Quell’antica Società di beneficenza che aiuta gli svizzeri in Italia
La Società svizzera di beneficenza di Milano, che celebra i 145 anni di attività, è una delle più antiche istituzioni elvetiche in Italia. Il suo scopo è di aiutare i cittadini svizzeri che incontrano difficoltà nella vita di tutti i giorni. Tra loro, anziani e persone che hanno perso il lavoro.
Delle cinque Società svizzere di beneficenza (SSB) dislocate sul territorio italiano (Torino, Livorno, Milano, Trieste e Napoli), quella di Milano è sicuramente la più importante e la più strutturata. Il suo bacino di influenza copre altri territori regionali oltre a quello della Lombardia, dove abita una buona parte dei circa 50’000 cittadini di nazionalità svizzera iscritti alle liste di ambasciate e consolati.
Per statuto, la SSB aiuta i cittadini svizzeri in transito o di passaggio in Italia e i cosiddetti bi-nazionali che risiedono in Italia in pianta stabile.
Un aiuto dopo lo sfratto
A beneficiare della SSB non sono solo anziani, ma anche famiglie con figli minorenni e persone che, a seguito di un divorzio o della perdita del lavoro, si trovano a dover fare i conti con i problemi della vita di tutti i giorni.
“Sono persone che si vergognano quasi di chiedere un aiuto e cominciano le loro lettere di richiesta con frasi del tipo ‘Siamo imbarazzati, ci scusiamo, non sappiamo dove andare a bussare’. Spesso, le Caritas o i servizi sociali del comune di residenza a cui li rimandiamo non hanno potuto accogliere le loro richieste”, spiega a swissinfo.ch il presidente della SSB di Milano Alberto Fossati.
Tra gli assistiti ci sono beneficiari di lungo corso come Grazia, una signora anziana di Milano che vive con il marito e che la Società segue da alcuni anni. “Li abbiamo aiutati dopo lo sfratto dalla loro casa interagendo con gli uffici del Comune di Milano nella procedura di assegnazione di un alloggio popolare e nel produrre la documentazione. Abbiamo sostenuto le spese della nuova caldaia e stiamo dando un contributo per pagare le utenze luce e gas. Di recente abbiamo anche erogato un aiuto per l’acquisto di un nuovo paio di occhiali”, racconta Fossati.
Anche Erika, che vive in una località del Veneto, è una beneficiaria da alcuni anni. Lavoratrice part-time, divorziata, vive con i suoi due figli minorenni. “Quando siamo in presenza di minorenni cerchiamo di prestare una maggiore attenzione e aiuto. Per questo, ai figli di Erika paghiamo, già da alcuni anni, i libri di scuola, l’apparecchio del dentista e il campo estivo quando occorre. Questa è una nostra politica: ai figli minorenni cerchiamo di dare la possibilità di essere al pari dei propri compagni anche attraverso gli svaghi o le gite. Anche questo è inclusione sociale”.
Sempre nel Veneto (che la Società di Milano copre a seguito della fusione con quella di Venezia che non aveva più soci) vive una famiglia con una figlia anoressica che necessita più di un supporto psicologico, che di uno economico. “In questo caso abbiamo deciso di fare una erogazione mensile fino alla fine dell’anno poiché la famiglia non vuole rivolgersi ai servizi sociali del loro comune di residenza per pudore”.
Sostegno agli svizzeri di passaggio
La Società svizzera di beneficenza di Milano assiste anche gli svizzeri di passaggio. Persone che, in viaggio o in transito in Italia, si trovano in difficoltà e alle quali viene fornito un contributo per il rientro in Svizzera.
“Alcuni anni fa, un ospite della Clinica psichiatrica cantonale di Mendrisio è riuscito a prendere un treno e ad arrivare alla stazione Centrale di Milano. I poliziotti che lo hanno fermato, perché vagava per la stazione, hanno chiamato il Consolato Generale, il quale ci ha girato la richiesta di intervento. Alla persona abbiamo pagato vitto e alloggio per una notte e il viaggio di ritorno”, ricorda Fossati.
In quel caso, aggiunge, non c’è stato alcun rimborso. “Ma in almeno un paio di altri interventi a favore di nostri concittadini trovatisi in difficoltà e senza soldi in Italia, è capitato che, una volta rientrati, ci abbiano restituito il finanziamento con una maggiorazione”.
Interventi in aumento in seguito alla pandemia di Covid-19
Alla guida della Società c’è un Comitato direttivo che non è solo un organo decisionale, ma anche esecutivo: le 15 persone che vi siedono (tra le quali anche un rappresentante del Consolato generale di Svizzera a Milano) si suddividono i beneficiari in modo che ciascuno di essi abbia un referente a cui rivolgersi e con il quale relazionarsi. “Il Comitato è formato da persone generose che ringrazio per la loro disponibilità: è come se ognuno di noi fosse un volontario che tiene i contatti con un assistito”, dice Fossati.
La Società svizzera di beneficenza (SSB) di Milano nasce formalmente il 6 dicembre del 1875 per opera di alcuni cittadini svizzeri benestanti emigrati nella città italiana per trasferirvi la propria attività o per affari. Quindici i firmatari dell’atto di costituzione tra i quali quell’Ulrico Hoepli che aveva da poco aperto la propria libreria, destinata a diventare una delle più importanti del Paese, nel centro cittadino.
