La svizzera che porta il teatro nelle case degli italiani
Eva Allenbach si è trasferita a Roma per amore e per coltivare la sua grande passione: la recitazione. Attrice di teatro, ha voluto rompere il muro immaginario che separa il pubblico dagli artisti.
Soldatessa austriaca durante la Prima guerra mondiale, tedesca nella Germania degli anni Sessanta, madre tossicodipendente e segretaria: sono alcuni dei personaggi in cui si è immedesimata Eva Allenbach, che a 37 anni ha già una discreta carriera artisticaCollegamento esterno alle spalle. Nel mondo del cinema, con corti e lungometraggi, e in quello del teatro.
Nella vita reale, Eva Allenbach è una svizzera emigrata a Roma. Una svizzera che col tempo si sta sempre più “italianizzando”, per usare le sue parole. “Sento mie entrambe le identità”, afferma.
La passione del cinema al Festival del film di Locarno
Eva Allenbach nasce a Zurigo nel 1982 e si trasferisce con la famiglia a Torricella, in Ticino, quando è ancora una bambina. Suo padre, di professione giornalista, ha ottenuto un posto come corrispondente a sud delle Alpi. Al termine della scuola dell’obbligo, fa ritorno a Zurigo per frequentare il liceo artistico. “Avevo solo 15 anni, ma siccome la mia mamma è anch’essa un po’ artista, ha capito la mia scelta”.
Per Eva Allenbach, la svolta arriva un anno più tardi, quando partecipa a Cinema&GioventùCollegamento esterno, il programma del Festival internazionale del film di Locarno rivolto a studenti svizzeri. È infatti sulle rive del Lago Maggiore che nasce la sua passione per il cinema.
Durante un anno sabbatico, in cui lavora anche come cameriera, inizia a interessarsi alle scuole di cinema. “Volevo fare la regista, ma poi ho scelto la strada della recitazione”. Nel 2003, dopo una dura selezione, è ammessa al Centro sperimentale di cinematografia di RomaCollegamento esterno. Terminati i tre anni di formazione, trova un agente e fa dei provini. Ma come si rende rapidamente conto, “non è facile campare come attrice”.
“Svizzera e italiana: sento mie entrambe le identità”
Eva Allenbach, attrice
Roma-Zurigo, andata e ritorno
Decide così di tornare in Svizzera, a Zurigo, anche per mettersi alla prova recitando in tedesco. Parallelamente a un impiego nella ristorazione, partecipa ad alcuni cortometraggi e film indipendenti. Ottiene anche una parte in Sinestesia, un film del 2010 coprodotto dalla Radiotelevisione svizzera. “Poi ho iniziato una relazione a distanza con un sardo che viveva a Roma e così mi sono nuovamente trasferita in Italia”, racconta Eva Allenbach.
Seguono dei ruoli in alcune pellicole destinate al grande schermo, tra cui Itaker – Vietato agli italianiCollegamento esterno, un film drammatico con Michele Placido che parla delle difficili condizioni di vita dei lavoratori stranieri, tra cui appunto gli italiani, che emigrarono in Germania negli anni Sessanta.
Ispirandosi ai suoi modelli – in primis la tedesca Sandra Hüller, vincitrice dell’Orso d’argento come migliore attrice al Festival di Berlino del 2006, e l’americana Gena Rowlands, Oscar alla carriera nel 2016 – l’attrice elvetica decide di cimentarsi nel teatro.
Teatro nelle case degli altri
“Ho iniziato con il collettivo artistico Isola TeatroCollegamento esterno, con il quale abbiamo fatto uno spettacolo multilingue sui disertori della Prima guerra mondiale. Poi, con ArtestudioCollegamento esterno, abbiamo realizzato degli spettacoli con carcerati e richiedenti l’asilo”, racconta Eva Allenbach.
Da un paio di anni, fa parte di teatrofattoincasaCollegamento esterno, una compagnia di attori uniti dalla predilezione per le opere di Natalia Ginzburg, scrittrice italiana del secolo scorso. “Abbiamo scelto una sua pièce ambientata all’interno e l’abbiamo portata nelle case”, spiega.
A differenza del classico teatro con palcoscenico, lo spettacolo si svolge nei salotti e nelle cucine di abitazioni private. Un modo per “abbattere la quarta parete che separa gli attori dalla platea”, dice Eva Allenbach. “Il pubblico è tra noi, seduto nei vari locali. Si crea così un’intimità particolare”.
Andare nelle case della gente, prosegue, è anche un modo per fare teatro senza disporre di grossi mezzi finanziari. Finora, la compagnia romana organizzato una ventina di rappresentazioni nella capitale italiana, in Toscana e pure in Ticino. Nel prossimo spettacolo, preannuncia Eva Allenbach, la vicinanza con il pubblico sarà ancora più marcata. “Ci sarà una scena di un pranzo tra amici. L’idea è che anche gli spettatori si siedano al tavolo a mangiare”.
Relazioni più spontanee, ma meno durature
Nell’attesa di interpretare una figura dalla forte personalità – “mi piacerebbe fare la parte di una commissaria o di una donna di potere” – Eva Allenbach tenta di trovare un equilibrio tra il suo essere svizzera e il suo vivere da italiana.
“Quando abitavo a Zurigo ero piuttosto chiusa, riservata. Venire a Roma è stato uno choc culturale e mi ci sono voluti alcuni anni per adattarmi al modo più diretto di vivere le relazioni e la socialità in generale”, confida. Amicizie e legami che secondo lei sono però meno profondi e duraturi rispetto a quelli in Svizzera. “Ho l’impressione che qui le persone entrino ed escano dalla tua vita in modo più rapido”.
Soprattutto su incitamento del padre, si sforza di seguire l’attualità e la politica svizzera – “così tengo vivo il tedesco” – e di partecipare a votazioni ed elezioni. “Troverei però più sensato poter votare nel luogo in cui si vive, anche perché, vista da qui, la Svizzera mi sembra un mondo assai lontano”, afferma.
Un mondo a cui non intende però voltare le spalle e che, anzi, vorrebbe far conoscere agli amici romani. “Natura, montagne, trasporti: è un paese fantastico. Vorrei che potessero scoprirlo anche i miei amici. È un peccato che la Svizzera sia così cara…”.¨
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