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La Svizzera risparmia sulla rete diplomatica estera, ma a spese di chi?

Ignazio Cassis
Ignazio Cassis, Ministro degli Esteri svizzero. Keystone / Hannah Mckay

La Svizzera deve risparmiare 10 milioni sulla sua rete diplomatica estera. A spese degli svizzeri e delle svizzere all'estero? La loro lobby si sta opponendo. La decisione sarà presa in autunno. 

La Confederazione deve risparmiare: il rischio è un deficit di bilancio. A febbraio il Consiglio federale ha deciso che, a partire dal prossimo anno, ogni dipartimento dovrà tagliare il 2% dei propri costi di gestione. I vari ministeri parlano di “tagli trasversali”. 

La pressione per il risparmio riguarda quindi anche il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), dove la rete delle ambasciate è stata messa sotto esame. La rete di ambasciate e consolati è nel mirino, ha rivelato a fine giugno il domenicale NZZ am SonntagCollegamento esterno

Austerità in corso 

È ormai chiaro che il programma di risparmio è già in corso. “Siamo sulla buona strada per attuarlo”, ha dichiarato la settimana scorsa il ministro degli Esteri Ignazio Cassis in una conferenza stampa, rispondendo a una domanda di SWI swissinfo.ch. Ma quali sono le misure di austerità? Il Consigliere federale ha evitato la domanda.

“Per noi il mantenimento di servizi consolari di alta qualità è e rimane una priorità assoluta.”

Ariane Rustichelli, direttrice dell’Organizzazione degli Svizzeri all’estero

Tuttavia, su richiesta di SWI swissinfo.ch, il dipartimento di comunicazione del DFAE ha fornito alcuni dettagli, tra cui la somma prevista: il risparmio previsto ammonta a 10 milioni di franchi e toccherà rappresentanze estere svizzere. 

L’intera rete diplomatica estera costa alla Svizzera 495 milioni di franchi all’anno. L’obiettivo di risparmio è quindi quasi esattamente del 2%. 

Rispetto ad altri Paesi, la rete estera della Svizzera è molto estesa. Attualmente comprende 103 ambasciate, 29 consolati generali, 19 uffici di cooperazione, 12 missioni permanenti e quattro altre rappresentanze. 

Svizzeri e svizzere all’estero combattivi 

Quando la Svizzera chiude una delle sue ambasciate, è sempre un affronto per la comunità degli svizzeri e delle svizzere all’estero. I consolati sono il legame più stretto con la patria e una visita è spesso inevitabile – e noiosa, quanto più lungo è il viaggio. 

“Per noi il mantenimento di servizi consolari di alta qualità è e rimane una priorità assoluta”, afferma Ariane Rustichelli, direttrice dell’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE). Secondo Rustichelli, questi servizi devono rispondere alle esigenze della cittadinanza all’estero, in base alla distribuzione geografica. 

Rustichelli sottolinea che il mantenimento della rete consolare è anche uno dei sette punti del manifesto elettorale dell’OSECollegamento esterno.

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Con questo manifesto, il gruppo di interesse della Quinta Svizzera sensibilizza la classe politica e le autorità sulle sue principali preoccupazioni per la legislatura 2023-2027, concentrandosi in particolare nelle ultime settimane sulle personalità candidate alle elezioni federali del 20 ottobre 2023. 

“Naturalmente discuteremo la questione con il responsabile della Direzione consolare”, annuncia Rustichelli, “e sulla base delle risposte che riceveremo, decideremo cosa fare in seguito”. Secondo il DFAE, le decisioni definitive sulle misure concrete di risparmio non sono prevedibili prima dell’autunno. 

Rete ampliata per far fronte alle crisi umanitarie 

Di recente, la Svizzera ha persino ampliato la propria rete consolare, almeno in termini di personale. Nell’ambito di un progetto in corso, 35 posti vengono trasferiti da Berna alla rete esterna. 

Questo trasferimento è stato avviato nel 2021 ed è ancora in corso. Verrà interrotto ora? “No, l’attuazione è attualmente nella sua fase finale”, afferma il DFAE.  

