Orrore ad Haiti, il mondo si mobilita
Dopo il sisma di martedì che potrebbe aver fatto più di centomila morti, ad Haiti la terra continua a tremare. Il fenomeno è seguito anche dal Servizio sismologico svizzero (SED), il cui direttore Domenico Giardini aveva subito previsto nuovi forti movimenti tellurici.
La gente è terrorizzata nell’isola caraibica e il mondo è sotto shock. La scossa iniziale di magnitudo 7,3 Richter ha trasformato la capitale Port-au-Prince, che conta circa due milioni di abitanti, in un ammasso di macerie. Anche numerosi edifici pubblici e importanti infrastrutture sono crollati. Fra le rovine migliaia di cadaveri e di feriti. Il primo ministro haitiano Jean-Max Bellerive ha detto di temere che il bilancio dei morti sia “nettamente superiore ai centomila”.
Decine di migliaia di senzatetto si sono ammassati nella strada principale della città in attesa di aiuto. Impotenti di fronte all’enormità del dramma, le autorità locali si affidano ai soccorritori che hanno iniziato ad affluire dai quattro angoli del mondo per prestare aiuti urgenti in mezzo a un grande caos, dove ormai manca tutto.
Non un fulmine a ciel sereno
Le dimensioni della devastazione non sorprendono gli esperti del SED che hanno seguito in diretta il terremoto, la cui forza è stata dieci volte superiore a quella del sisma verificatosi nell’aprile dell’anno scorso in Abruzzo.
“Già sulla base dei primi scenari ci si aspettavano migliaia di morti. Questo per due ragioni. Si è trattato di un terremoto di grandi dimensioni – non enormi, ma grosse – il cui epicentro si è situato a soli 10 chilometri dalla capitale. E Port-au-Prince è una città di due milioni di persone con migliaia e migliaia di edifici che non sono stati costruiti secondo norme di costruzione antisismiche”, ha spiegato Domenico Giardini a swissinfo.ch. Di conseguenza, i sismologi dell’istituto svizzero si attendevano “una notevole quantità di edifici crollati e dunque anche di persone sepolte sotto”.
“Non bisogna dimenticare che Haiti è uno dei paesi più poveri del mondo, con pochissima protezione contro le catastrofi naturali. Questa zona è soggetta a tante catastrofi naturali, che vanno da inondazioni, a tifoni, a fenomeni di frana. È un paese che non ha veramente avuto soldi per sviluppare delle costruzioni, delle infrastrutture, degli ospedali con sufficienti risorse perché possano essere protette da un terremoto. Basti pensare che Port-au-Prince ha quattro ospedali: tre sono rasi al suolo e uno funziona a malapena”.
Anche lo stesso sisma non costituisce una sorpresa per gli specialisti del SED. Esso “è avvenuto in un’area sismica ben nota, su un margine di placca, tra la placca dei Caraibi e la placca nordamericana, che si muove a quasi un centimetro l’anno. E si fa presto a fare i conti: un centimetro l’anno, se aspetta cent’anni è un metro, se ne aspetta 200 sono due metri. E quello è un magnitudo 7 e mezzo”, indica Giardini.
Il professore ricorda che in quella zona “negli ultimi secoli si sono registrati terremoti di grosse dimensioni e di simili entità”. Giardini elenca le date: “1860, 1770, 1761, 1684. Quindi qui c’è una storia sismica ben nota e su questa faglia, negli ultimi quattro secoli, di terremoti ce ne sono stati una serie. Perciò direi: nessuna sorpresa. Né dal punto di vista del terremoto né dal punto di vista dei danni”.
Una serie nera, che non sembra destinata ad arrestarsi. “Sicuramente è prevedibile che ci saranno aftershok, che ci saranno scosse successive e che continueranno ad accadere”, dice Domenico Giardini. Infatti, giovedì, puntualmente, è stata registrata una scossa di magnitudo 4,7 Richter.
