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Un villaggio e la sua centrale atomica

Il simbolo di una regione: la torre di raffreddamento della centrale atomica di Gösgen. swissinfo.ch

Le polemiche divampano in tutta la Svizzera dopo la richiesta di autorizzazione per una nuova centrale nucleare, presentata il 10 giugno dall'Atel. Ma gli abitanti di Niedergösgen, dove dovrebbe sorgere l'impianto, non si oppongono. Una visita nel comune solettese.

Niedergösgen sembra assonnato. Casette con le imposte rosse e verdi, una panetteria, un paio di ristoranti e un’officina meccanica.

Il simbolo del villaggio solettese è la chiesa del castello. L’edificio neobarocco con la cupola e l’imponente campanile, che dall’alto di un promontorio roccioso domina il paese, da una trentina d’anni ha però una concorrente: la torre di raffreddamento della centrale atomica di Gösgen, insediata nel vicino comune di Däniken.

L’orgogliosa chiesa parrocchiale è oggi messa in ombra dalla mostruosa torre di cemento. Ma la competizione non la intimorisce. Infatti, malgrado tutto, ha più energia da distribuire, aveva affermato in occasione del centesimo anniversario della chiesa il parroco di Niedergösgen Jürg Schmid.

Un paragone ironico che non era stato gradito da tutti. L’allora direttore della centrale lo aveva immediatamente redarguito, confida il prete.

La società elettrica Aar e Ticino SA di Elettricità (Atel), che già gestisce l’impianto di Däniken vorrebbe ora costruire una seconda centrale di nuova generazione nelle vicinanze. “Ritengo veramente rischioso un secondo impianto”, commenta il parroco del comune di quattromila anime. Pur comprendendo la necessità di una nuova centrale, si chiede se debba essere assolutamente costruita in una regione densamente popolata come il Mittelland.

Don Jürg è preoccupato dai risultati, pubblicati di recente, di uno studio tedesco. Secondo quest’ultimo, i bambini sotto i cinque anni che abitano nelle vicinanze di centrali atomiche presentano un tasso di leucemia più elevato. La correlazione non è scientificamente provata, ma quei dati lo tormentano quando incontra bambini malati di leucemia nella sua regione.

La popolazione semplicemente non si azzarda a dire nulla o veramente non c’è alcuna opposizione a Niedergösgen? “La gente si è abituata alla centrale nucleare”, commenta padre Schmid.

Un grosso datore di lavoro

“Qui negli ultimi 30 anni è stata instaurata una grande fiducia nei gestori di centrali nucleari”, dichiara il sindaco Kurt Henzmann. Come la maggioranza del municipio, anch’egli sostiene il progetto di una nuova centrale. Gli impianti vengono regolarmente controllati dalle autorità cantonali e federali. Inoltre si conoscono le persone che vi lavorano, argomenta.

La centrale di Gösgen impiega circa 400 persone. L’80% abita nelle vicinanze. La popolazione approfitta inoltre dei lavori di manutenzione, sostiene il sindaco.

“Certo, in ogni impianto atomico è insito un certo potenziale di pericolo. Tuttavia avrei più paura se si trovasse dall’altra parte della frontiera”, dice Henzmann.

Dal profilo strettamente finanziario, il sindaco non è completamente soddisfatto. Su Niedergösgen pesa l’ombra della torre di raffreddamento, la scia di vapore condensato e l’immagine negativa. Ma di soldi il comune non ne vede molti, prosegue il sindaco.

Il comune di Däniken incassa i due terzi dei circa tre milioni di franchi di imposte che la centrale versa annualmente, mentre la decina di comuni vicini si deve spartire il rimanente terzo, sottolinea Henzmann. Quello che poi lo urta maggiormente è il fatto che circa 35 milioni di franchi di tasse all’anno finiscano nelle casse comunali di Olten, dove ha sede l’Atel. Ma se fosse costruita la nuova centrale, Niedergösgen dovrebbe ottenere di più, pronostica.

Il sindaco è d’altra parte convinto che l’energia nucleare abbia ancora un bel futuro davanti a sé e non teme che ci si ritrovi improvvisamente con due ruderi che nessuno vuole più gestire.

Da bambino Henzmann ha assistito da vicino alle grandi manifestazioni di protesta contro la costruzione della centrale atomica Gösgen prima del 1979. Spera che ciò non si ripeta, ma è cosciente che si debba tenere conto anche di tale eventualità.

