“Dobbiamo dare ai musulmani i mezzi per finanziarsi in Svizzera”
Il finanziamento di organizzazioni musulmane in Svizzera da parte di paesi che sostengono un Islam integralista suscita regolarmente dei dibattiti. Agli occhi di Mallory Schneuwly Purdie, responsabile di ricerca presso il Centro svizzero Islam e società all'Università di Friburgo, un maggiore riconoscimento di queste istituzioni da parte dello Stato consentirebbe loro di fare a meno della tutela straniera.
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Giornalista e viceresponsabile della redazione che raggruppa le tre lingue nazionali di swissinfo.ch (tedesco, francese italiano). In precedenza, redattore presso Teletext e rts.ch.
Un museo dedicato alle “civiltà dell’Islam” sarà inaugurato venerdì 27 maggio a La Chaux-de-Fonds, cantone di Neuchâtel. L’apertura avviene in un clima di polemiche sull’origine dei fondi impiegati per il suo esercizio, di cui una parte proviene da fondazioni dei paesi del Golfo accusate di promuovere un Islam fondamentalista e militante.
swissinfo.ch: Come valuta l’apertura del Museo della civiltà dell’Islam di La Chaux-de-Fonds?
Mallory Schneuwly Purdie: È difficile parlarne senza averlo visto, ma l’idea sembra interessante sotto molti aspetti. In primo luogo perché si tratta di un progetto portato a braccio da donne e, quindi, si rompe l’immagine della rappresentazione passiva delle donne musulmane. Poi, perché i musulmani decidono di essere attori dell’immagine che vogliono trasmettere della loro religione al pubblico e non più venir solo associati all’immagine spesso negativa che circola nei media.
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È un edificio in stile Art Nouveau piuttosto signorile, situato a due passi dalla stazione, sull’Avenue Léopold-Robert, la principale arteria di La Chaux-de-Fonds. Sopra la porta d’entrata, da qualche giorno si staglia la scritta «Museo delle civilizzazioni dell’islam». Ancor prima della sua apertura, in programma questo fine settimana, il MuciviCollegamento esterno – acronimo del museo…
swissinfo.ch: Il finanziamento da parte di mecenati del Golfo costituisce per lei un problema?
M.S-P.: Questo è un progetto strettamente privato. Se l’associazione che gestisce il museo è libera di presentare l’Islam come vuole, di apportarvi delle sfumature e di far conoscere altre correnti rispetto a quelle difese dai donatori, non vedo dove sia il problema. A condizione, naturalmente, che i fondi siano di origine legale. Ma non ho dubbi che le autorità di vigilanza abbiano fatto il loro lavoro di revisione.
swissinfo.ch: Alcuni politici, come la deputata popolare democratica argoviese Ruth Humbel, chiedono una maggiore trasparenza nel finanziamento delle istituzioni musulmane in Svizzera. Questa richiesta le sembra legittima?
M.S-P.: Oggi, le associazioni musulmane in Svizzera sono regolate dal diritto privato e non sono quindi tenute a rendere pubblici i loro conti. Ma non possiamo pretendere trasparenza senza nessuna controparte. Se vogliamo evitare in futuro che queste associazioni dipendano da donatori stranieri, bisogna dare loro i mezzi per finanziarsi in Svizzera. Ma, per fare ciò, sarebbe necessario che queste organizzazioni vengano riconosciute di interesse pubblico, uno statuto che permetterebbe loro di riscuotere una tassa religiosa presso i loro membri.
Traduzione di Armando Mombelli
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