Una stampa libera per la pace nei Grandi Laghi
In Ruanda e nella regione dei Grandi Laghi, i media hanno troppo spesso servito da vettore ad ideologie di odio. Fondata con l'aiuto della cooperazione svizzera, un'agenzia di stampa lotta per permettere ai cittadini d'accedere a un'informazione di qualità. Intervista ad Albert-Baudouin Twizeyimana.
Albert-Baudouin Twizeyimana è un uomo determinato, che lotta per far progredire la libertà di stampa e la trasparenza delle autorità nel suo paese. Caporedattore di Syfia Grands-Lacs in Ruanda, un’agenzia di stampa indipendente sostenuta da diversi finanziatori internazionali, fra cui anche la Svizzera, e corrispondente per BBC Africa, il giornalista sottolinea le difficoltà riscontrate dai media nel suo paese. Ma anche il ruolo positivo che la stampa può rivestire nel lungo processo di riconciliazione nazionale. Intervista.
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swissinfo.ch: “Meglio informare per meglio riconciliare”, questo è il progetto di Syfia Grands Lacs. Come può la stampa contribuire concretamente alla pace in una regione scossa da innumerevoli conflitti?
Albert-Baudouin Twizeyimana: Abbiamo adottato questo slogan perché crediamo profondamente che un’informazione di qualità permetterà di meglio riconciliare i popoli che sono stati dilaniati dalle numerose guerre nella regione. Coloro che non si conoscono si considerano nemici. Che sia nel settore agricolo, dell’educazione o dei diritti dell’uomo, i congolesi, i ruandesi e i burundesi costatano attraverso i nostri articoli che spesso condividono la stessa sorte e che non sono così diversi gli uni dagli altri. Gli 80 giornalisti che lavorano per conto di Syfia Grands-Lacs si sforzano di mostrare quotidianamente la realtà vissuta dai cittadini di questi tre paesi.
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swissinfo.ch: Che cosa intende esattamente per informazione di qualità?
A-B.T: L’informazione di qualità vuol dire semplicemente rispecchiare la vita quotidiana dei nostri concittadini. Questo implica che i nostri giornalisti siano costantemente sul campo, a contatto con le persone. Vogliamo fare da contrappeso a tutti i media che si danno alla propaganda e alla disinformazione. Ricordiamo tutti il ruolo estremamente negativo che ha rivestito la Radio Televisione Libera delle Mille Colline (RTLM) nel genocidio del 1994. Ancora oggi, diversi media della regione fanno propaganda, sia essa in favore o contro il governo. I media tendenziosi uccidono l’informazione e privano i cittadini del diritto d’accesso a un’informazione credibile. Per permettere alle popolazioni della regione di ravvicinarsi, è essenziale che il giornalismo rimanga neutrale e imparziale.
swissinfo.ch: È veramente possibile praticare un giornalismo indipendente e neutrale nella regione?
A-B.T: Sì, è possibile. I nostri articoli sono ripresi da diversi media locali, in altri paesi africani e anche in Europa. Vista la fama di Syfia Grands-Lacs, numerosi giornalisti vogliono lavorare per noi. Tuttavia, la mancanza di risorse finanziarie limita in modo importante l’indipendenza della stampa. I media privati non hanno praticamente nessuna possibilità di trovare un modello economico valido senza sostegno politico. Dal canto nostro, abbiamo la fortuna di poter contare sul sostegno di finanziatori internazionali, tra cui l’Unione europea e la Svizzera.
swissinfo.ch: Ci sono tematiche che rifiutate di trattare?
A-B.T. Abbiamo un limite, che consiste nel non immischiarci in argomenti politici troppo scottanti e di parte. A parte ciò, non abbiamo alcun tabù. Ingiustizia, uguaglianza, parità, educazione, ambiente: tutti i cosiddetti temi di società trovano spazio da noi. È vero che non è sempre facile parlarne senza infastidire i dirigenti, poiché la politica interviene praticamente in tutti i settori della vita quotidiana. Numerosi giornalisti si autocensurano per non avere noie. Dal canto nostro, restiamo vigili, e facciamo attenzione a rispettare rigorosamente l’etica, la deontologia e le leggi nazionali. Con alcuni miei colleghi partecipo regolarmente alle consultazioni sui cambiamenti legislativi che concernono la stampa ruandese.
swissinfo.ch: Quali sono le principali difficoltà riscontrate dai vostri giornalisti sul campo?
