Lotta contro i pregiudizi di genere negli studi di medicina in Svizzera
La ricerca medica e gli studi di medicina sono spesso stati criticati perché ignoravano la questione del genere e consideravano soltanto la prospettiva maschile. L'Università di Losanna è uno dei pochi istituti al mondo a integrare la medicina di genere nel curricolo formativo dei futuri medici. Un progetto pilota vuole fare da apripista per gli atenei elvetici.
Carole Clair e Joëlle Schwarz, condirettrici dell’Unità medica e genere presso il Centro di medicina generale e sanità pubblica (Unisanté) dell’Università di Losanna, vogliono che gli aspiranti dottori conoscano le differenze di genere nella pratica clinica. Infatti, i rischi e il decorso di certe malattie non sono sempre uguali per le donne e per gli uomini. Ciò può significare che le diagnosi e i trattamenti debbano essere differenti. Tuttavia, nell’ambito del loro curricolo formativo, i futuri medici sono raramente confrontati con la questione di genere, fatta eccezione per la salute riproduttiva.
La discriminazione sessuale in questo settore si riferisce, di solito, alla noncuranza involontaria, ma sistematica, delle differenze tra uomini e donne che comporta serie conseguenze per le diagnosi e la qualità delle cure. Per esempio, alle donne vengono prescritti meno antidolorifici rispetto agli uomini, nonostante provino lo stesso dolore. Oppure, a volte i dottori identificano in ritardo una malattia cardiaca nelle donne perché non sono sufficientemente informati e preparati.
Clair e Schwarz ricordano che le differenze di genere sono state a lungo trascurate in medicina, anche in Paesi con un elevato livello di formazione come la Svizzera. Le due esperte vogliono integrare gli aspetti di genere, iniziando dall’Università di Losanna.
Stereotipi di genere, anche tra gli studenti di medicina
Nel 2017, Clair ha condotto con dei colleghi uno studio pilota volto ad individuare la sensibilità rispetto alle questioni di genere e la presenza di stereotipi tra gli studenti di medicina dell’Università di Losanna. Se da una parte gli aspiranti dottori avevano un certo interesse per gli argomenti legati al genere, dall’altra il loro approccio era guidato da stereotipi e da una prospettiva maschile, considerata la norma nella pratica clinica.
Schwarz indica che tra gli studenti di medicina gli stereotipi di genere emergono già nella prima fase diagnostica, quando si raccolgono informazioni importanti sull’anamnesi della paziente. Nella ricerca è emerso che gli aspiranti dottori tendevano a sondare possibili cause psicosociali e ad attribuire i sintomi a cause psicologiche o soggettive nelle pazienti donne. Invece, con i pazienti maschi le domande si concentravano piuttosto su aspetti fisiologici e legati alla sfera medica.
Un tipico caso di discriminazione sessuale è la gestione del dolore. Clair aggiunge che buona parte degli studenti di medicina e dei dottori crede che il dolore delle donne sia di origine “psicogena” o “emotiva”, poiché gli stereotipi vogliono che le donne drammatizzino, enfatizzino eccessivamente o addirittura si inventino il dolore. E ciò potrebbe portare a formulare una cura sbagliata, proponendo un trattamento psicologico piuttosto che la prescrizione di antidolorifici.
Naturalmente, questi pregiudizi e le idee sbagliate sulle pazienti possono influenzare il giudizio clinico, la diagnosi e il trattamento degli studenti in medicina. E ciò solleva la questione se le donne ricevano davvero le migliori cure e un’assistenza medica ottimale.
All’avanguardia in Svizzera
Clair e Schwarz sostengono che è giunto il momento di sfatare i luoghi comuni e lottare contro i pregiudizi riguardo a genere e sesso nella formazione medica. Dal 2019, l’Università di Losanna sostiene finanziariamente la loro squadra affinché integri nuovi corsi sull’influsso degli stereotipi sessuali nel curriculum di Unisanté. Il progetto pilota mira a promuovere un approccio critico e riflessivo nella pratica clinica degli studenti. Si tratta di una novità in Svizzera.
