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Il multimilionario russo che impiegava clandestini per pulire la villa a Ginevra

Collonge-Bellerive
Stampa del pittore Adolphe Gampert (1881). Da comune agricolo ginevrino, Collonges-Bellerive nel corso dei secoli è diventato un luogo residenziale prediletto da super ricchi. Bibliothèque de Genève

Rishat Safin, un multimilionario russo che ha fatto fortuna nell'industria petrolifera, è stato condannato di recente a Ginevra: è stato riconosciuto colpevole di aver fatto lavorare per anni compatrioti non dichiarati e sottopagati.

Quando visita Vésenaz nel 2005, Rishat Safin ha un colpo di fulmine. È subito affascinato da una splendida villa situata in questa località del comune, molto chic, di Collonges-BelleriveCollegamento esterno. Forse è sedotto dalla vista a strapiombo sul Lago Lemano, o forse dalla serenità che regna… Comunque sia, la compra. Per 20 milioni di franchi, rivela all’epoca La Tribune de Genève.

La somma non è sproporzionata per l’oligarca russo, fratello di Ralif Safin, ex vicepresidente della compagnia petrolifera Lukoil (secondo Wikipedia in russoCollegamento esterno), che pare abbia gestito lui stesso una filiale di Lukoil e anche fondato la società di distribuzione di benzina Artoil. Il suo patrimonio ammonta a diverse centinaia di milioni, e scegliendo di stabilirsi in Svizzera, nonostante la sua discrezione, entra nella classifica dei “300 più ricchi” nella Confederazione, stilata dal settimanale economico Bilan.

Con quasi 600 metri quadrati di superficie abitabile e oltre 10’000 metri quadrati di terreno, Rishat Safin non può occuparsi della sua nuova dimora da solo. Nel 2011, pubblica un’inserzione in Russia per cercare personale domestico. La procedura è sempre la stessa: dopo un breve colloquio su Skype, paga il biglietto aereo alle persone selezionate, in maggioranza donne, che sbarcano quindi a Vésenaz.

I loro compiti sono diversi: pulire la casa, prendersi cura della figlia minore del russo, preparare il semolino preferito dal proprietario, lucidare l’argenteria… Ma c’è un problema: le condizioni di lavoro sono particolarmente dure. Le settimane lavorative durano tra le 70 e le 89 ore, la paga è inferiore al salario minimo di categoria e in più bisogna sopportare le prepotenze della madre di Rishat Safin, che sembra non gradire il lavoro dei russi. In caso di reclamo, il loro passaporto viene talvolta confiscato. Quindi la persona viene rimandata in Russia.

Cosicché, tra novembre 2011 e giugno 2015, molti dipendenti si succedono nella villa allo Chemin de Botterel numero 18. Dopo mesi di questo ritmo, la situazione giunge all’orecchio del Sindacato interprofessionale dei lavoratori (SITCollegamento esterno), che denuncia i fatti all’Ispettorato cantonale del lavoro (OCIRT). Quest’ultimo avvia le indagini che confermano i fatti.

Dall’inchiesta emerge che Rishat Safin “ha consapevolmente rifiutato di fornire informazioni esatte a questo ufficio, al fine di eludere il controllo e impedire la scoperta delle infrazioni”, si legge nel decreto d’accusa che Gotham City ha consultato e che è passato in giudicato. L’OCIRT presenta quindi una denuncia al Ministero pubblico di Ginevra. Parallelamente, i dipendenti avviano un procedimento presso il Tribunale dei probiviri.

Di fronte al procuratore di Ginevra, Rishat Safin esce dal suo silenzio: “l’imputato ha ammesso tutti i fatti che gli vengono rimproverati, ad eccezione di quelli relativi allo sfruttamento indebito dei suoi dipendenti”, ricorda il procuratore Cédric Genton nel decreto d’accusa. Safin decide quindi di pagare i suoi dipendenti sulla base dei contratti collettivi in vigore e regolarizza la situazione con le assicurazioni sociali e le autorità fiscali. La denuncia al Tribunale dei probiviri viene allora ritirata.

Ma il Ministero pubblico deve ancora trattare gli altri fatti, vale a dire l’assunzione di stranieri senza autorizzazione, la mancata collaborazione durante le indagini dell’OCIRT e la tratta di esseri umani. Quest’ultimo reato per finire non è confermato da Cédric Genton nel decreto d’accusa parzialmente archiviato, datato del 16 giugno 2020: “Dal procedimento non risulta che l’imputato abbia esercitato alcuna forma di coercizione sui suoi dipendenti domestici per sfruttare il loro lavoro”.

Per il resto, poiché parte dei fatti è prescritta, gli è inflitta una pena pecuniaria di 180 aliquote giornaliere di 1’500 franchi ciascuna, ossia 270’000 franchi, con la condizionale. A questa si aggiungono una multa di 7’500 franchi, più 600 franchi di spese processuali. Nell’atto di accusa, Rishat Safin dichiara uno stipendio mensile di 100’000 franchi. Dopo i fatti ha lasciato la Svizzera per stabilirsi a Cipro, di cui ha adottato la nazionalità, come rivelato dai “Cyprus papers”, una recente inchiesta di Al JazeeraCollegamento esterno.

Rishat Safin è stato difeso da Pascal Aeby, che ha rifiutato di esprimersi sull’argomento.

*Fondata dai giornalisti investigativi Marie Maurisse e François Pilet, Gotham CityCollegamento esterno è una newsletter di vigilanza giudiziaria, specializzata in criminalità economica.

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Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi

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