabilito a fine luglio che l’accesso all’acqua è un diritto umano. Si può parlare di una vittoria per tutte quelle associazioni, come Helvetas, che si battono per garantire l’approvvigionamento di acqua potabile per tutti?

D. V.: Senza dubbio. La dichiarazione dell’ONU è molto importante. È però necessario che i governi facciano tutto il possibile per garantire questo diritto. L’interrogativo di fondo rimane: chi paga per le infrastrutture idriche e chi le gestisce?

swissinfo.ch: Quali conseguenze avrà questa decisione?

D. V.: La mia speranza è che la decisione dell’ONU agisca sulla sensibilità dei donatori. Basandomi sulla mia esperienza credo che i governi del Sud, chiamati a garantire l’accesso all’acqua, chiederanno ancora più soldi.

È giusto investire in grandi progetti, ma non ovunque. Le infrastrutture vanno adeguate alla zona e alle esigenze della popolazione. Ho visto dei progetti monumentali, del governo o di donatori con molti soldi, che però dopo un paio di anni si sono fermati. A volte, i piccoli progetti sparsi sul territorio sono più efficaci.

Intervista di Luigi Jorio, swissinfo.ch

Stando alle stime di Helvetas sono circa 900 milioni le persone a non avere accesso all’acqua potabile.

Le conseguenze sono drammatiche: ogni giorno 4000 bambini muoiono di diarrea per aver bevuto dell’acqua insalubre.

Attraverso una campagna lanciata nel marzo 2010, l’associazione svizzera di aiuto allo sviluppo intende agire per fornire l’accesso all’acqua potabile a un milione di persone entro il 2013.

Capitale: Hanoi

Popolazione: 86 milioni

Superficie: 330’000 km2

Crescita del Pil: 5,3%

Tasso di disoccupazione: 6,5%

Importazioni dalla Svizzera: 559 milioni di franchi (veicoli, aerei, macchine, prodotti farmaceutici e chimici)

Esportazioni verso la Svizzera: 2,1 miliardi di franchi (metalli preziosi, bigiotteria, prodotti agricoli)

Svizzeri residenti in Vietnam: 450

Vietnamiti in Svizzera: 4’000

(fonte: Segreteria di Stato dell’economia, dati del 2009)

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