«L’Europa deve agire» dopo l’ennesimo dramma dei profughi
La strategia europea per cercare di dissuadere i migranti ad attraversare il Mediterraneo si è rivelata un fiasco, constata lunedì la stampa svizzera dopo gli ultimi naufragi costati la vista a centinaia di persone. L’Europa deve smetterla di fare «calcoli cinici». Di soluzioni in vista, però, ve ne sono poche.
«Mai più, promettevano i politici europei davanti alle bare di quasi 400 profughi. Accadeva un anno e mezzo fa, dopo la più grande tragedia mai accaduta vicino all’isola italiana di Lampedusa. Mai più è la frase che riecheggia oggi, quando il bilancio della recente tragedia davanti alle coste libiche è ormai chiaro. È il momento dell’indignazione e delle accuse. Tuttavia non basta accusare ed indignarsi», scrivono lunedì Tages-Anzeiger e Bund.
Più di mille morti in meno di una settimana. Tra 700 e 900 vittime solo nella notte tra sabato e domenica, quando un barcone si è rovesciato nella acque del canale di Sicilia, dopo aver imbarcato i migranti sulle coste della Libia. La strage più grave dal dopoguerra verificatasi nel Mediterraneo.
La scelta dell’Unione Europea di porre fine all’operazione italiana «Mare Nostrum», giudicata troppo costosa e soprattutto considerata controproducente poiché avrebbe attirato molti più migranti, è stata un fallimento. Da quando è stata avviata l’operazione «Triton», il cui scopo principale è il controllo delle frontiere e non il soccorso, gli sbarchi non sono diminuiti. Anzi.
L’Europa «deve tornare a una politica di soccorso»
«Dal 12 aprile, i guardiacoste italiani hanno salvato circa 10’000 persone, una media di 1’000 al giorno. L’anno scorso, si stima che 219’000 migranti abbiano attraversato il Mediterraneo, ossia 600 al giorno», constata Le Matin.
Per 24 heures e la Tribune de Genève, voler lottare contro l’immigrazione clandestina è «legittimo». Tuttavia, «mantenere il piano attuale battezzato ‘Triton», significherebbe accettare che simili tragedie si ripetano senza fine».
L’Europa – proseguono i due quotidiani – deve «ritornare a una politica di soccorso, e non solo di sorveglianza, di questo mare dove si gettano migliaia di individui […]. Deve abbandonare il terreno delle parole per passare all’azione e adottare un piano concertato con tutti i suoi alleati, tra cui la Svizzera. Bisogna organizzare la presa a carico logistica e finanziaria di una realtà alla quale non si potrà sfuggire».
La Berner Zeitung sottolinea dal canto suo che «salvare vite umane primeggia su qualsiasi altra considerazione», siano esse legate alla crescita di movimenti anti-immigrati come Pegida in Germania, l’Ukip in Gran Bretagna o il Front National in Francia, o alla volontà legittima di lottare contro le reti di passatori.
La sostituzione di «Mare Nostrum» con «Triton» per «risparmiare soldi e scoraggiare ha avuto conseguenze spaventose: non vi sono meno profughi. Ve se sono solo meno che sopravvivono», scrive dal canto suo il Blick.
Altri sviluppi
Addio Mare Nostrum
«Abbiamo la scelta: soccorrere esseri umani o lasciarli affogare. Un’Unione Europea solidale e una Svizzera umanitaria sanno quale deve essere questa scelta. Devono farlo adesso. Agire ora», conclude il giornale zurighese.
La Basler Zeitung, giornale vicino all’Unione democratica di centro, sottolinea invece che le radici del problema – e quindi della soluzione – vanno ricercate nel malgoverno degli Stati africani e del Medio Oriente. «Per evitare un’ulteriore escalation, bisogna cambiare lo stato delle cose sul posto. Ad esempio sarebbe importante frenare l’esplosione demografica in Africa».
Sì, ma…
Un’analisi che il portavoce dell’Alto commissariato dell’ONU per i rifugiati (UNHCR) Adrian Edwards, intervistato da Le Temps, indirettamente condivide: «A livello globale gli Stati devono lottare contro l’instabilità politica e contribuire alla pace in Medio Oriente. Nel frattempo, però, bisogna assolutamente salvare la vita di coloro che tentano la traversata del Mediterraneo. Si devono dispiegare mezzi supplementari per il soccorso in mare poiché, come lo si può constatare, quelli di cui dispone l’operazione ‘Triton’ non sono all’altezza della situazione. Ristabilire ‘Mare Nostrum’ non basterà. Malgrado i suoi mezzi, questo programma, in vigore fino all’autunno scorso, non ha permesso di evitare migliaia di annegamenti. Bisogna sviluppare un’alternativa sicura e legale per permettere ai rifugiati di recarsi in Europa senza rischiare la loro vita».
Un’alternativa invocata anche dall’Aargauer Zeitung: «Bisogna sviluppare una nuova politica d’asilo, che a medio termine eviti che degli esseri umani cerchino di raggiungere l’Europa a bordo di barconi sovraccarichi e allo sfascio».
Fin qui, però, gli Stati membri degli accordi di Schengen e di Dublino, tra cui la Svizzera, non hanno fatto altro che parlare. Una soluzione potrebbe essere un progetto pilota su cui si sta discutendo. «I rifugiati, che oggi arrivano in Europa transitando dalla Grecia o dall’Italia, dovrebbero essere presi a carico dai diversi Stati dell’UE secondo una chiave di ripartizione – continua l’Aargauer Zeitung. L’UE potrebbe allestire dei campi profughi gestiti dall’UNHCR nei paesi arabi. Lì queste persone potrebbero presentare una domanda d’asilo e poi – se accettata – viaggiare legalmente in Europa. Il problema è che questo progetto pilota è previsto solo su base volontaria».
Per evitare queste tragedie si ripetano, la sola soluzione sarebbe di creare un «ponte aereo», scrivono Tages-Anzeiger e Bund. Un’opzione «completamente irrealistica». Anche l’appello all’introduzione di possibilità di migrare legalmente rischiano di essere poco più di una «goccia nel mare». «Anche se un paio di migliaia di siriani o tunisini potessero venire in Europa con un visto umanitario o di lavoro, ve ne sarebbero molti altri che continuerebbero a cercare di attraversare il Mediterraneo. Tutte le opzioni realistiche possono solo limitarsi ad arginare la miseria. È la risposta più onesta che si possa dare alle accuse e all’indignazione dopo il dramma dei profughi».
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