Il potenziamento è una misura che va interpretata più come una reazione alle crisi che come un servizio per i e le connazionali all’estero. Ad esempio, le rappresentanze svizzere a Istanbul, Teheran e Islamabad hanno risentito della presa di potere dei Talebani in Afghanistan nel 2021. “Sono state inondate di richieste di visti umanitari. Abbiamo dovuto fornire un sostegno massiccio da Berna”, ha dichiarato a SWI swissinfo.ch un diplomatico capo del DFAE nel giugno 2022. 

Ma al di là delle esigenze degli svizzeri e delle svizzere all’estero, ci sono anche delle sensibilità. Le rappresentanze non sono solo i consolati. Sono anche i centri della politica economica estera e della cooperazione allo sviluppo elvetiche. 

Dove si risparmia? 

Dove vengono effettuati i tagli e con quali criteri? SWI Swissinfo.ch ha posto al DFAE domande dettagliate sulla definizione delle priorità. Per esempio, volevamo sapere se nel valutare i possibili risparmi si tiene conto delle dimensioni della comunità svizzera all’estero. 

Abbiamo anche chiesto se gli aspetti legati alla geografia, al personale o alle infrastrutture giocassero un ruolo negli sforzi di risparmio. Il DFAE indica che le varianti sono attualmente in fase di elaborazione. “Le misure concrete saranno determinate sulla base delle priorità geografiche della strategia di politica estera e delle sue sotto-strategie” scrive il dipartimento. La priorità sarà data alle misure che “tengono conto degli interessi di politica estera della Svizzera e delle risorse disponibili”. 

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La strategia di politica estera della Confederazione, tuttavia, è stata elaborata nel 2019 ed è entrata in vigore all’inizio del 2020. È vecchia di quattro anni, un periodo ricco di sviluppi drammatici, e alcuni elementi sono obsoleti. 

Tale strategia, ad esempio, attribuisce grande importanza all’offensiva commerciale cinese, nota come “Nuova Via della Seta”. Su questo punto, il ministro degli Esteri Ignazio Cassis ha dovuto fare marcia indietro. Nel 2021 ha presentato una nuova strategia per la Cina che tiene conto della presenza sempre più autoritaria di questa grande potenza sulla scena internazionale. 

Presenza costosa in Russia 

La situazione è cambiata radicalmente per un’altra zona strategica per la Svizzera: la Russia. Proprio a Mosca, prima della fine del 2019, la Svizzera ha aperto quella che è senza dubbio l’ambasciata più sfarzosa della sua rete estera, un edificio da 42 milioni di euro popolato da 70 dipendenti. L’investimento ha superato di gran lunga quello per la presenza a Washington, che nel 2006 era costato una cifra relativamente modesta, 17 milioni di franchi. 

Schweizer Botschaft in Moskau
Con un costo di 42,8 milioni, la rappresentanza svizzera a Mosca è l’edificio più costoso della Confederazione svizzera all’estero. © Keystone / Petra Orosz

L’apertura dell’ambasciata svizzera in Bielorussia è avvenuta solo nel 2020. L’idea era simile a quella della Russia: ottenere una posizione precoce e solida in un mercato presumibilmente in rapida crescita. Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko era uno dei principali clienti del produttore svizzero di treni Stadler Rail. Come Vladimir Putin, anche da lui ci si aspettava un “cambiamento attraverso il commercio”. 

Non ha funzionato. Le rappresentanze create per il commercio estero sono state coinvolte nel vortice della guerra di aggressione russa contro l’Ucraina poco dopo la loro apertura. La Russia e la Bielorussia sono diventate una “zona proibita” per le aziende, a causa della minaccia di sanzioni internazionali. 

Quanto costano questi avamposti? “Il budget 2023 dell’Ambasciata a Mosca, del Consolato generale a San Pietroburgo e dell’Ambasciata a Minsk ammonta a 11 milioni di franchi”, risponde il DFAE. 

Tradotto dal tedesco da Sara Ibrahim 

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