A-B.T: L’accesso all’informazione rimane ancora oggi la sfida più grande per i giornalisti della regione, specialmente in Ruanda. Quando un contadino vede che un politico rifiuta di rispondere a un giornalista, lo imiterà. L’altro tipo di difficoltà è finanziario. Diversi media non possono semplicemente permettersi di inviare dei giornalisti sul campo per verificare le informazioni. D’altro canto, i professionisti dei media spesso mancano profondamente di formazione e dei prerequisiti di base. Globalmente, la qualità del giornalismo in Ruanda è mediocre se confrontata con i paesi vicini, penso al Kenya, alla Tanzania o all’Uganda, dove il margine per l’esercizio della professione giornalistica è maggiore.
swissinfo.ch: Bisogna essere un po’ incoscienti per praticare il mestiere di giornalista in Ruanda?
A-B.T: Fare il nostro mestiere in Ruanda non è più rischioso che in molti altri posti del pianeta. Quando si è convinti di ciò che si fa, non si ha paura. L’essenziale, è essere onesti con se stessi e rimanere fedele alle proprie fonti. D’altro canto, faccio della libertà di stampa una battaglia personale. Perché il giornalismo possa cambiare il mondo, deve poter essere libero.FF
Syfia Grands-Lacs produce dai 5 ai 10 articoli la settimana, incentrati sulla realtà quotidiana degli abitanti del Ruanda, della Repubblica democratica del Congo (RDC) e del Burundi.
Questi articoli “sul campo” devono permettere di favorire la riconciliazione tra le popolazioni dei diversi paesi, di accompagnare i processi democratici, l’istituzione dello Stato di diritto e l’incoraggiamento d’iniziative positive.
I testi sono inviati ad oltre 100 giornali e 300 radio dei tre paesi, che ne fanno largamente uso. L’agenzia pubblica ha anche due giornali, uno nella RDC, con una tiratura di 4500 copie e distribuito, o venduto, in tutto il paese, l’altro nel Burundi, con 850 copie.
Gli articoli sono trasmessi anche a giornali europei, che possono così disporre di un’informazione originale e di prima mano su questi paesi.
Syfia Grands-Lacs fornisce ai suoi corrispondenti una formazione pratica e sul lungo termine sulle tecniche giornalistiche e la deontologia. In questa formazione, l’etica e la responsabilità sociale del giornalista sono punti centrali.
Il Ruanda si situa al 165° posto su 179 paesi nella classifica della libertà di stampa 2011/2012 stilata da Reporter senza frontiere (RSF). Secondo l’organizzazione di difesa della stampa, le conseguenze del genocidio nella società ruandese sono tali che qualsiasi critica rivolta al governo o qualsiasi opinione che si scosta in modo più o meno marcato dalla linea ufficiale è sistematicamente tacciata di “negazionismo” ed è rapidamente repressa.
Le autorità utilizzano le leggi sulla “ideologia del genocidio” ed il “settarismo” per mettere un bavaglio alla libertà d’espressione. La stampa indipendente è sottomessa a forti pressioni, esercitate dai più alti dirigenti dello Stato. Il presidente della Repubblica, Paul Kagamé, figura da diversi anni nella lista dei “predatori” della libertà di stampa denunciati da RSF.
Nel 2010, le elezioni presidenziali che hanno portato alla rielezione di Paul Kagamé con il 93% dei voti si sono svolte in un clima detestabile per la stampa. I due principali giornali dell’epoca, Umuseso e Umuvugizi, bestie nere del governo, sono stati sospesi. Diversi giornalisti sono stati condannati a pene detentive. Le autorità sono inoltre fortemente sospettate di essere implicate nell’assassinio del giornalista Jean-Léonard Rugambage, assistente caporedattore di Umuvugizi.
(traduzione di Francesca Motta)
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