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«Il libro potrebbe infondere coraggio anche alle donne in Cina»

A seconda delle fonti, in Cina vivono tra i 30 e i 50 milioni di uomini e donne omosessuali. ©Patrick Zachmann / Magnum Photos

Il libro di Corinne Rufli sulla vita di donne omosessuali nella Svizzera di metà Novecento sarà probabilmente tradotto in cinese. Nel paese asiatico, questa raccolta di racconti personali potrebbe incoraggiare la discussione sull’omosessualità. Malgrado un’accresciuta tolleranza, la situazione degli omosessuali in Cina continua a essere più difficile che in Occidente.

Qiao Mu (pseudonimo), la traduttrice del libro “Seit dieser Nacht war ich wie verzaubertCollegamento esterno” (“Da quella notte ero come stregata“), è entusiasta delle storie di queste svizzere ultrasettantenni, che raccontano la loro vita e il loro amore per le donne. «Malgrado alcune differenze sostanziali, la situazione sociale delle cinesi di oggi è in qualche modo paragonabile a quella delle protagoniste elvetiche negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso. Attraverso le loro esperienze potrebbero forse offrire nuove prospettive alle lettrici e ai lettori in Cina», afferma a swissinfo.ch Qiao Mu.

Corinne Rufli (classe 1979) si è diplomata in germanistica e storia all’Università di Zurigo con una tesi sulla storia delle lesbiche in Svizzera. Ha lavorato come redattrice per una rivista culturale, per il quotidiano Aargauer Zeitung e per il domenicale Schweiz am Sonntag. La storica indipendente concentra la sue ricerche sulla storia delle lesbiche in Svizzera. Vive a Baden, poco lontano da Zurigo. Sandra Ardizzone

Con il suo libro pubblicato nel 2015, Corinne Rufli ha voluto dare visibilità alle storie di lesbiche oggi anziane, così da sensibilizzare la società. Ha inoltre voluto mostrare che «c’è molto di più della nostra concezione limitata dell’essere donna». E queste donne potrebbero persino «diventare un esempio per le giovani generazioni», sottolinea la storica, che si dice al contempo felice e sorpresa della traduzione in cinese del suo libro.

swissinfo.ch: Verosimilmente, il suo libro sarà presto pubblicato in cinese. Come mai questa scelta?

Corinne Rufli: È una cosa pazzesca e una bella casualità. Una cinese aveva sentito parlare del mio libro e mi aveva detto che doveva assolutamente essere tradotto anche in cinese. Inizialmente avevo pensato a lingue quali l’inglese o lo spagnolo. Ma il cinese? È stata una grossa sorpresa.

Un’altra cinese ha ora tradotto il primo capitolo e le case editrici cinesi hanno già manifestato un certo interesse. Per me è un’avventura visto che non so nulla del mercato del libro in Cina. Non so nemmeno se in Cina si può scrivere apertamente sulle donne omosessuali. Sarà anche interessante vedere come verranno tradotti alcuni termini, come ad esempio “lesbica”. Non parlo il cinese e quindi, purtroppo, non potrò leggere la traduzione in cinese…

swissinfo.ch: Cosa si aspetta da questa eventuale pubblicazione in cinese?

C. R.: Se il mio libro verrà pubblicato in cinese e se sarà accessibile a tutte le persone interessate, allora le mie aspettative saranno più che superate. Per me, il regalo più grande sarebbe che il libro infonda coraggio alle donne e pure agli uomini.

Il libro intende anche motivare le giovani lesbiche cinesi a scoprire le storie delle vecchie generazioni di donne omosessuali nel loro paese, così da instaurare una sorta di dialogo intergenerazionale.

swissinfo.ch: Cosa sa della situazione degli omosessuali in Cina?

Nel libro “Seit dieser Nacht war ich wie verzaubert” (“Da quella notte ero come stregata“), pubblicato nel 2015 dalla casa editrice “Hier und Jetz”, vengono riportate le testimonianze di undici donne oggi anziane.

Le protagoniste raccontano come hanno vissuto le loro relazioni tra gli anni ’40 e ’60 del secolo scorso, parlando del loro matrimonio, del loro amore per una donna e della loro vita attuale.

Si tratta di storie che parlano della voglia di vivere, ma anche dell’emarginazione di donne che non hanno voluto sottomettersi all’ideale della donna casalinga o madre.

C. R.: Molto poco. A quanto pare la repressione nei loro confronti non è una rarità. Da quello che ho sentito, in Cina ci sono però sempre più persone che si organizzano, che si mettono in contatto e che si impegnano in favore di maggiori diritti per gli omosessuali, anche grazie a Internet. In Cina come in tutto il mondo, chi vive in zone rurali, in strutture familiari patriarcali dal forte controllo sociale, fa molta fatica a manifestare i sentimenti verso una persona dello stesso sesso, ciò che rende ancor più difficile conoscere altre persone omosessuali. È inconcepibile che delle persone vengano oppresse a causa del loro amore. Il governo potrebbe favorire una maggiore liberalità.

swissinfo.ch: Crede che i racconti delle sue protagoniste possano avere un effetto universale e servire da esempio anche per le lesbiche in Cina?

C. R.: Penso di sì. Sebbene queste donne siano svizzere, provengano da una cultura completamente differente e vivano in un mondo molto diverso, hanno tutte lottato a loro modo per conquistare la loro felicità. Malgrado il contesto avverso – dettato dalla società o a volte dalla famiglia – hanno manifestato i loro sentimenti.

Hanno testimoniato il loro amore e questa forza le ha aiutate a costruire la vita che volevano in una società misogina e omofoba. Si sono create il loro spazio. Non tutte hanno avuto le stesse possibilità e opportunità. Ma la cosa positiva è che tutte le donne del mio libro possono ora guardare al passato con serenità. Per questo il libro incute coraggio a chi lo legge. Il coraggio di prendere la propria vita in mano e di assumersi la responsabilità della propria felicità.

Omosessuali in Cina e in Svizzera

In Cina vivono circa 30 milioni di omosessuali, tra cui 10 milioni di lesbiche, secondo le stime delle autorità sanitarie cinesi. Stando a un’altra fonte, gli omosessuali sono il 4% della popolazione.

Il fatto che (apparentemente) ci sono più uomini omosessuali è legato al sistema patriarcale in cui viviamo: gli uomini tendono a vivere la propria vita e la propria sessualità con maggiore autodeterminazione. Le donne sono invece più subordinate, anche nella loro sessualità.

In Svizzera si stima che tra il 4% e il 10% della popolazione adulta sia omosessuale o bisessuale. Nelle regioni urbane la quota è solitamente maggiore rispetto a quella nelle campagne. Questo è probabilmente dovuto al fatto che in città l’accettazione dell’omosessualità è tendenzialmente più grande. Ci sono inoltre più possibilità di vivere la propria omosessualità e di incontrare persone attratte dallo stesso sesso.

Traduzione e adattamento di Luigi Jorio

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