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Un quarto degli svizzeri ha più di un alloggio

Le seconde case sono soltanto una delle ragioni della tendenza a disporre di più di un'abitazione, molto diffusa in Svizzera. Keystone

Disporre di più di un’abitazione è un fenomeno molto diffuso in Svizzera. Per la prima volta, uno studio dimostra che più di un quarto della popolazione non vive in una sola casa. Motivi professionali non sono la causa principale di questa "nomadismo", che è un riflesso dell'evoluzione della società. 

Il fatto che un buon numero di svizzeri abbia più di un alloggio non è una sorpresa: i dibattiti sull’iniziativa “Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie”, approvata dal popolo nel 2012, avevano già messo in luce questa realtà. Ciò che invece sorprende è l’entità di questo fenomeno. 

Lo studio 

Lo studio “Abitare in più alloggi in Svizzera” è stato finanziato dal Fondo nazionale svizzero della ricerca scientifica. 

L’inchiesta è stata realizzata tra il 2012 e il 2015 dai ricercatori del Politecnico federale di Zurigo (ETH Wohnforum), dell’Università di Basilea (Istituto di sociologia) e della Scuola superiore di Lucerna (Facoltà di economia). 

Lo studio è stato condotto con la partecipazione di un campione rappresentativo di 3246 persone di età compresa tra i 15 ei 74 anni.

Secondo uno studio realizzato dal centro di ricerche Wohnforum del Politecnico federale di Zurigo, in collaborazione con l’Università di Basilea e la Scuola superiore di Lucerna, il 28% delle persone interrogate abitano a più indirizzi e un altro 20% ha già fatto la stessa esperienza in passato. 

Tra le persone che vivono in più luoghi, il 9% dispone addirittura di quattro o più abitazioni. “Questo dato può sorprendere, ma non è tanto straordinario. Per esempio, ho incontrato una giovane donna che vive a Basilea per i suoi studi, ma viene anche ospitata regolarmente dal padre, dalla madre e dal suo fidanzato”, fa notare il sociologo Cédric Duchêne-Lacroix, co-autore dello studio. 

Lo stesso ricercatore è tuttavia sorpreso dalla portata del fenomeno. “In Svizzera vi è una quota pari all’8% di seconde abitazioni. Tenendo conto di altre forme di residenze multiple, avevamo previsto che si potesse superare un totale del 15%. Ma non avremmo mai immaginato di raggiungere il 28%”, rileva il ricercatore. 

Una società in trasformazione 

Ci sono molte ragioni che spiegano perché più di un quarto degli svizzeri vogliono o devono vivere in diversi luoghi. Il motivo più spesso citato – 68% delle persone interpellate – sono gli svaghi. Ragioni di lavoro vengono invece menzionate soltanto dal 15% degli interrogati. 

Ciononostante non si può giungere alla conclusione che gli svaghi siano il fattore determinante, avverte Cédric Duchêne-Lacroix. “Gli intervistati potevano citare più ragioni per spiegare la loro scelta. Gli svaghi figurano così tra i fattori presi in considerazione per la maggior parte delle residenze, mentre le altre attività sono limitate soltanto ad una.

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I dati presentati nello studio rientrano una certa logica. Ad esempio, il gruppo di età che vive più frequentemente in diversi alloggi è quello di 15-24 anni. Un periodo della vita in cui si deve più spesso trasferirsi altrove per la formazione, in cui si risiede a volte presso genitori separati o presso l’appartamento di un partner. 

Anche le relazioni famigliari o sentimentali influenzano la presenza di più alloggi. I single (36,5%) e i divorziati (34,4%) tendono maggiormente a vivere in diversi luoghi rispetto alle persone sposate (22%). Tra gli effetti dell’affidamento congiunto vi è anche quello che i figli di divorziati vivono in più di un’abitazione. 

Il modo di vivere è anche una sorta di specchio. “Dietro a questo fenomeno possiamo intravedere i cambiamenti della società. Certamente, è sempre esistito, ma era più ridotto e più legato a motivi tradizionali. Così, le ragioni professionali non avevano lo stesso influsso di oggi. Si possono inoltre osservare le trasformazioni in corso della famiglia”, sottolinea il sociologo. 

A cavallo tra due regioni 

swissinfo.ch ha incontrato una coppia che vive in più abitazioni. La moglie lavora durante la settimana a Zurigo, dove dispone di un pied-à-terre, mentre il marito risiede a Neuchâtel, dove si occupa della figlia di due anni. 

“Mia moglie non potrebbe esercitare la sua professione a Neuchâtel e deve rimanere a Zurigo”, spiega Pierre-François Besson. “È anche un modo per stare a cavallo tra le due regioni linguistiche, per evitare di ‘incrostarsi’. Abitare in due luoghi diversi permette di vivere la vita di famiglia con più leggerezza. E poi c’è il piacere di non essere costretto a stare sempre nello stesso posto”. 

Per questa coppia si tratta quindi di una formula ideale, anche se presenta alcuni svantaggi. “Vi sono chiaramente maggiori oneri finanziari, ma anche amministrativi. Mia moglie deve spiegare ogni anno alle autorità fiscali di Zurigo che viviamo effettivamente a Neuchâtel, dove paghiamo le tasse. Dobbiamo anche riflettere su alcuni dettagli della vita quotidiana, ad esempio per avere abbastanza vestiti in ogni alloggio. Ma tutto questo non è in definitiva un grande fastidio”. 

Un’equazione molto complessa 

Per i ricercatori, la tendenza a vivere in più di un alloggio è diventata un fenomeno “di massa”. Ma, proprio in un periodo in cui alcune regioni stanno vivendo una crisi cronica degli alloggi e i prezzi degli immobili sono particolarmente elevati in Svizzera, il fatto che più di un quarto della popolazione abbia più di un’abitazione non può essere considerato immorale o almeno socialmente discutibile? 

“Non credo che un sociologo possa rispondere a questo tipo di domanda”, ribatte ridendo Cédric Duchêne-Lacroix. “Scherzi a parte, non si può vedere la cosa dal punto di vista del bene o del male. L’equazione è alquanto complessa, poiché i parametri sono molto numerosi”. 

“Certamente si può considerare per esempio che una persona si accaparra maggiore spazio, se dispone di un appartamento in un’altra città per motivi di lavoro. Ma allo stesso tempo, questa stessa persona consuma meno per i trasporti, rispetto a qualcuno che fa ogni giorno il pendolare tra una città e l’altra”, fa notare il sociologo.

Traduzione di Armando Mombelli

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