“Ad essere particolarmente innovativo è il metodo usato per esaminare i casi clinici nella quotidianità”, spiega Schwarz. “Progetti analoghi promossi nei Paesi Bassi, Germania o Svezia si concentrano invece su corsi teorici relativi a genere e medicina”.
La necessità di una prospettiva di genere nel percorso formativo dei medici è stata riconosciuta dai governi di Paesi Bassi e Svezia.
Il Ministero della salute olandese ha promosso tra il 2002 e il 2005 un progetto nazionale volto a integrare le questioni di genere nell’educazione medica presso l’Università di Radboud, centro medico di Nimega. Questa iniziativa è stata poi estesa alle altre università.
Dal canto suo, il governo svedese ha avviato varie valutazioni della medicina di genere nelle università, un’analisi che in seguito ha influenzato le politiche universitarie. Nel 2001, l’Università di Umeå ha integrato le prospettive di genere nel curricolo degli aspiranti dottori ed è stata istituita una commissione incaricata di seguire la messa in pratica delle misure decise. L’Istituto svedese Karolinska è stato il primo in Europa a proporre un corso online incentrato sulla questione “Salute e malattia da una prospettiva di genere”.
Alcune scuole di medicina in Germania, Canada e negli Stati Uniti propongono formazioni specifiche sulla medicina di genere, ma sono offerte puntuali e non a livello nazionale.
Nell’ambito del progetto pilota all’Unisanté, gli studenti di medicina devono trascorrere una settimana in una clinica dove sono chiamati a formulare diagnosi e prendersi cura dei pazienti. Dopo la pratica, ogni studente deve presentare un caso concreto a un esperto in medicina di genere dell’Unisanté e discutere con lui quale ruolo ha avuto il sesso del paziente nel giudizio clinico.
Gli studenti ricevono poi un riscontro da parte dell’esperto e sono chiamati a riflettere sulla prospettiva di genere, rispondendo a varie domande, per esempio: “Se il paziente fosse stato una donna, o un uomo, la diagnosi e le cure sarebbero state diverse?”.
Secondo Schwarz, tale riflessione permette agli studenti di identificare i possibili pregiudizi, di evitarli e combatterli quando indosseranno il camice bianco.
Clair e Schwarz sperano che l’iniziativa dell’Unisanté faccia da modello in Svizzera. L’anno scorso hanno elaborato una proposta di collaborazione con i principali ospedali universitari svizzeri affinché integrassero a loro volta la medicina di genere nel loro curricolo formativo. Inoltre, la loro iniziativa ha ottenuto un finanziamento dall’organizzazione mantello delle università svizzere. “Ciò significa che viene riconosciuta l’efficacia del nostro approccio”, dice Schwarz.
Al momento, la squadra di esperti sta realizzando una piattaforma online per condividere il materiale pedagogico e i documenti di riferimento degli studi in medicina delle università elvetiche. Lo scopo dell’iniziativa è incoraggiare i colleghi a promuovere la medicina di genere nei loro atenei.
Il genere è una questione scientifica
Anche se da decenni si discute sul fatto che è necessario aumentare la consapevolezza riguardo alla discriminazione sessuale, al momento sono poche le scuole al mondo che hanno adottato le misure necessarie per promuovere la medicina di genere sul campo.
Carole Clair dell’Unisanté crede che uno degli ostacoli maggiori sia l’idea radicata secondo cui il genere sia una questione politica o ideologica e non scientifica. Nelle scuole di medicina ci sono ancora professori che considerano il genere una questione secondaria nella formazione. L’esperta sostiene che per questo motivo non sono disposti a introdurre dei cambiamenti nel curricolo o a dedicare tempo alla sensibilizzazione e all’educazione degli studenti sull’argomento.
La formazione medica tocca un vasto ventaglio di argomenti e a volte è difficile integrare nuovi contenuti. “C’è voluto molto tempo per sensibilizzare i colleghi al problema e per convincerli a proporre corsi incentrati sulla prospettiva di genere”, dice Clair. Tuttavia, in Svizzera, l’insegnamento di genere suscita sempre più interesse. È anche per questo che la squadra di Unisanté sta unendo le forze e, insieme ad altre università, elabora materiale didattico per integrare la medicina di genere nel curricolo degli studi di medicina in Svizzera.
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