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La moda della sbronza collettiva arriva pure in Svizzera

Il "botellón", la moda spagnola della sbronza collettiva, lascia tracce ben visibili... Bernd Arnold/VISUM

Giovani che si radunano per annegare tutti insieme nell'alcol:una scena che non ha nulla di inedito. Nuova è invece la moda del "botellón", un invito alla sbronza collettiva che dalla Spagna approda in Svizzera e che preoccupa le amministrazioni pubbliche.

E’ la mattina del 19 luglio. Coloro che abitualmente attraversano il Parc des Bastions (quello dell’Università) a Ginevra, guardano increduli il Muro dei Riformatori: si direbbe che un uragano sia passato da lì, lasciando dietro di sé una scia di devastazione. Ma quale?

Aiuole, viali alberati, praticelli e scalinate sono costellati da cocci di bottiglie e da detriti di ogni genere, avvolti in un persistente odore di urina che si libera dai cespugli. All’indomani del primo “botellón” organizzato (meglio sarebbe dire “convocato”) in Svizzera, la passeggiata mattutina si è trasformata in un percorso di totale desolazione.

Le conseguenze non si sono fatte attendere. Le autorità hanno deciso di chiudere i cancelli del parco per impedire un secondo raduno, previsto l’8 agosto. Ma l’allerta rimane, visto che un nuovo appello alla sbronza collettiva è stato lanciato per il 22 agosto. Nei giorni seguenti questo scenario potrebbe ripetersi a Losanna e a Zurigo, anche se le rispettive autorità si sono già opposte.

“Va bene fare festa, ma non in questo modo” insorgono le amministrazioni pubbliche, indecise tra la via del dialogo e le misure repressive. Il fatto è che raduni di questo tipo si convocano spontaneamente su internet e che nessuno vuole assumersi la responsabilità di inquadrare minimamente l’incontro, per evitare che la festa degeneri totalmente.

Tanto, in fretta e a buon mercato

“E’ vero che se riunisci in un parco cento persone totalmente ubriache, può succedere di tutto”, amette Yves Pedrazzini, collaboratore scientifico presso il Laboratorio di sociologia urbana al Politecnico federale di Losanna.

Secondo Pedrazzini – autore di numerose pubblicazioni sulla città, le sue tribù e violenze – il fenomeno del “botellón” non ha nulla di veramente nuovo. Altro non sarebbe se non la forma contemporanea delle antiche pratiche dionisiache, legate alla mitologia del vino e dell’alcol.

“Siamo di fronte alla versione post-moderna della Fête des Vigneros”, afferma in sostanza l’esperto di Losanna. Una festa in cui non ci vogliono pretesti di nessun tipo: né folcloristici, né culturali, neppure sportivi e tanto meno religiosi. Contrariamente ad altre feste, fiere e carnevali, il “botellón” ha se non altro il coraggio di presentarsi per quello che è: un’occasione di bere.

Ma bere oltre misura. “Sono modalità – commenta il sociologo – che vanno all’essenziale. Nella società del XXI secolo, caratterizzata dal consumo, i rituali ancestrali sono scomparsi. Nessuna mediazione: il consumo deve essere rapido, abbondante, buon mercato e alla moda”.

Sbronzarsi come se fosse un gioco

Yves Pedrazzini non intende minimamente fare la morale, lo sguardo del ricercatore deve essere un altro: “Non posso tuttavia nascondere la mia preoccupazione quando vedo fino a che punto ragazze e ragazzi di sedici anni bevono tanto e in fretta. Siamo confrontati con un problema di salute pubblica”.

“Oggi i giovani – aggiunge il sociologo – bevono quantità sempre maggiori di alcol in un lasso di tempo sempre più breve. E ostentano il loro comportamento. Tirarsi neri negli spazi pubblici, davanti a tutti, è diventato un gioco”.