“Se poi una zona limitrofa si possa attivare o no, questo richiede un monitoraggio locale con strumenti che verranno installati da team internazionali. Va detto comunque che è stata colpita la più grossa città che c’era nelle vicinanze. Quindi se ora dovesse venire un terremoto nelle zone limitrofe non avrebbe più città da colpire”, afferma il professore.
Corsa agli aiuti per evitare il collasso totale
Ciò non è comunque di consolazione di fronte alla catastrofe di Port-au-Prince. La comunità internazionale si mobilita per sbloccare fondi e inviare soccorritori per distribuire acqua, viveri, cure e farmaci ai sopravvissuti e cercare eventuali superstiti sotto le macerie. Si tratta di una corsa contro il tempo, per salvare il maggior numero di vite e impedire il diffondersi di epidemie.
Anche il primo gruppo di specialisti svizzeri, composto di sei persone, cui si è aggiunto un esperto dell’ONU, è giunto giovedì ad Haiti. Un secondo team di dodici esperti elvetici è partito giovedì mattina da Zurigo alla volta dell’isola caraibica.
Il Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA) ha deciso di non inviare immediatamente la colonna di soccorso completa – che conta più di cento membri – perché la situazione è “troppo caotica e in tali condizioni la missione rischierebbe di fallire”, ha spiegato il capo del CSA Toni Frisch. Si è trattato di una decisione dolorosa ma giusta, ha puntualizzato la ministra degli affari esteri Micheline Calmy-Rey, giovedì dinanzi al club della stampa diplomatica a Berna.
La responsabile della diplomazia elvetica ha d’altra parte detto che finora non è stata segnalata alcuna vittima svizzera. Tutte le famiglie svizzere ad Haiti sono state contattate tramite posta elettronica, sms o telefonicamente. Le autorità federali sono ora in attesa delle risposte, ha spiegato Micheline Calmy-Rey, aggiungendo che le comunicazioni sono molto difficili. Ad Haiti vivono circa 150 svizzeri, cui si aggiungono turisti elvetici, il cui numero per ora è imprecisato.
Date le enormi difficoltà di comunicazione a Port-au-Prince, il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) ha attivato uno speciale sito per aiutare migliaia di persone ad Haiti e all’estero a mettersi con i propri parenti. Gli interessati possono iscrivere sulla pagina www.icrc.org/familylinks i nomi dei familiari con i quali vogliono prendere contatto. Sul sito saranno inserite le risposte appena saranno disponibili.
Paola Beltrame e Sonia Fenazzi, swissinfo.ch
L’intensità dei terremoti è valutata secondo la scala Richter o la scala Mercalli. La prima indica la quantità di energia liberata dal sisma (magnitudo), mentre la seconda attribuisce un grado agli effetti prodotti sull’ambiente.
Il magnitudo si ottiene rapportando il logaritmo decimale dell’ampiezza massima di una scossa e il logaritmo di una scossa campione. Lo 0 equivale a un’energia liberata 105 Joule. Il valore massimo finora registrato è stato di magnitudo 8.6, pari all’energia di 1018 Joule.
La scala Mercalli è suddivisa in 12 gradi. Si va dal 1° grado con una scossa strumentale, non avvertita, fino al 12° con una grande catastrofe, che produce un danneggiamento totale, onde sulla superficie del suolo, distorsione delle linee di vista e di livello, oggetti lanciati in aria.
(Fonte: themeter.net)
La Catena della Solidarietà, assieme ai suoi partner, ha sbloccato tre milioni di franchi per gli aiuti urgenti ai sinistrati di Haiti.
La settimana prossima organizzerà una giornata nazionale di solidarietà alle vittime del terremoto.
Nel frattempo le donazioni possono essere versate sul conto corrente postale 10-15000-6, intestato alla Catena della Solidarietà – 1211 Ginevra 8, con l’annotazione “Haiti”.
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