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La seconda ondata di coronavirus pesa sul morale degli svizzeri

persona sfuocata davanti a una bandiera svizzera
Gli svizzeri rimpiangono la vita spensierata di prima della pandemia e sembrano più depressi rispetto alla prima ondata. Keystone/Gian Ehrenzeller

Mentre la seconda ondata di Covid-19 si sta diffondendo in Svizzera, la popolazione afferma di essere più pessimista rispetto alla primavera, secondo un nuovo sondaggio.

Collasso del sistema ospedaliero, situazione economica, aumento dei conflitti sociali, perdita del legame sociale e della solidarietà: tali questioni preoccupano sempre più la popolazione, secondo l’ultimo sondaggio Sotomo sul coronavirus in Svizzera. La situazione si è deteriorata rispetto all’indagine realizzata in primavera.

“L’attitudine generale non è più di considerare la crisi del coronavirus come una sorta di avventura, ma piuttosto come un fardello”, riassume Michael Hermann di Sotomo. L’istituto di ricerca ha realizzato vari sondaggi online, a intervalli regolari, per valutare come l’opinione pubblica percepisce la gestione della pandemia da parte del governo e gli impatti del coronavirus sulla società.

Quella pubblicata venerdì è la quinta indagine dal mese di marzo. È stata realizzata su mandato della Società svizzera di radiotelevisione (SSR SRG), di cui fa parte anche SWI swissinfo.ch.

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La situazione epidemiologica è rapidamente peggiorata nelle ultime settimane. Con oltre 1193 casi per 100’000 abitanti negli ultimi 14 giorni (stato al 6 di novembre), la Svizzera è tra i Paesi in cui l’incidenza è la più elevata.

Interrogati sulle preoccupazioni personali, il 55% dei partecipanti al sondaggio afferma di temere delle restrizioni delle libertà individuali a causa delle misure sanitarie adottate per frenare la propagazione del virus.

Michael Hermann sottolinea anche i timori sempre più marcati relativi all’isolamento sociale (dal 30% in giugno al 46% in ottobre) e ai conflitti all’interno della famiglia. Il sondaggio evidenzia che l’arrivo di una seconda ondata pandemica ha anche portato una maggiore inquietudine per la propria salute.

Da un sondaggio all’altro, la prospettiva di poter ritrovare una vita senza restrizioni si riduce in Svizzera. Oltre l’80% delle persone interrogate non si aspetta un ritorno alla normalità prima dell’estate 2021.

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Un po’ più di ottimismo per l’economia

In Svizzera, la gente è invece leggermente meno preoccupata per la situazione economica, secondo il sondaggio. In ottobre, è stata valutata pessima o estremamente pessima dal 35% dei partecipanti, contro il 57% in maggio e il 44% in giugno. Per Michael Hermann, ciò potrebbe spiegarsi col fatto che il Paese ha superato relativamente bene il primo periodo di semi confinamento.

“La popolazione svizzera non aspetta gli ordini del governo.”

Michael Hermann, politologo

Ma “l’umore generale è chiaramente peggiorato”, sottolinea. “La diffidenza, l’egoismo e l’aggressività sembrano prendere il sopravvento su valori quali la solidarietà e la benevolenza di cui parlavamo durante la prima ondata pandemica la scorsa primavera”.

Anche la volontà di aiutare e di essere in contatto con altre persone si è ridotta. La percentuale di persone disposte a dar prova di solidarietà è minore rispetto a marzo, quando il governo aveva sospeso la vita pubblica per tre mesi.

I ricercatori constatano differenze tra le tre principali regioni linguistiche della Svizzera e rilevano che le persone di età compresa tra i 15 e i 24 anni soffrono tendenzialmente di più rispetto agli over 65.

Fiducia e responsabilità individuale

La responsabilità individuale sembra essere di importanza cruciale per numerosi partecipanti al sondaggio. Secondo Michael Hermann, il fatto di indossare la mascherina laddove la distanza minima non può essere mantenuta era in generale condiviso, ancora prima che il governo introducesse l’obbligo a fine ottobre.

Una leggera maggioranza delle persone interrogate è anche favorevole all’introduzione di confinamenti di breve durata per frenare la pandemia, malgrado l’obiettivo dichiarato del governo e degli ambienti economici di evitare delle interruzioni.

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Per numerose persone, l’evoluzione del numero di contagi e di ospedalizzazioni è il principale fattore d’incitamento per un cambio di comportamento, non la politica governativa. “La popolazione svizzera non aspetta gli ordini del governo”, spiega Michael Hermann. “Ma segue le regole ed è pronta ad adeguarsi”.

La fiducia nel governo si è mantenuta, malgrado il calo tra aprile e ottobre, come hanno mostrato i risultati preliminari del sondaggio Sotomo pubblicati la settimana scorsa.

In ottobre, solo il 37% degli intervistati ha dichiarato di avere grande fiducia nel Consiglio federale per sormontare la crisi legata alla pandemia. Una quota salita al 44% una settimana dopo l’annuncio delle autorità di nuove misure per contenere la propagazione del virus.

Siamo tuttavia ancora lontani dalle cifre di marzo, quando più del 60% delle persone intervistate affermava di fare fiducia al governo.

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Un altro aspetto sottolineato dallo studio è la tendenza delle persone interrogate a considerare che la gestione della crisi del coronavirus è migliore in Svizzera che in altri Paesi europei. Nonostante il forte aumento dei contagi il mese scorso, il 21% dei partecipanti ritiene che la Svizzera si stia comportando molto meglio degli altri.

Michael Hermann intravvede qui “un residuo di patriottismo elvetico”. “Ma il sentimento di superiorità si è corroso dal mese di giugno, quando il ministro dell’interno Alain Berset assicurava fieramente che la Svizzera può far fronte al coronavirus”.

Il sondaggio online ha coinvolto 42’425 persone in tutte le regioni linguistiche della Svizzera.

È stato realizzato dall’istituto Sotomo su mandato della SRG SSR tra il 23 ottobre e il 2 novembre 2020.

Il margine d’errore è di +/- 1,1%.

Traduzione dall’inglese: Luigi Jorio

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