Un gioco semplice, in effetti: “All’inizio, in Spagna, e specialmente a Barcellona, nel ‘botellón’ c’era comunque una volontà di appropriarsi di uno spazio pubblico – spiega Pedrazzini – divenuto praticamente intoccabile con quel suo aspetto di decorazione prefetta. Ma questa rivendicazione è totalmente assente dalle manifestazioni derivate dal ‘botellón'”.

Che fare? “Se si cercherà di regolare il problema attraverso una legge – sottolinea l’esperto – è molto probabile che saremo confrontati con una reazione che avrà una connotazione politica. Le persone si incontreranno per sbronzarsi collettivamente perché è vietato”.

A qualcuno piace… correndo

Non siamo ancora giunti al punto di affidare ad una legge le sorti del “botellón”. Ma se le autorità romande sembrano un tantino smarrite di fronte al fenomeno, nella Svizzera tedesca si punta già adesso sulla repressione per evitare ogni forma di “straripamento”.

Formalmente i giovani che hanno superato i diciotto anni, e che hanno dunque il diritto di acquistare delle bevande alcoliche, non potrebbero rifornire i compagni più giovani: la legge lo vieta espressamente. Ma se la legge è difficile da far rispettare, non bisogna dimenticare che i controlli esistono. Coira, capitale dei Grigioni, è andata persino oltre: divieto generale di bere alcol sulla via pubblica tra mezzanotte e le sette di mattina.

Se il “botellón” è passato precedentemente dalla Svizzera romanda prima di superare – forse – le frontiere linguistiche, il cantone di Basilea Campagna deve già fare i conti con la cosiddetta corsa delle “harasses di Münchenstein”, che gode di autorizzazioni perfettamente in regola. L’evento, va pur detto, si svolge alla luce del giorno…

Ma di cosa si tratta? Si tratta di una corsa di cinque chilometri durante la quale le squadre (formate da coppie) devono tagliare il traguardo trasportando casse (ovvero “harasse”) di venti bottiglie da mezzo litro di birra. All’arrivo devono essere rigorosamente vuote. E se qualcuno dovesse avere ancora sete, il regolamento consente di soddisfare i propri bisogni con altre bibite.

Organizzata dal 1994 ogni Primo maggio, questa competizione riesce ad attirare fino a tremila persone. Il modello della sbronza a passo di corsa è importato dalla vicina Germania. In materia di ubriacatura, l’immaginazione delle popolazioni nordiche non ha dunque nulla da invidiare a quelle meridionali.

swissinfo, Marc-André Miserez
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

Il “botellón”, tradotto letteralmente “bottiglione” (il termine viene probabilmente dal castigliano “botella”, ossia bottiglia), è una moda spagnola diffusa dalla fine del XX secolo e inaugurata per la prima volta negli anni Ottanta nell’Andalusia.

Il senso è quello di riunirsi in spazi pubblici all’aperto, preferibilmente in piazze o nei parchi, per consumare principalmente bevande alcoliche.

Ragazzi e ragazze (di età compresa tra i 16 e i 24 anni) si riuniscono portandosi appresso rum, birra, vino e altri ingredienti (coca cola, succhi di frutta) per preparare cocktail artigianali e risparmiare sul prezzo delle consumazioni dei locali. Il “botellón” si convoca su internet, tramite SMS e con il passa parola.

Nel 2004 erano addirittura stati organizzati dei “macrobotellones” in diverse città di Spagna, richiamando diecimila giovani. A causa però della scia di sporcizia lasciata dopo la sbornia, alla fine del 2006 è stata approvata la legge “anti-botellón” (divieto di vendere alcolici in supermercati e alimentari dopo le dieci di sera e introduzione di multe).

La legge è tuttavia applicata in maniera differente a seconda della zona: a Madrid le multe sono salate, mentre a Granada non sono quasi mai applicate.

Per ovviare a schiamazzi e molestie di ogni genere, certe città hanno deciso di mettere a disposizione dei terreni lontani dalle abitazioni e provvisti di cestini e servizi igienici.

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