Perché la Svizzera non vuole regolamentare l’aiuto al suicidio?
Il canton Neuchâtel chiede una regolamentazione giuridica del suicidio assistito e delle organizzazioni che lo offrono. La proposta è destinata a fallire, come tutti i tentativi di regolamentazione precedenti.
Cos’è un’iniziativa cantonale?
Ogni cantone può chiedereCollegamento esterno che una commissione parlamentare elabori una bozza di decreto dell’Assemblea federale.
Con un’iniziativa cantonaleCollegamento esterno, il canton Neuchâtel chiede che le condizioni per l’aiuto al suicidio siano regolamentate e che vengano create basi legali per le organizzazioni che offrono assistenza a persone che vogliono togliersi la vita.
Il cantone giustifica la sua azione tra l’altro con il fatto che le organizzazioni di aiuto al suicidio allargano sempre più la cerchia di persone a cui offrono i propri servizi. Nel frattempo ne fanno parte anche le persone che semplicemente soffrono per gli acciacchi legati all’età
Quadro legale troppo vago
Nel Consiglio degli Stati (camera dei cantoni) la proposta del canton Neuchâtel non ha trovato sostegno. Nella sessione del parlamento svizzero attualmente in corso, il tema sarà dibattuto dal Consiglio nazionale (camera del popolo). La professoressa di etica Samia Hurst-MajnoCollegamento esterno dell’Università di Ginevra afferma che sarebbe una sorpresa se l’iniziativa cantonale fosse accolta.
Non è la prima volta che la Svizzera discute della regolamentazione del suicidio assistito. “Finora si è sempre arrivati alla conclusione che la legislazione attualmente in vigore è sufficiente.” E questo nonostante la Corte europea dei diritti umaniCollegamento esterno abbia rimproverato la Svizzera per la base legale poco chiara.
Perché la Svizzera si oppone?
Il governo svizzero era a dire il vero intenzionato a regolamentare l’aiuto al suicidio, ma nel 2011 ha rinunciato ai suoi progetti. Poco prima due iniziative popolari che nel canton Zurigo volevano vietare l’assistenza al suicidio e il turismo dei suicidi erano state respinte da un’ampia maggioranza dei votanti.
Secondo il professore di diritto Bernhard RütscheCollegamento esterno dell’università di Lucerna, i fautori di una prassi liberale sull’assistenza al suicidio temono che una regolamentazione legale possa limitare le possibilità di assistenza al suicidio. Esponenti politici affermano spesso che una legge non è necessaria perché l’ordinamento professionaleCollegamento esterno regola già in maniera sufficiente la questione. “Inoltre il Consiglio federale ha osservato che con una regolamentazione legale lo Stato fornirebbe una sorta di marchio di qualità all’assistenza al suicidio e questo andrebbe evitato.”
Il sistema svizzero si basa sulla fiducia
Se lo Stato dovesse ora definire i parametri per la qualità e l’intensità della sofferenza che giustificherebbero il ricorso al suicidio assistito, si tratterebbe per la Svizzera di un salto di paradigma, afferma Hurst-Majno.
“Il nostro modello si basa sulla fiducia in due persone coinvolte: l’assistente e la persona che intende suicidarsi.” Il modello si base sulle semplici libertà individuali: la persona intenzionata a suicidarsi non ha il diritto a ottenere assistenza. “Se si regolamentasse in questo modo il suicidio assistito, sarebbe facile derivarne un diritto positivo all’assistenza al suicidio”, spiega Hurst-Majno.
Organizzazioni specializzate
L’iniziativa cantonale del canton Neuchâtel mette il dito nella piaga: le organizzazioni che assistono al suicidio.
In origine la Svizzera con una legislazione liberale voleva permettere il cosiddetto “ultimo favore fra amici”. Nessuno pensava a organizzazioni specializzate nel suicidio assistito. “È un paradosso”, dice Hurst-Majno. “Da una parte si vogliono persone competenti, d’altra parte si rimane nell’ottica del favore da parte del migliore amico.”
A suo avviso la soluzione risiederebbe nella professionalizzazione della professione di assistente al suicidio. È però consapevole di quanto la proposta possa suscitare scandalo. “La Svizzera sarebbe il primo e unico paese a introdurre una formazione per assistenti al suicidio.”
Suicidio assistito in Svizzera
In Svizzera si rende colpevole chi spinge qualcuno al suicidio o aiuta qualcuno a togliersi la vita per motivi egoistici. Viceversa, chi aiuta qualcuno a suicidarsi per motivi altruistici è esente da colpe.
Varie organizzazioni in Svizzera offrono aiuto per il suicidio in cambio di denaro. La domanda se l’accettazione di denaro possa essere considerata un “motivo egoistico” è stata a lungo oggetto di dibattito. Recentemente il fondatore della nota organizzazione svizzera per il suicidio assistito Dignitas è stato prosciolto dall’accusa di arricchimento indebitoCollegamento esterno in un processo considerato esemplare.
Traduzione dal tedesco: Andrea Tognina
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