“La sua nascita formalizza in maniera più strutturata una cassa di soccorso che già esisteva e che veniva gestita presso il consolato”, racconta a swissinfo.ch Alberto Fossati, presidente della SSB di Milano. “Si reggeva con finanziamenti erogati sia dal Dipartimento federale degli esteri e dai Cantoni sia da raccolte fondi tra i membri della comunità degli svizzeri di Milano”.
L’istituzione non ha mai cessato la propria attività, nemmeno durante il secondo conflitto mondiale. “Nel 1876 il totale dei movimenti di cassa ammontava 3466,95 lire. Ai contributi e alle entrate partecipavano ben 17 Cantoni. Quell’anno furono 273 le persone assistite con 422 interventi effettuati, senza contare i 130 buoni di vitto e alloggio concessi a concittadini che provenivano dalle povere valli svizzere e che arrivavano a Milano in cerca di lavoro. Fra di loro venditori di castagne, di frutta e spazzacamini costretti ad emigrare verso la Lombardia”.
In base allo statuto della Società, i beneficiari possono essere cittadini svizzeri o persone con la doppia cittadinanza. Oggi, la SSB di Milano distribuisce aiuti a una decina di beneficiari: anziani pensionati, famiglie in ristrettezze economiche, ma anche aiuti a quei cittadini svizzeri di passaggio in Italia che si trovano in difficoltà a seguito di furti di documenti o di soldi.
In conseguenza del lockdown e dell’emergenza coronavirus, prosegue, altre persone hanno bussato alle porte della SSB. Qualcuno ha vinto la sua ritrosia a chiedere aiuto e si è rivolto alla Società svizzera di beneficenza attraverso il passaparola degli altri svizzeri o tramite la società svizzera, il consolato o altre istituzioni.
È il caso della signora Heidi, ricoverata in una casa di risposo del Nord-Est. Senza figli o famigliari, la sua pensione va interamente a coprire le spese di vitto e alloggio della struttura sanitaria comunale dove vive. Heidi non ha nemmeno un euro per pagarsi un caffè o una camicia da notte. “La richiesta è di poche decine di euro al mese e, a breve, le verseremo un piccolo contributo tramite la struttura con la richiesta di fornirle i soldi in contanti per permetterle le sue piccolissime spese”, spiega Fossati.
Dal bar di paese all’università
Anche una signora proprietaria di un piccolo bar in un paesino del Trentino ha ottenuto un aiuto per la ripartenza. Il locale al centro del paese ha dovuto chiudere per alcuni mesi e ora sta cercando di riaprire.
“La proprietaria, con tutte le spese fisse da pagare e con un figlio a carico, ha anche dimostrato di aver chiesto un prestito a un famigliare. Il bar ha riaperto a metà maggio con la preparazione di cibo per l’asporto e a noi ha chiesto un contributo che le erogheremo. Credo che sia giusto farlo, data la presenza del figlio minorenne. Si tratta di una persona coraggiosa e la nostra speranza è di aver potuto contribuire, nel nostro piccolo, a rasserenare questo periodo di incertezze”, precisa Fossati.
E poi c’è una famiglia con due figli che ha chiesto un aiuto per affrontare alcune spese. “Si tratta di una famiglia lombarda-svizzera. La moglie è malata di tumore e il marito, per starle vicino e occuparsi di lei, ha rallentato il lavoro diminuendo quindi le entrate economiche. Abbiamo deciso di fornire un aiuto ai due figli, studenti universitari, sostenendo le spese di trasporto e di iscrizione ai corsi. In questo caso, per velocizzare ulteriormente la pratica, abbiamo avuto il sostegno inaspettato di una fondazione che eroga borse di studio e in una settimana i contributi sono arrivati direttamente ai due ragazzi. In questo caso abbiamo fatto rete nella città di Milano coinvolgendo un altro ente. Un passaggio in cui io credo molto. Era la prima volta che facevamo questo genere di partnership e ha funzionato”, si rallegra Fossati.
Le risorse e quel bilancio da far quadrare
Nonostante il calo costante di donazioni e il fatto che il numero di soci si sia più che dimezzato dal 2006 ad oggi (passato da 107 a meno di 50), la SSB di Milano riesce ad effettuare una quarantina di interventi l’anno.
In soccorso della sua cassa ci sono le eredità e i legati che arrivano di tanto in tanto e che permettono, a loro volta, di erogare aiuti. “Da due svizzere, rispettivamente nel 2009 e nel 2018, abbiamo ricevuto una quota di eredità che di fatto, insieme al legato di una generosa italiana mancata nel 2011, ci permettono di avere delle risorse da cui attingere per alcuni anni, a patto che non aumentino le richieste di intervento e i relativi importi da erogare”, spiega Alberto Fossati.
Impensabile infatti assistere tutte le persone in difficoltà solo con le quote associative o con le donazioni. “La generosità degli svizzeri è quella che ha sempre portato, a scadenze inaspettate, alla sopravvivenza della Società permettendole di fare il proprio dovere”.
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