Svizzera e Kosovo, una nuova fase
I rapporti tra Svizzera e Kosovo sono molto stretti non solo a livello istituzionale. La diaspora kosovara nella Confederazione può svolgere un ruolo di primo piano nello sviluppo del Paese balcanico. Reportage.
A fine aprile, abbiamo preso uno dei tanti voli che collegano settimanalmente Zurigo con Pristina, una tratta utilizzata quasi esclusivamente da persone con origini kosovare, e subito ci siamo trovati catapultati in uno spazio ibrido, dove albanese e dialetto svizzero giocano più o meno alla pari.
Adhurim*, cittadino svizzero-kosovaro che ha da poco passato la quarantina, è seduto di fianco a noi e non è difficile attaccare bottone. È in viaggio verso il Kosovo perché lì ha un fratello, ex studente a Zurigo, con cui ha iniziato a elaborare progetti imprenditoriali molto ambiziosi. Il fratello, a quanto sembra un vero e proprio talento della scienza, è voluto tornare in Kosovo perché è lì che sente di essere più utile con le sue competenze: in uno Stato giovane e con grandi problemi può sperimentare con maggiore libertà soluzioni innovative.
Adhurim, che ormai vive in pianta stabile a Zurigo, ha deciso invece di studiare economia in età avanzata per poter supportare il fratello attraverso l’elaborazione di piani d’impresa e la ricerca dei finanziamenti necessari.
La seconda diaspora
La Svizzera ospita la più grande diaspora di albanesi del Kosovo, dopo la Germania. Nella Confederazione vivono circa 112’000 kosovari. Tuttavia, il numero di persone che provengono dal più giovane Stato d’Europa è nettamente superiore. Secondo uno studio del 2015, quasi 250’000 persone hanno dichiarato l’albanese come lingua principale: la maggior parte proviene dal Kosovo.
Il 27 febbraio 2008 la Svizzera ha riconosciuto la nuova Repubblica del Kosovo e ha stabilito relazioni diplomatiche e consolari. Da allora la Svizzera e il Kosovo hanno concluso accordi bilaterali in vari settori.
La Svizzera è una super potenza
Questi due fratelli sono il simbolo di una nuova fase dei rapporti tra Svizzera e Kosovo e dell’importanza sempre maggiore che riveste la diaspora kosovara nell’ambito di questi stessi rapporti.
I numeri e i fatti parlano chiaro: 250’000 persone in Svizzera hanno dichiarato l’albanese come lingua principale e la maggior parte di queste proviene dal Kosovo. Le rimesse dei kosovari espatriati continuano ad aumentare: nel 2017 si sono attestate attorno ai 760 milioni di euro, più o meno 850 milioni di franchi, di cui più di un quinto provenienti dalla Svizzera.
Anche l’immagine della Svizzera, terzo investitore del paese, è in Kosovo assolutamente positiva. È lo stesso ambasciatore svizzero Jean-Hubert Lebet a confermarcelo, con una certa ironia, durante una nostra visita all’ambasciata: “Il Kosovo è l’unico paese al mondo in cui la Svizzera gioca un ruolo da superpotenza”. L’autorevolezza di cui gode la Svizzera ha permesso all’ambasciatore di esprimersi, in maniera inusuale per un diplomatico, con toni molto criticiCollegamento esterno rispetto alla corruzione e al nepotismo imperanti.
Come ci spiega Lebet: “Qui le persone sono molto riconoscenti nei confronti della Confederazione perché ha ospitato molti rifugiati durante la guerra, ha finanziato massicciamente la ricostruzione e sostiene attualmente progetti in ambito idrico, sanitario, economico e politico. In Svizzera, d’altro canto, la migrazione kosovara, dopo anni di pregiudizi, si è ora guadagnata in generale un certo rispetto. Da figlio di madre siciliana, mi sento di poter dire che alla migrazione kosovara è toccata la stessa sorte di quella italiana”.
