Tombe musulmane: una questione generazionale
In Svizzera la richiesta di luoghi di sepoltura riservati ai musulmani suscita molti dibattiti. Anche se è ancora ampiamente minoritaria, questa pratica è destinata a diffondersi parallelamente al radicamento delle giovani generazioni.
In primavera, alcuni media della Svizzera tedesca si sono chiesti con toni talvolta polemici perché le aree riservate ai musulmani nei cimiteri comunali siano così poco utilizzate dalle comunità a cui sono destinate. Dal 2000, una quindicina di città, soprattutto della Svizzera tedesca, ha riservato una parte dei propri cimiteri a persone di religione musulmana.
Cogliendo la palla al balzo, alla fine di aprile i giovani dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) di Lucerna hanno chiesto di chiudere l’area musulmana del cimitero di Friedental. È stata aperta nel 2008 e finora vi sono sepolte solo dieci persone. Nel canton San Gallo lo stesso partito si è opposto a una nuova legge sui cimiteri che vorrebbe autorizzare i comuni a creare delle aree musulmane. Nonostante l’opposizione nazional-conservatrice, in giugno la legge è stata approvata.
D’altro canto, anche la notizia di una prima sepoltura in un’area riservata a musulmani suscita sovente l’interesse della stampa. È quel che è accaduto in giugno a Bienne, sul confine linguistico, meno di un anno dopo la creazione di una zona destinata ai defunti di religione islamica nel cimitero comunale. Una zona in cui c’è spazio per circa 800 tombe.
Forti legami con la patria
Queste reazioni piuttosto emotive si scontrano con l’incomprensione dei principali interessati, ma anche degli studiosi delle religioni e dei responsabili dei cimiteri. Sia a Basilea che a Lucerna, questi ultimi hanno ricordato sulla stampa locale che buona parte dei defunti appartiene alla prima generazione di migranti e preferisce essere sepolta nei paesi d’origine.
Secondo le stime dell’Associazione delle organizzazioni musulmane di Zurigo (VIOZ), oltre il 90% delle salme musulmani deceduti in Svizzera sono rimpatriate. «Avevano ancora forti legami con il proprio paese d’origine», spiega Muhammad Hanel, portavoce della VIOZ. «È una cosa che cambierà tra una generazione, vale a dire tra circa 25 anni».
La pensa così anche il ricercatore Andreas Tunger-Zanetti, specialista dell’islam e coordinatore del Centro di ricerche sulle religioni dell’Università di Lucerna. «Il numero di sepolture musulmane in Svizzera aumenterà inevitabilmente nella misura in cui i giovani, che sono nati qui e hanno le loro radici qui, invecchieranno».
Il diritto a una sepoltura decente è garantito all’articolo 7 della Costituzione federale, che protegge la dignità umana. «Il mandato è chiaro», aggiunge Tunger-Zanetti. «La sua applicazione è una questione di interpretazione politica. A mio avviso, mettere a disposizione infrastrutture adeguate è anche una misura d’integrazione».
«Disumano e contrario all’integrazione»
Nel suo rapporto sul progetto di legge sui cimiteri, il governo del canton San Gallo ha espresso il suo rammarico per l’assenza di alternative al rimpatrio delle salme, considerando che questo nuoce all’integrazione dei migranti. «Il desiderio della popolazione musulmana di poter vivere le proprie convinzioni religiose relative al riposo eterno ha carattere esistenziale».
Il governo cantonale ha anche ricordato che l’aumento del numero delle persone di fede islamica in Svizzera fa crescere ovviamente anche il bisogno di forme di sepoltura rispettose delle tradizioni musulmane. Le statistiche più recenti confermano questa evoluzione.
Secondo uno studio condotto nell’ambito del programma nazionale di ricerca sulle collettività religiose, basato sul censimento federale del 2000 e pubblicato all’inizio di luglio, «al volgere del millennio in Svizzera vivevano 310’807 musulmani, pari al 4,26% della popolazione. Nel 1970 rappresentavano solo lo 0,26% dei residenti in Svizzera».
Compromesso sui rituali
Anche nel cantone di Zurigo, dove nel 2007 vivevano 102’000 musulmani, vale a dire quasi l’8% della popolazione, il dibattito sulle aree musulmane di sepoltura è acceso. La città ha creato una zona musulmana in uno dei suoi cimiteri, a Witikon, già nel 2004. Un’altra area musulmana sarà inaugurata a Winterthur quest’autunno.
