A Berna per promuovere una mostra sull’arte contemporanea cinese, l’artista Ai Weiwei ha condiviso le sue riflessioni sulla democrazia nel suo paese, la censura e la libertà di pensiero. Qui cinque sue citazioni.
Sull’assenza di democrazia in Cina: «La Cina è una società in cui tutte le decisioni sono prese da funzionari statali. Non è una società democratica. Non ci sono discussioni ad alcun livello. È la mia impressione. Come si conseguono i profitti, cosa viene sacrificato per raggiungere questo scopo, dove si investiranno i soldi in futuro, nell’educazione o nella società… sono tutte domande a cui il cinese non può rispondere. Questo perché la gente non può nemmeno votare, non ha questa responsabilità sociale di base. Questo tipo di società non ha futuro. Verso quale tipo di società ci stiamo dirigendo? I cittadini devono chiedersi quale tipo di società vorrebbero creare».
Sui movimenti pro democratici come la Rivoluzione degli Ombrelli nel 2014: «In tutto il mondo assistiamo a questo tipo di movimenti in favore di condizioni politiche democratiche. In Cina continua a essere una lotta. Per ottenere qualcosa di significativo ci vuole molto tempo. È difficile prevedere quando raggiungeremo la democrazia o quando si potranno gettare le basi della democrazia».
Sulla votazione in Svizzera sul reddito di base incondizionato: «Per me si tratta di un tema assolutamente nuovo. Sembra quasi un’apoteosi, un qualcosa di irreale. Nella società odierna, anziani e malati esclusi, la lotta per la sopravvivenza è alla base della nostra ricchezza sociale. Se tutti dovessero ricevere questi [2’500 franchi], penso che ci potrebbero essere dei problemi».
Sulla censura in Cina: «Hanno costruito un enorme firewall estremamente efficace. Può censurare tutto. Io sono stato la prima cosa che hanno testato. Sull’Internet cinese non si può nemmeno digitare il mio nome. È illegale. L’intero articolo non c’è più. Esiste un’applicazione cinese che può essere usata per tradurre. Se si digita “Ai Weiwei” nell’app esce “tipo grasso”. Quindi, come vedete, il sistema è molto sofisticato. Su Internet, molti mi chiamano “il tipo con la barba” o “il tipo grasso”».
Sulla prigione in quanto metafora della libertà di pensiero nella società: «In un qualche modo siamo tutti prigionieri. Alcuni sono più consapevoli, altri sono controllati dalle regole di altre persone e altri ancora sono controllati dalla propria struttura, conoscenza o comprensione del mondo. In questo senso siamo tutti prigionieri. È così che ci guadagniamo l’emancipazione e la libertà. Senza restrizioni, non conosco il significato di libertà».
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