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La “diocesi ferroviaria” di Zurigo

Roman Angst (a sinistra) e Toni Zimmermann, consiglieri spirituali alla stazione di Zurigo swissinfo.ch

Tra i molti servizi della stazione di Zurigo trova posto da dieci anni anche una piccola chiesa interconfessionale, dove è possibile fermarsi per riflettere, pregare oppure discutere con un consigliere spirituale. Un'offerta che si è rivelata molto apprezzata.

Oltre 1,5 milioni di visitatori, più di 20’000 colloqui e di 300’000 candele accese dal 2001 al 2011. Osservando queste cifre, si può ben dire che la Bahnhofkirche è assai frequentata.

Lo è probabilmente molto di più di tante chiese maggiormente conosciute e capienti: stando a uno studio pubblicato il 29 marzo 2011, le persone senza confessione in Svizzera sono infatti in continuo aumento e costituiscono ormai il 25% della popolazione.

A Zurigo durante tutta la settimana le porte della cappella sono aperte; una ventina di persone – quattro consiglieri spirituali e numerosi volontari – si danno il cambio per accogliere chi cerca conforto o semplicemente qualche momento di tranquillità.

Quando arriviamo, una ragazza sta effettuando le preghiere rituali islamiche. Nell’ufficio accanto alla cappella incontriamo il pastore protestante Roman Angst, uno dei consiglieri spirituali di questa “diocesi ferroviaria”.

«Perché mettere una chiesa proprio alla stazione? La risposta è semplice: perché qui ci sono le persone. Oggigiorno viviamo in una società estremamente mobile, e spesso il momento in cui la gente ha tempo per dedicarsi alla spiritualità è proprio durante il viaggio. Senza dimenticare che parecchi preferiscono recarsi in chiesa o discutere con un sacerdote lontani dal controllo sociale del luogo di residenza», spiega.

Spiritualità oltre la Chiesa

Il successo della Bahnhofkirche – 1’365 colloqui personali solo nel 2010 – è sorprendente, soprattutto in un periodo in cui la popolazione pare allontanarsi sempre di più dalle Chiese tradizionali.

A questo proposito, Roman Angst osserva: «Ritengo fondamentale avvicinarsi alle persone, andare loro incontro. La metà di quanti vengono qui a discutere non ha alcun legame con le istituzioni ecclesiastiche, ma sa comunque che può ricevere qualcosa dalla religione».

«Per esempio – continua – alcuni mi dicono subito all’inizio della discussione che non fanno più parte della Chiesa. A quel punto chiedo loro per quale motivo hanno scelto di parlare proprio con un religioso, e molto spesso mi viene risposto che avvertono comunque la necessità di affrontare temi legati alla spiritualità».

Il consigliere spirituale aggiunge: «Senza fare del proselitismo, forniamo poi informazioni supplementari a chi desidera approfondire: spesso le persone rimangono per esempio stupite nell’apprendere quante attività vengono organizzate dalla parrocchia nel loro comune».

Diversi ma uguali

Ma concretamente, di cosa vogliono discutere i “clienti” della Bahnhofkirche? «I temi affrontati sono molteplici: si va dal lavoro, alla vita di coppia, alla sessualità. Insomma, domande di tutti i tipi. Con una costante, però: le persone sanno che l’interlocutore rappresenta i valori cristiani», sottolinea Toni Zimmermann, anche lui consigliere spirituale.

Roman Angst racconta un esempio: «Tempo fa una persona mi ha spiegato di avere problemi professionali, legati al fatto che i valori da lui ritenuti importanti – ovvero la centralità dell’uomo, la speranza, i rapporti interpersonali – non erano presenti sul posto di lavoro, dove egli era considerato unicamente un numero».

Secondo Toni Zimmermann, di fronte a queste tematiche «occorre ascoltare bene, evitare le prediche e parlare alla persona in modo chiaro, semplice. L’interlocutore ci fornisce molte informazioni personali, poi spetta a noi trovare il linguaggio giusto per entrare in sintonia. A volte nella risposta c’è un riferimento diretto alla religione, a volte indiretto, oppure non c’è del tutto. Ciò che conta davvero è fare sentire la reale vicinanza ai problemi della gente. Ed è questo che tutte le Chiese dovrebbero garantire».

«In questi anni di attività abbiamo potuto constatare che i temi legati alla vita e ai valori sono veramente gli stessi per tutti, indipendentemente dalla religione e dal fatto di averne una o meno. Certo, esistono delle differenze culturali, ma queste rimangono a un livello più superficiale. Basta saperle superare», aggiunge.

Riconoscere i limiti

Per svolgere al meglio il loro lavoro, Roman Angst (classe 1953) e Toni Zimmermann (classe 1946) possono contare sull’esperienza di vita – entrambi hanno una famiglia – e su competenze specifiche. Il primo, dopo vent’anni di attività pastorale, si è specializzato nella terapia famigliare e di coppia, il secondo nella formazione per adulti, oltre ad avere operato come consigliere spirituale in un carcere.

«Qui non pratichiamo una terapia, ma alcune conoscenze di psicologia sono certamente utili. In particolare perché è importante individuare il più rapidamente possibile il nocciolo del problema, per poter dare alla persona un aiuto concreto ed efficace. Anche poiché la maggior parte di chi ci consulta viene qui una volta sola», fa presente Angst.

In ogni caso, rileva, «è necessario riconoscere i nostri limiti: talvolta le persone che incontriamo necessitano di un trattamento più lungo e specifico per superare i loro problemi. In quel caso dobbiamo indirizzarli altrove».

Lavorare alla Bahnhofkirche è impegnativo, ma molto arricchente: «Nessun colloquio è mai uguale, da ognuno imparo qualcosa. Anche se non posso sapere come si evolverà realmente la situazione, per me è fondamentale che la persona bisognosa esca da qui sapendo quale sarà il suo prossimo passo», conclude Zimmermann.

Stando alle conclusioni dello

studio del Fondo nazionale

“Collettività religiose, stato e società”, presentate il 29 marzo, una grande maggioranza della popolazione svizzera ha un

rapporto distaccato

con la religione e la spiritualità, pur non dichiarandosi atea.

Nel contempo però, tale maggioranza ritiene che le due Chiese nazionali – quella cattolica e quella protestante – svolgono un ruolo importante per le persone socialmente sfavorite.

Secondo l’inchiesta, coloro che si definiscono cristiani sono in continua diminuzione negli ultimi anni: i cattolici sono il 31%, i protestanti il 32%, mentre il 12% professa una religione non cristiana.

Il cambiamento di maggior rilievo riguarda le persone senza confessione, ormai il 25%. Questa categoria contempla comunque persone credenti o che praticano una spiritualità alternativa.

Nel 2010 i consiglieri spirituali della Bahnhofkirche hanno svolto colloqui con 1’365 persone (40% uomini). Tra i principali argomenti trattati figurano segnatamente:

Tematiche relative alla religione e alla fede (209 colloqui)

Tematiche sociali ed esistenziali in generale (164)

Problemi finanziari (149)

Crisi personali (148)

Problemi professionali (122)

Problemi famigliari e di coppia (121)

Problemi psichici (119)

In occasione dei festeggiamenti per i 10 anni della Bahnhofkirche, il prossimo 28 maggio sarà presentato un libro commemorativo di Roman Angst e Toni Zimmermann, corredato da un reportage fotografico.

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