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Sulle piste di sci i giovani sono sempre meno numerosi

Le giovani leve delle sport nazionale svizzero diminuiscono. Keystone

Le scuole svizzere organizzano sempre meno campi invernali. Questa tendenza rischia di sfociare in una crisi per le stazioni sciistiche. Le settimane bianche sono una tradizione che la Svizzera non può permettersi di perdere se vuole garantire il futuro del turismo invernale.

«Bisogna essere al 100% dalle sei del mattino alle undici di sera. Si deve far rispettare la disciplina ed essere presente per quei bambini che sono malati o che hanno nostalgia di casa». Urs Weibel, maestro di elementari a Berna, organizza campi sciistici per i bambini della sua scuola. Gli sforzi sono però enormi, come fa notare a swissinfo.ch.

Oltre a dover sorvegliare i bambini, «bisogna trovare una sistemazione adeguata, preparare un buon programma, trovare un numero sufficiente di sorveglianti e gestire la cucina».

Tradizionalmente, il calendario scolastico svizzero include una settimana bianca, tra gennaio e Pasqua, durante la quale i docenti accompagnano le loro classi in montagna per praticare sci e snowboard. La partecipazione è stata a lungo obbligatoria. Viste le responsabilità supplementari e la mancanza di interesse degli alunni che non hanno mai messo gli sci ai piedi, il ruolo ufficioso del maestro come promotore degli sport della neve sta però sempre più scemando.

Urs Weibel ritiene comunque che lo sforzo sia ancora gratificante. La sua scuola, che fino a un recente passato organizzava diversi campi ogni anno, oggi si limita ad uno. E anche gli obiettivi sono diventati più modesti: permettere ad ogni bambino di scoprire almeno una volta gli sport della neve.

Generazione perduta?

Stando ai dati più recenti dell’Ufficio federale dello sport, che attraverso il suo organismo Gioventù + Sport svolge un ruolo di primo piano nell’organizzare i corsi di sci, si è assistito tra il 2005 e il 2011 a un calo del 20% del numero di campi sciistici.

A questo corso nel canton Obvaldo partecipano solo un quarto degli studenti.

Altri sviluppi

Ancor più preoccupante è la stima di Svizzera Turismo, secondo cui l’85% dei figli di immigrati non pratica lo sci. In altre parole, le stazioni perdono 170’000 potenziali sciatori di età compresa tra 5 e 24 anni.

Una recente campagna pubblicitaria lanciata dall’ente turistico di Arosa si appoggia sulla giovane stella del calcio svizzero Xherdan Shaqiri per cercare di far scoprire le montagne ai figli degli immigrati. Durante una giornata, Shaqiri ha sperimentato diverse attività invernali, dalla slitta allo sci di fondo, passando per il curling e le passeggiate con una slitta trainata da un cavallo.

Il turismo invernale fa affidamento in gran parte sul mercato interno, poiché la metà degli ospiti proviene dalla Svizzera. Il problema è che la tendenza non promette nulla di buono: giro d’affari, pernottamenti e numero di giornate di sci sono infatti in calo. Nello stesso tempo, il numero di sciatori e snowboarder nella categoria d’età 20-29 anni ha fatto segnare un forte declino.

«Se le cose continuano così, in futuro il mercato domestico subirà un’erosione. Le funivie, che sono il motore dell’economia turistica di montagna, fanno i quattro quinti dei loro ricavi in inverno. Non si tratta però solo di una questione economica. Stiamo parlando di un bene culturale che vale la pena preservare», sottolinea Andreas Keller, responsabile della comunicazione di Funivie Svizzere, l’associazione ombrello del ramo.

swissinfo.ch

Appello all’azione

I responsabili politici e gli attori del settore sono coscienti del problema e si stanno dando da fare per cercare di invertire la tendenza. Lo scorso settembre, il Consiglio nazionale (camera bassa del parlamento svizzero) ha accettato la proposta di introdurre una giornata obbligatoria all’anno dedicata agli sport invernali a livello di scuola secondaria. La mozione deve ancora essere accettata dal Consiglio degli Stati.

Inoltre, la nuova legge federale sulla promozione dello sport, in vigore dall’ottobre 2013, ha aumentato i sussidi statali per i campi organizzati da Gioventù + Sport, portandoli da 6,70 a 7,60 franchi al giorno per persona.

