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Un veliero gigante per recuperare la plastica negli oceani

prototipo del nuovo veliero
SeaCleaners

Il navigatore franco-svizzero Yvan Bourgnon ha concepito un quadrimarano gigante per ripulire gli oceani dai rifiuti di plastica. L'imbarcazione solare Manta è presentata questa settimana a Ginevra in prima mondiale.

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Ogni anno, circa 9 milioni di tonnellate di materie plastiche sono riversate negli oceani. Da sola, l’isola di plastica del Pacifico del Nord (Great Pacific Garbage Patch), anche soprannominata il “7° continente”, si estenderebbe ormai su una superficie di oltre 1,6 milioni di chilometri quadrati.

Di fronte a quello che definisce un disastro ecologico, economico e sanitario e all’urgenza mondiale di preservare il ‘grande blu’, il celebre navigatore franco-svizzero Yvan Bourgnon ha concepito un quadrimarano gigante capace di raccogliere fino a 600 metri cubi di rifiuti.

Vera e propria fabbrica di trattamento galleggiante, l’imbarcazione solare è in grado di selezionare e compattare i grandi rifiuti di plastica per poi portarli sulla terraferma per il riciclaggio. Il progetto è presentato per la prima volta in occasione del Salone internazionale delle invenzioni di GinevraCollegamento esterno (11-15 aprile).

In acqua nel 2022

“Durante un giro del mondo con la famiglia (…), quando ero bambino, non vidi alcun pezzo di plastica in mare. Trent’anni dopo ho fatto fatica a navigare nei rifiuti di plastica dell’oceano Indiano”, ha raccontato Bourgnon alla Radiotelevisione svizzera pubblica di lingua francese RTS.

“Avremmo dovuto suonare l’allarme già 30 anni fa”, ha sottolineato lo skipper franco-svizzero, che metterà in mare il suo primo quadrimarano – il Manta – nel 2022. “La nostra speranza è che seguiranno altre cento barche per poter iniziare a estirpare parte del problema”, ha aggiunto.

Yvan Bourgnon
Yvan Bourgnon è nato nel 1971 a La Chaux-de-Fonds, nel canton Neuchâtel. Keystone

Il costo di ogni imbarcazione è stimato a 30 milioni di euro. Il finanziamento del Manta è assicurato da donatori privati e patrocinatori. Tuttavia, per finanziare il maggior numero di esemplari possibile, “gli Stati, le collettività e le popolazioni” dovranno mettere mano al borsellino, ha detto Bourgnon.

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Barriera galleggiante

Quella di Yvan Bourgnon non è affatto l’unica iniziativa lanciata negli ultimi anni per lottare contro la plastica negli oceani. I media hanno dato ampio spazio ai sistemi di barriere galleggianti sviluppati dalla fondazione The Ocean CleanupCollegamento esterno, il cui obiettivo è di recuperare sacchetti, bottiglie, imballaggi e reti da pesca abbandonate.

Il suo fondatore, Boyan Slat, è persino diventato una vera e propria star della lotta in favore dell’ambiente. E malgrado dei primi test dai risultati non brillanti nel Mare del Nord, l’olandese non ha rinunciato alla sua ambizione di ripulire il Pacifico del Nord dalla sua gigantesca chiazza di immondizia.

Anche altri dispositivi di ripulitura più piccoli sono in fase di prova. È il caso ad esempio di SeaVaxCollegamento esterno, una specie di aspirapolvere dei mari di fabbricazione britannica che funziona con l’energia solare. Oppure ci sono i droni a vela ProteiCollegamento esterno, concepiti per lottare contro le maree nere, ma che potrebbero anche individuare e ripescare dei rifiuti galleggianti.

ripescaggio di un ammasso di vecchie reti da pesca
Keystone

Basta con l’usa e getta

Secondo la fondazione svizzera Race for WaterCollegamento esterno, che ha concluso nel 2016 una spedizione di ricerca attorno al globo sull’inquinamento da plastica degli oceani, è però irrealistico immaginare una ripulitura su vasta scala. Gran parte della plastica si trova infatti sotto la superficie dell’acqua, spesso a profondità abissali dove è molto difficile e costoso far scendere delle macchine.

D’altronde, al momento non esiste alcuna soluzione miracolo per recuperare le microplastiche, elementi infinitamente più piccoli e nefasti per la salute che sono ingeriti dai pesci ed entrano così nella catena alimentare.

Agli occhi dei difensori dell’ambiente, per bloccare l’aumento esponenziale di questo magma di plastica c’è un’unica soluzione: cambiare radicalmente lo stile di vita e di consumo attuale e rinunciare all’usa e getta.

Inventori svizzeri a Ginevra

La 46° edizione del Salone delle invenzioni di Ginevra (dall’11 al 15 aprile 2018) accoglie più di mille invenzioni di 800 espositori provenienti da 40 Paesi. Oltre al modello dell’imbarcazione solare di Yvan Bourgnon, presentata fuori concorso, i visitatori possono in particolare scoprire due recenti invenzioni del Politecnico federale di Losanna (EPFL): ROVéoCollegamento esterno, un robot terrestre molto agile su ogni tipo di terreno, e DronisticsCollegamento esterno, un sistema di consegna di pacchetti tramite drone. Tra gli altri inventori svizzeri si possono poi citare Samuel Njiki e i suoi parastinchi connessi, la società Turbosaam e le sue turbine eoliche, e John St. Mary, ideatore della Solva Therapy e inventore di Solvaseat, una sedia a sostegno del bacino.

Traduzione dal francese di Luigi Jorio

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