Anche la Svizzera deve confrontarsi con il suo razzismo
Il problema del razzismo è sulla bocca di tutti. Nei diretti interessati, la discussione suscita sentimenti ambivalenti: bello che se ne possa parlare anche in Svizzera, ma era necessario che si filmasse un uomo che muore perché di un tema così importante si parlasse davvero?
si definisce un’afro-europea. È nata a Zurigo e vive a Losanna. Ha studiato sociologia e cultural studies a Lucerna e Parigi. Lavora come giornalista e dirige l’agenzia di comunicazione Nunyola.
Negli ultimi giorni anche in Svizzera il tema ha fatto molto parlare di sé. La domanda principale, ripetuta di continuo, è indicativa di quanto il tema sia stato in realtà ben poco rilevante in passato: “C’è davvero razzismo in Svizzera?” È lo stesso genere di domanda di quella che viene posta a proposito del sessismo. Qui non daremo una risposta.
Ma anche se l’esistenza del razzismo è riconosciuta, in Svizzera c’è la convinzione che si tratti di un altro genere di razzismo, una forma più blanda, non paragonabile a quanto accade negli Stati Uniti.
Il razzismo non è un problema solo quando assume forme radicali. I casi estremi sono solo la conseguenza del radicamento strutturale di una disuguaglianza ignorata e non contrastata. Il razzismo non è peggiorato, la differenza è che oggi viene filmato.
Le cose non sono poi così diverse negli Stati Uniti. Un razzismo strutturale esiste anche in Svizzera. Si tratta di un razzismo che non dipende dall’atteggiamento dei singoli individui, ma da come una società organizza la convivenza. Negli Stati Uniti l’intero sistema è costruito in modo che le persone di colore siano svantaggiate rispetto ai bianchi.
In Svizzera il razzismo strutturale emerge in occasione di controlli di polizia e nella gestione della migrazione. Si chiama “racial profiling”. Vale a dire che le persone sono valutate in base a determinate categorie e interi gruppi sociali sono considerati con sospetto. Le persone di colore sono sottoposte molto più spesso a controlli rispetto ai bianchi.
Colonialismo svizzero
Non è comunque come negli Stati Uniti? La nostra storia è un’altra. Solo perché la Svizzera non aveva colonie non vuol dire che non abbia avuto nulla a che fare con il colonialismo. Nella nostra lingua troviamo parecchi rimasugli di un’epoca segnata da una politica razziale. Anche case e ristoranti portano ancora nomi nati in epoca coloniale.
Quanto abbiamo imparato a scuola sul ruolo della Svizzera nel colonialismo? Quanto siamo consapevoli del commercio degli schiavi, le cui tracce si trovano ancora oggi nel cioccolato svizzero? Che cosa facciamo per contrastare il fenomeno?
Abbiamo recepito ampiamente la produzione culturale degli Stati Uniti, che riproduce caratterizzazioni razziste. Spesso le assorbiamo in modo acritico.
Esperienza quotidiana
Il razzismo è dappertutto. Persone che non hanno la pelle bianca – come me – lo vivono ogni giorno. Il discorso che vi si oppone è sempre ostacolato o attribuito a frange estremiste.
Il razzismo non sparirà finché non avremola possibilità di renderlo visibile. E finché negheremo o cercheremo giustificazioni per la sua presenza.
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