Le autorità stanno pure valutando la possibilità di creare un centro nazionale per gli sport della neve, il cui principale scopo è di offrire condizioni ideali per svolgere campi scolastici.

Su invito dell’Ufficio federale dello sport, Svizzera Turismo, Swiss Ski, Funivie Svizzere e Segreteria di Stato dell’economia si sono riuniti a fine gennaio per elaborare un piano d’azione.

L’obiettivo è di facilitare il lavoro a quelle scuole che vogliono organizzare una giornata di sci o una settimana bianca. In particolare, dal prossimo inverno dovrebbe essere disponibile una piattaforma nazionale che presenta le offerte disponibili per gli istituti.

Gli sforzi vanno concentrati soprattutto a livello locale, spiega Christophe Lauener dell’Ufficio federale dello sport, aiutando maestri, scuole e comuni a riportare in primo piano gli sport della neve.

«Vi sono molte buone iniziative poco conosciute, che possono essere replicate», indica Launer.

Corsa a ostacoli

La sfida è di trovare soluzioni pratiche per superare gli ostacoli legati all’organizzazione e alla partecipazione ai campi scolastici, spina dorsale della cultura svizzera dello sci.

Ostacoli che sono numerosi e variati. Anche le condizioni meteorologiche giocano un ruolo. Le nevicate sono meno abbondanti, soprattutto in pianura, dove vive la maggior parte della popolazione. La scarsità di neve non motiva di certo alla pratica degli sport invernali, soprattutto se bisogna percorrere numerosi chilometri per trovare buone condizioni d’innevamento.

Il ventaglio di attività di svago alternative si è inoltre ampliato negli ultimi anni. Naturalmente vi è anche la questione dei costi. Sci e snowboard sono sport cari.

Il problema oltrepassa i confini svizzeri. La Federazione internazionale di sci ha ammesso che tra i giovani la pratica di sci e snowboard sta regredendo e per contrastare la tendenza ha lanciato la campagna «Children Back to Snow». Quest’anno, sono organizzati oltre 600 eventi in 35 paesi.

I tempi cambiano

Lilo Lätzsch, dell’Associazione dei docenti del canton Zurigo, ricorda che vent’anni fa, quando era lei stessa studente, le settimane bianche erano sovraffollate. La scuola media dove oggi insegna offre solo uno ‘snow day’ all’anno. I bambini che vi partecipano non sono più obbligati a infilare sci o snowboard, ma possono dedicarsi anche ad altre attività come le sculture di ghiaccio o la costruzione di igloo.

«Abbiamo riflettuto molto e abbiamo deciso di dare la possibilità agli allievi di scegliere se partecipare o meno. Nella mia classe, quattro studenti su venti hanno deciso di rinunciare».

Secondo Lilo Lätzsch, il problema non è legato tanto all’organizzazione preliminare, quanto piuttosto alle esigenze da soddisfare durante la settimana bianca. «A Zurigo abbiamo un grande sostegno per organizzare un campo. Una divisione del dipartimento dello sport si occupa di tutto quanto concerne la logistica e noi maestri dobbiamo solo inoltrare una richiesta».

Poter disporre di un maggior numero di specialisti di sport invernali, che svolgono le attività sulle piste e forniscono supporto tecnico, sarebbe di un grande aiuto, spiega l’insegnante.

Grazie al sostegno della Segreteria di Stato dell’economia, Funivie Svizzera propone quest’inverno dei pacchetti a prezzo ridotto, che contemplano anche un sostegno logistico, per 500 gruppi. Nello stesso tempo, l’associazione ombrello delle funivie lancia un appello per la reintroduzione di una settimana bianca obbligatoria nelle scuole.

«Se vogliamo che tra venti o trent’anni gli svizzeri vadano ancora in montagna, dobbiamo agire ora», sottolinea Andreas Keller.

Giornate di sci

Diminuzione del 12% tra la stagione 2004/05 (28,1 milioni) e quella 2011/12 (24,7 milioni

Giro d’affari invernale delle funivie

Diminuzione dell’8% tra il 2004/05 (806 milioni di franchi) e il 2011/12 (741 milioni).

Fonte: Funivie Svizzere

(traduzione di Daniele Mariani)

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