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La California di John Sutter, un personaggio controverso

Foto di uomo baffuto
Dagherrotipo di John Sutter nel 1850. RSI

Nel XIX secolo, la California si rivelò una meta privilegiata per molti svizzeri. Per quanto riguarda la lucrosa corsa all'oro, il nome del pioniere svizzero germanofono John Sutter, che diede il suo nome all'attuale Contea di Sutter, in California, passa alla storia. Ma la sua figura è oggi controversa.

Sutter lo schiavista

Per quanto attiene ancora a John Sutter, quando fondò la colonia Nueva Helvetia, egli credeva di trarre il proprio reddito dalla coltivazione di grano, dall’allevamento, dalla produzione di acquavite e dall’artigianato. Obiettivi notevoli che però furono presto confrontati con i debiti dovuti ai prestiti concessi dai ricchi ranchero che dovevano essere ripagati, in più Sutter necessitava della manodopera sufficiente per la gestione della colonia; per farlo partecipò alla riduzione in schiavitù dei popoli nativi della regione, nonché alla tratta di esseri umani.

Creò dunque una milizia di circa 200 uomini composta principalmente da soldati indigeni e prelevò abitanti dei villaggi vicini. Ai suoi creditori destinò invece soprattutto le donne e i bambini, mentre le restanti donne e gli uomini rapiti furono sottomessi a un complesso sistema di sfruttamento che andava da rapporti contrattuali fino ai lavori forzati; perdipiù, stando agli appunti del suo supervisore Heinrich Lienhard, Sutter abusò anche sessualmente delle donne indigene a lui sottoposte. Tutte violenze che rimasero tristemente impunite, nonostante la brutalità della sottomissione della popolazione nativa violasse una clausola del contratto di concessione delle terre del 1840, che prescriveva il trattamento rispettoso degli abitanti.

Tra il 1846 e il 1848, durante la guerra che vedeva opporsi Stati Uniti e Messico, il corpo di spedizione americano di John Fremont prese possesso del forte e obbligò Sutter a cooperare; fu nominato tenente dei volontari, incaricato dagli Stati Uniti di garantire l’ordine nelle sue terre. In effetti la California già nel 1847 era in buona parte controllata dagli Americani, cosicché regnava una grande instabilità istituzionale. Inoltre, nel 1848 alcuni collaboratori di Sutter scoprirono appunto pepite d’oro sulle sue terre, e questi ritrovamenti diedero il via alla celebre corsa all’oro provocando l’arrivo in massa di cercatori provenienti da tutti gli Stati Uniti, che occuparono molte delle proprietà di Sutter, in quel momento fortemente indebitato. Il valore delle terre residue della sua colonia aumentò dunque di conseguenza e, nell’ottobre 1848, Sutter decise di trasferire Nueva Helvetia a suo figlio: John A. SutterCollegamento esterno, il quale in prossimità del forte progettò la città di Sacramento, parcellizzò il terreno e con il ricavato estinse i debiti del padre.

John Sutter padre, nel frattempo, si dedicò all’agricoltura e in particolare alla viticoltura nella sua azienda di Hock Farm, situata a una sessantina di chilometri più a nord, lungo le rive del Feather River: insediamento agricolo su larga scala composto da grano, bestiame, frutteti e vigneti, che poi appunto fu presto chiamata Sutter County. Tuttavia, Sutter negli anni perse la maggior parte del suo patrimonio a favore di partner in affari fraudolenti e l’anarchia imperante rese inutili i suoi sforzi per riavere la colonia. La realizzazione di uno Stato di diritto, specialmente dopo l’adesione della California agli Stati Uniti nel 1850, lo coinvolse in una lotta per la difesa della sua terra durata fino alla sua morte.

Parallelamente ricoprì diverse cariche, tra cui quella di delegato alla Costituente californiana, tentò poi invano l’elezione a governatore (1849) e divenne maggiore generale della milizia californiana (1853). Dopo la distruzione della sua tenuta a causa di un incendio doloso nel 1865, si trasferì a Washington D.C., sperando sempre in un risarcimento da parte delle autorità dello Stato federale, ottenne dalla California una pensione tra il 1865 e il 1875.  Nel 1871 si stabilì infine a Lititz in Pennsylvania, dove venne sepolto dopo la morte avvenuta nel 1880.

Lapide
Lapide del generale Sutter nel cimitero di Moravian, Lotitz (Pennsylvania) RSI

Un mito decaduto

La figura del generale Sutter, quando questi era ancora in vita ma anche in tempi più o meno recenti, ispirò racconti d’avventura dai contenuti in parte fantasiosi, tramandati in Svizzera senza spirito critico. Circolavano soprattutto idee del tutto esagerate sulla sua ricchezza. Fu per primo Martin Birmann, tutore della moglie di Sutter, a gettare le basi del suo mito con l’opera General Johann August Suter, edita nel 1868. Ma non fu il solo: nel 1925 infatti, seguì il romanzo L’Or. La Merveilleuse Histoire du Général Johann August Suter di Blaise Cendrars, che per la prima volta elevò il personaggio a eroe; poi Stefan Zweig, Cäsar von Arx, Traugott Meyer, Helen Liebendörfer (ancora nel 2016) e altri autori, scrissero adattamenti letterari, di cui uno cinematografico nel 1936 ad opera di Luis Trenker. Nella mostra Swiss in American Life, organizzata dai consolati svizzeri e cofinanziata da Pro Helvetia, che tra il 1977 e il 1983 fece tappa in diverse località degli Stati Uniti, Sutter fu rappresentato come “grande figura della storia svizzera”; infine,  durante i lavori preparatori del gemellaggio tra Liestal e Sacramento nel 1989, il governo di Basilea Campagna sostenne la realizzazione di un monumento dedicato alla sua figura a Sacramento, con mezzi provenienti dal fondo della lotteria cantonale.

A partire dagli anni 1980 nuove ricerche compiute negli Stati Uniti hanno indagato aspetti della vita di Sutter fino ad allora celati dalla narrazione attorno al personaggio. Spostando l’accento sulla prospettiva indigena, dando visibilità alle vittime della conquista dell’ovest americano. In questo contesto Andrés Reséndez ha coniato il concetto di «altra schiavitù» (the other slavery), riferito all’assoggettamento dei popoli nativi delle Americhe. Anche l’immagine del generale Sutter è stata oscurata dalla brutalità del reale personaggio storico; secondo Benjamin Madley le pratiche disumane del sistema dei lavori forzati introdotto dai ranchero e da Sutter favorirono la violenza degli angloamericani nei confronti dei popoli indigeni, creando le premesse per i genocidi regionali avvenuti in California dopo l’inizio della corsa all’oro nel 1848.
Nel contesto del movimento Black Lives Matter del 2020, in Svizzera e negli Stati Uniti l’immagine unidimensionale di John Sutter fissata nella memoria collettiva è stata poi rimessa in questione. A Rünenberg, suo comune d’origine elvetico, alcuni manifestanti hanno coperto il suo monumento con un drappo insanguinato mentre a Sacramento la sua statua, davanti al Sutter Medical Center nel centro di Sacramento, è stata smantellata. Una figura dunque molto divisiva, ma che probabilmente si giustifica nel contesto e nel periodo storico in cui visse: fu infatti un uomo pienamente ottocentesco, appartenente ad una società come quella del XIX secolo che fu segnata da grandi conflitti sociali, colonialismi e ingiustizie di varia natura.

Targa commemorativa
Targa commemorativa di John Sutter, conservata al Sutter’s Fort. RSI


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