Nuova vita per un migliaio di sans-papiers ginevrini
Si stima che in Svizzera vivano circa 76'000 clandestini. L’anno scorso il canton Ginevra, dove vivono 13'000 sans-papiers, ha lanciato un progetto pilota di regolamentazione. In un anno, che progressi ci sono stati? Reportage.
«Avevo sentito dire che in Svizzera le cose andavano meglio», dice Purevmaa, originaria della Mongolia, raccontando gli inizi della sua vita «sotterranea» in terra elvetica, 13 anni fa. Oggi fa parte dei 1093 beneficiari di PapyrusCollegamento esterno, un progetto pilota che mira a regolarizzare i lavoratori sans-papiers di lunga data a Ginevra.
Dal 2005, data del suo arrivo in Svizzera, per mantenersi fa le pulizie in case private. «Molte altre donne del mio paese avevano trovato un buon lavoro a Ginevra», spiega. «Ho dunque deciso di venire qui anch’io. Avevo 24 anni quando sono arrivata con un’altra ragazza mongola, il cui fratello abitava già qui. Ci ha dato alloggio e ci ha trovato un lavoro».
Purevmaa dice che per una donna è «facile» trovare lavoro in una casa svizzera e che è stata trattata bene dai suoi datori di lavoro. Riceve ormai un salario decente che le permette, insieme a suo marito, di mantenere la famiglia.
Ha deciso di cogliere l’opportunità dell’operazione Papyrus per uscire dalla clandestinità e regolarizzare la sua situazione. Nella procedura è stata aiutata dal Sindacato interprofessionale delle lavoratrici e dei lavoratori (SITCollegamento esterno).
«Ci sono voluti tre mesi per raccogliere tutti i documenti», racconta. «Ma la cosa più difficile è stata aspettare sei mesi per una decisione». Una decisione negativa da parte delle autorità avrebbe significato l’espulsione dalla Svizzera. La sua domanda però è stata approvata.
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Un doppio obiettivo
Il progetto Payrus ha due obiettivi, secondo Pierre Maudet, membro del governo del canton Ginevra.
«Serve a normalizzare lo statuto dei sans-papiers secondo dei criteri severi, in un quadro legale definito, e contribuisce a risanare i settori dell’economia colpiti dal lavoro nero e dalla concorrenza salariale sleale», ha dichiarato il ministro cantonale in occasione di una conferenza stampa in cui è stato stilato un bilancio del primo anno del progetto.
In totale 1093 lavoratori illegali (244 famiglie, 8 coppie senza bambini, 291 celibi) hanno ricevuto dall’inizio dell’operazione il loro permesso di lavoro. Solo in quattro casi le domande sono state respinte e i richiedenti espulsi.
L’operazione Papyrus è stata seguita con attenzione e, sebbene si tratti di un progetto squisitamente ginevrino, ha ottenuto anche l’appoggio del governo federale. Secondo Mario Gattiker, capo della Segreteria di Stato della migrazione (SEMCollegamento esterno), per Berna si tratta di «un cammino esplorativo interessante per affrontare la questione delle migrazioni e del lavoro clandestino».
Mario Gattiker sottolinea però che la concessione del permesso di soggiorno agli immigrati in situazione irregolare rimane di competenza delle autorità federali. Le domande di regolarizzazione dell’operazione Papyrus sono esaminate nel quadro giuridico esistente e il progetto «non è una regolarizzazione collettiva né un’amnistia, ma piuttosto una valutazione caso per caso».
Il progetto è anche il risultato di una lunga battaglia condotta dalle organizzazioni che difendono i diritti dei lavoratori senza documenti. Per quindici anni hanno lavorato insieme a una vasta campagna d’informazione per tentare di trovare coloro che potrebbero aspirare alla regolarizzazione.
Criteri per la regolarizzazione:
· Dimostrare la propria indipendenza finanziaria
· Dichiarare tutti i lavori svolti
· Non avere debiti e non essere oggetto di un’azione legale
· Avere vissuto per almeno dieci anni senza interruzione a Ginevra (cinque anni con bambini in età scolare)
· Essere capaci di comunicare in francese.
Dal febbraio 2017 circa 3000 persone hanno chiesto un aiuto nell’ambito del programma, afferma Marianne Halle del Centro di contatto svizzeri-immigrati (CCSICollegamento esterno).
Secondo uno studio condotto dall’Università di Ginevra, il maggior numero di candidati proviene dall’America latina. Circa l’80% dei dossier regolarizzati proviene da questa regione, e più precisamente dal Brasile, dalla Bolivia e dalla Colombia. Per il resto, il 10% viene dall’Europa dell’est (Kosovo, Macedonia, Bosnia), il 6% dall’Asia (Filippine, Mongolia) e il 3% dall’Africa (Marocco, Algeria, Tunisia).
Sono numerosi coloro che non corrispondono ai requisiti richiesti. Secondo la SEM, a Ginevra rimangono circa 13’000 immigrati clandestini. Rémy Kammermann, avvocato del Centro sociale protestanteCollegamento esterno, afferma che queste persone non entrano in considerazione per presentare una domanda nell’ambito dell’operazione Papyrus, «sia a causa di debiti non estinti, sia perché il loro reddito non è sufficiente a giustificare la loro permanenza qui».
Ma per chi, come il brasiliano Everton, corrisponde ai criteri stabiliti e riesce a ottenere uno statuto legale, il cambiamento della vita quotidiana e la riduzione dello stress sono significativi.
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Reazioni variegate
A Ginevra Papyrus va avanti e ogni settimana viene inoltrata una quindicina di domande. Sia nel cantone, sia altrove il progetto suscita interesse e critiche. La sezione locale dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) ritiene che il programma invii un «segnale disastroso» e che attirerà semplicemente un numero crescente di clandestini nella regione.
Secondo le statistiche del 2015, Ginevra accoglie circa il 17% degli immigrati clandestini in Svizzera. Già prima di Papyrus il cantone è stato più attivo di altri nella regolarizzazione dei clandestini (vedi grafico).
Zurigo, che accoglie il maggior numero di immigrati clandestini, ne ha regolarizzati solo dieci nel periodo compreso tra il 2012 e il 2016. Secondo Rémy Kammermann, «numerose autorità della Svizzera tedesca negano il problema, cosa sorprendente in un cantone come Zurigo che conta tra 25’000 e 30’000 immigrati senza documenti».
Nella Svizzera tedesca, così come nel mondo anglosassone, si sente spesso l’argomento secondo cui «non bisognerebbe aiutare i sans-papiers, perché questo li premierebbe per la loro situazione illegale», dice ancora l’avvocato.
Molti di loro seguono però da vicino la situazione a Ginevra. Il capo della SEM Mario Gattiker non esclude la possibilità che «certi cantoni attendano la valutazione finale del progetto Papyrus per analizzare la possibilità di applicare un programma simile, adattato alle circostanze particolari».
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