«Dopo decenni di battaglie, abbiamo ottenuto una cosa molto importante, di cui apprezziamo il valore», afferma Issa Gerber, membro della commissione cimiteri della VIOZ. «Nel cimitero di Witikon dal 2004 sono state seppellite 131 persone secondo il rito islamico. I posti a disposizione sono 320». L’area misura 2520 metri quadrati. Quella di Winterthur sarà più grande: 380 posti su 3700 metri quadrati.
Per ottenere queste aree i musulmani hanno dovuto scendere a compromessi, com’è accaduto anche altrove. La loro religione impone loro di inumare la salma avvolta in un lenzuolo, senza bara. In teoria, la tomba dovrebbe essere riservata per sempre a una sola persona.
I musulmani hanno tuttavia accettato che la sepoltura avvenga in una bara e che nello stesso luogo possa essere inumato più di un defunto (a Zurigo fino a tre persone con un intervallo di 20 anni). Altro compromesso: a la Chaux-de-Fonds i corpi non sono sepolti in direzione della Mecca, ma la loro testa può essere inclinata verso sud-est.
Prossimità senza problemi
A Zurigo come a Liestal, le sepolture musulmane non hanno dato adito a nessuna recriminazione. La prossimità con altri individui e altre religioni non crea problemi. Intervenendo sul quotidiano Basler Zeitung, una municipale di Liestal, capoluogo del canton Basilea Campagna, ha definito le polemiche sulle aree musulmane «una tempesta in un bicchier d’acqua».
Quando in un comune si comincia a discutere la possibilità di creare un’area di sepoltura musulmana, l’opposizione può essere particolarmente tenace. Nel canton Berna, l’esecutivo del comune di Köniz ha rifiutato di riservare una zona del cimitero ai musulmani. Il legislativo è però tornato sulla decisione, approvando l’area musulmana. «Nel cantone di Zurigo, a parte le città di Zurigo e Winterthur, i comuni ci rendono la vita difficile», sostiene Issa Gerber.
Secondo Andrea Tunger-Zanetti, i musulmani potrebbero fondare cimiteri privati, come fanno gli ebrei. «Ma è una soluzione che costa cara. Ci vogliono spazi adatti al trattamento delle salme. Questa comunità non sembra avere i mezzi necessari per imboccare questa strada».
La prima area riservata alla sepoltura di persone di fede islamica in un cimitero comunale svizzero è stata aperta nel 1978 al Petit-Saconnex (Ginevra). Per anni si è discusso dei potenziali utenti; oggi l’area è al completo.
Alla fine del 2007, il municipio di Ginevra ha inaugurato nel cimitero di St-Georges delle «aree a orientamento confessionale» per le comunità musulmane ed ebraiche.
Aree riservate ai defunti musulmani esistono a Basilea (dal 2000), Berna (2000), Lugano (2002), Olten (2003), Zurigo (2004), Liestal (2007), Sissach (Basilea Campagna, 2008), Pratteln (Basilea Campagna, 2009), Thun (2009), La Chaux-de-Fonds (2011), Bienne (2011). Un’altra area musulmana sarà aperta l’autunno prossimo a Winterthur.
Altre zone riservate alle persone di fede islamica dovrebbero sorgere prossimamente nei cimiteri comunali di Le Locle, Neuchâtel e Köniz (Berna). Progetti analoghi sono in discussione anche a Schlieren e Dietikon nel cantone di Zurigo, località che contano oltre il 10% di popolazione musulmana. Il canton San Gallo ha approvato in giugno una legge che permette ai comuni di creare aree musulmane nei cimiteri.
Nel 2000 in Svizzera abitavano 310’807 musulmani, il 4,26% della popolazione residente. Nel 1970 la proporzione era dello 0,26%.
Su 100 musulmani che vivono in Svizzera, 57 sono originari dei paesi dell’ex-Jugoslavia, altri 20 sono turchi. Quasi l’80% dei musulmani residenti in Svizzera pratica quindi un islam di carattere europeo: la religione è considerata una questione privata e la laicità dello stato è rispettata.
(traduzione dal francese e adattamento: Andrea Tognina)
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