Arte alla torre di raffreddamento

Al tavolo del ristorante Schmiedstube dove si incontrano i frequentatori abituali del ritrovo pubblico si gioca a carte. Carte che sono sponsorizzate dalla centrale di Gösgen.

Un secondo impianto può solo essere positivo, affermano i quattro giocatori. Tutti lavorano per la centrale di Gösgen. “Altrimenti dove si va a prendere l’energia?”. Solo l’aspetto estetico sembra disturbare. “Avere due ciminiere davanti al naso effettivamente mi dà un po’ fastidio”, dice uno dei quattro. La nuova non sarà così alta, replica un collega.

In un campo a un paio di centinaia di metri dalla centrale atomica, una madre e i due figli raccolgono fragole. Il cinguettio degli uccelli si mescola al rumorio dell’impianto nucleare. La nuova centrale non avrà sicuramente un bell’aspetto, prevede la donna. “Si potrebbe però darle una forma artistica”, suggerisce.

La creazione di un secondo impianto non la inquieta. “Se accadesse qualcosa, sarebbe spacciata tutta la Svizzera. Dunque meglio essere vicini, che almeno si muore subito”, sentenzia.

Anche il giovane contadino proprietario di una fattoria a ridosso della torre di raffreddamento non ha nulla da ridire sulla costruzione di una seconda centrale. “Porta nuovi posti di lavoro nella regione”, dice Bruno Meier, cresciuto a fianco dell’impianto.

La centrale atomica è un’industria come qualsiasi altra, afferma. “Sarebbe bello se Niedergösgen ricevesse un po’ più di soldi con la seconda che con la prima”. Meier non ha crucci né per la qualità dei suoi prodotti né per la sicurezza. “Può succedere qualsiasi cosa ovunque”.

“Critiche come eresie”

Una pedagoga sociale di Olten si dice assolutamente stupita dall’assenza di reazioni da parte della popolazione locale. “Le critiche alla centrale nucleare sono percepite come eresie”, rileva. La centrale esistente non offre solo impieghi alla popolazione, ma cerca di coinvolgerla con eventi come per esempio il car crashing nell’area dello stabilimento, spiega.

La moglie del panettiere però non ha peli sulla lingua. “È da 30 anni che viviamo con una centrale atomica. Non ho bisogno di una seconda, mi basta quella che c’è”. Secondo la donna, la gente si ribellerà quando il progetto diventerà concreto. Adesso è ancora troppo presto.

swissinfo, Corinne Buchser
(traduzione dal tedesco di Sonia Fenazzi)

In Svizzera mentre il consumo energetico continua ad aumentare, le cinque centrali nucleari si avvicinano alla fine del ciclo produttivo. Nel 2020 dovranno essere disattivate quelle di Mühleberg, Beznau I e II. L’autorizzazione d’esercizio scade poi nel 2040 per quella di Gösgen e nel 2045 per quella di Leibstadt.

Il gruppo energetico Atel il 10 giugno ha inoltrato una richiesta di autorizzazione per una nuova centrale nucleare sul territorio dei tre comuni solettesi di Däniken, Niedergösgen e Gretzenbach.

Anche i gruppi concorrenti Axpo e BKW progettano due nuove centrali che dovrebbero sostituire quelle attuali di Beznau I e II come pure di Mühleberg.

L’ipotesi che in Svizzera si costruiscano tre nuove centrali atomiche appare tuttavia improbabile. Considerati i notevoli investimenti,che si aggirano fra i 6 e i 7 miliardi di franchi, una nuova centrale può essere costruita solo in partnership, concordano i tre gruppi energetici.

L’ultima parola potrebbe spettare al popolo. Infatti, l’Alleanza “Stopp Atom”/”Non au nucléaire” e i Verdi hanno preannunciato il referendum.

I grandi produttori pronosticano per la Svizzera una carenza di energia nel 2020.

Il registro tedesco dei cancri fra i bambini a Magonza ha pubblicato alla fine del 2007 le conclusioni di uno studio, secondo cui il rischio di leucemia per i bimbi sotto i cinque anni che vivono vicino alle centrali atomiche aumenta.

L’Istituto di medicina sociale e preventiva dell’Università di Berna dovrebbe ora condurre una ricerca analoga.

Nella sua dissertazione sulla leucemia infantile, il ricercatore Pierre Morin aveva già sollevato nel 1994 la questione della possibilità che le centrali nucleari provocassero il cancro. Egli aveva riscontrato nel canton Soletta, dove c’è appunto la centrale di Gösgen, un’inspiegabile frequenza di casi di leucemia.

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