Attivismo e diaspora
La diaspora kosovara può diventare un fattore di sostegno dei cambiamenti sociali in corso nel Kosovo. Alla vigilia del 1°maggio, in uno dei molti locali del centro di Pristina, vediamo due ragazze scambiarsi effusioni amorose. Il gestore del locale, un cittadino kosovaro che ha vissuto per anni a Berlino, ci dice con orgoglio: “Il mio bar è diventato un punto di ritrovo per le femministe e la comunità gay della città”.
Pristina, rispetto ai centri minori del paese, è un contesto più aperto, in cui le minoranze di genere si stanno battendo per ottenere visibilità, legittimazione e diritti all’interno della società. Il giorno dopo, nel corteo alternativo della festa del lavoro, conosciamo in effetti numerose attiviste tra cui Adelina Tërshani, femminista della Rete delle donne kosovare.
Adelina, oltre che attivista, è una poetessa slam molto apprezzata, che affronta nei suoi testi il tema della discriminazione di genere. Ha molti contatti con la diaspora kosovara e questo le permette di far circolare i suoi lavori a livello internazionale: “Molte persone mi scrivono da diverse parti d’Europa e un mio testo, intitolato ‘Logica patriarcale’, è diventato addirittura virale”. L’artista è, insieme all’attivista trans Lendi Mustafa, la protagonista di una serie web documentaristica, prodotta dalla televisione svizzera di lingua tedesca SRF, intitolata ÇohuCollegamento esterno (in italiano ‘alzati in piedi!’), un ritratto toccante e intenso del nascente movimento Lgtbi kosovaro.
Con la loro opera documentaristica, Arzije Asani, nata e cresciuta in Svizzera da genitori kosovari, e Céline Stettler hanno contribuito ulteriormente a dare visibilità internazionale a due figure simbolo di un intero movimento che si batte per i diritti civili. Per le due autrici, il Kosovo è un contesto affascinante “perché è un paese nato da poco, con una popolazione molto giovane, che ha voglia di cambiare”.
“Le seconde generazioni kosovare hanno sviluppato competenze in molti settori della società elvetica”
Osman Osmani, presidente di Prointegra
Problemi aperti
La diaspora kosovara favorisce quindi gli scambi tra Svizzera e KosovoCollegamento esterno non solo in ambito diplomatico ed economico. Nonostante questo, alcuni problemi rimangono aperti. Nell’ambito dell’accordo di sicurezza sociale, ad esempio, la questione delle pensioni arretrate è per molte persone un grande cruccio.
Anche l’impossibilità di muoversi con libertà all’interno dello spazio Schengen è un grande problema per i cittadini kosovari. Il Kosovo, infatti, paese in cui la presenza militare, economica e diplomatica europea è particolarmente forte, non è riconosciuto da tutti i paesi dell’Unione. Questo ha reso finora complicati gli spostamenti ma anche, ad esempio, i ricongiungimenti familiari. In un prossimo futuro, i cittadini del Kosovo potrebbero essere esentati dall’obbligo di visto all’interno dello spazio Schengen ma a deciderlo, in un’ultima istanza, dovrà essere il Parlamento europeo. La Svizzera dovrà poi adeguarsi di conseguenza.
Molti cittadini svizzeri di origine kosovara sono perfettamente inseriti nella vita sociale del paese, alcuni di essi hanno fatto una brillante carriera lavorativa o sono molto impegnati in ambito politico. A Pristina abbiamo intervistato anche Osman Osmani, presidente di Prointegra, associazione svizzera che si occupa di inclusione sociale e transnazionalità.
Per l’ex parlamentare cantonale di Sciaffusa, nato e cresciuto in Kosovo, “le seconde generazioni kosovare hanno sviluppato competenze in molti settori della società elvetica e possono giocare un ruolo fondamentale anche per il futuro del Kosovo. Occorre però coinvolgerle direttamente nei processi di aiuto allo sviluppo del paese. Le diaspore in generale non devono essere considerate solo in termini economici, ma come un’opportunità di crescita e sviluppo in molti ambiti della società”.
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Scene di vita in Kosovo
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