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“La Svizzera è preparata ad affrontare una pandemia”

"La progressione dei casi nel mondo indica che il virus non può più essere controllato", afferma Patrick Mathys Keystone

L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha deciso giovedì di passare alla fase 6 dell'allerta pandemica per l'influenza A (H1N1). I provvedimenti in vigore in Svizzera sono comunque già sufficienti, afferma Patrick Mathys, dell'Ufficio federale della sanità pubblica.

Riunito giovedì a Ginevra, il comitato d’emergenza dell’OMS che si occupa della cosidetta febbre suina ha deciso di innalzare il grado di allerta sulla nuova influenza A (H1N1) al livello 6, ossia alla massima fase di intervento in caso di pandemia. Finora sono stati segnalati oltre 27’700 casi di malattia (di cui 141 mortali) in 74 Paesi.

Questo annuncio, atteso da giorni, non modifica la strategia già elaborata dalle autorità sanitarie svizzere per fronteggiare il diffondersi della nuova influenza. Le spiegazioni di Patrick Mathys, responsabile della sezione preparazione in caso di pandemia dell’Ufficio federale della sanità pubblica, interpellato nei giorni scorsi da swissinfo.ch.

swissinfo.ch: L’Ufficio federale della sanità pubblica ha ribadito una settimana fa che l’influenza A (H1N1) non rappresenta un grande pericolo per la popolazione svizzera. Ciò non entra in contraddizione con le più recenti valutazioni dell’OMS?

Patrick Mathys: Viste le premesse si può sicuramente affermare che il virus continuerà a propagarsi.

Lo sviluppo del numero di casi nel mondo lascia evidentemente presagire che il virus non può più essere controllato.

swissinfo.ch: L’OMS innalzerà il livello d’allerta alla fase 6. Cosa comporta questa decisione per la Svizzera? Quali provvedimenti concreti dovranno essere presi?

P.M.: La Svizzera è già preparata bene. Abbiamo adattato le nostre misure alla situazione internazionale e seguiamo da vicino l’evoluzione della situazione. Se l’OMS dovesse decidere di passare al livello sei non sono previsti ulteriori provvedimenti.

swissinfo.ch: L’OMS vuole pure rivedere il suo sistema d’allerta, per evitare malintesi. Non avrebbe dovuto farlo già da tempo?

P.M.: Tutto il piano pandemia è stato finora pensato per far fronte prima di tutto a virus che causano malattie dal decorso molto grave.

L’influenza A ci ha però mostrato che vi possono anche essere nuovi ceppi di virus influenzale che potenzialmente possono sì causare una pandemia, ma che non sono per forza così letali e per far fronte ai quali non sono necessarie misure così rigorose. È una lezione che tutti i paesi hanno appreso.

swissinfo.ch: Nel 2003 imperversava la SARS. Quali insegnamenti avete tratto da questa epidemia?

P.M.: La SARS ci ha mostrato a che velocità può propagarsi una nuova epidemia. L’influenza porcina ci ha permesso di adattare il nostro dispositivo. Oggi questi insegnamenti ci tornano utili.

swissinfo.ch: Come nel caso dell’influenza aviaria, anche per l’influenza porcina viene prescritto il Tamiflu. La profilassi e i farmaci non rimangono tuttavia un privilegio dei paesi ricchi?

P.M.: Come per tutte le altre malattie esiste un grande fossato tra i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo. Il fatto che i paesi in via di sviluppo non possano contrastare una situazione epidemica nello stesso modo dei paesi occidentali è evidentemente problematico.

Tuttavia l’OMS dispone di riserve di Tamiflu, che in caso di necessità possono essere messe a disposizione della comunità internazionale.

swissinfo.ch: Questa epidemia non pone anche il problema di un cambiamento di mentalità nell’allevamento degli animali?

P.M.: Dove e in che modo l’influenza porcina ha avuto origine non è ancora chiaro.

Tuttavia vi saranno ancora delle trasmissioni di virus dal mondo animale a quello umano. Più che le condizioni di allevamento degli animali, il problema è però soprattutto legato all’urbanizzazione e all’accresciuta mobilità, che ci ha mostrato ancora una volta a che velocità questi nuovi virus possono propagarsi.

Corinne Buchser, swissinfo.ch
(traduzione ed adattamento di Daniele Mariani)

L’ultimo bilancio dell’OMS fa stato di 27’737 casi di influenza A (H1N1) annunciati in 74 paesi. I decessi registrati sono stati 141. In Svizzera 19 persone sono rimaste infettate.

Negli ultimi giorni è stata constatata una forte progressione del virus in Cile. Nello spazio di 48 ore il numero di persone contaminate è passato da 400 a 1’700. I paesi più colpiti finora sono gli Stati Uniti (13’000 malati, 27 vittime), il Messico (5’700, 106) e il Canada (2’400, 4).

I sintomi dell’influenza porcina sono simili a quelli dell’influenza stagionale: febbre, brividi, mal di gola, dolori muscolari, mal di testa, stanchezza… Alcune persone soffrono anche di nausea, vomito e diarrea.

Il virus si trasmette come ogni altro virus dell’influenza, ossia attraverso le vie respiratorie.

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