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Il decano degli svizzeri all’estero festeggia 109 anni

Rodolphe Buxcel e la sua grande passione, la pesca. swissinfo.ch

Originario del canton Vaud, Rodolphe Buxcel è nato nella Russia zarista e più precisamente nella colonia viticola svizzera di Chabag. Colui che oggi festeggia 109 anni nel Michigan, potrebbe essere lo svizzero più vecchio del mondo.

Nato il 5 settembre 1908 nella colonia svizzera di Chabag, in riva al Mar Nero, Rodolphe Buxcel si è alzato alle 6 del mattino per il suo compleanno, come ogni giorno d’altronde. A 109 anni, ha qualche problema di mobilità e la figlia Erika deve ripetergli più volte la stessa domanda, in francese e in spagnolo. Niente di sorprendente per colui che è probabilmente lo svizzero più anziano del pianeta. «Non avrei mai pensato che avrebbe vissuto così a lungo. Da giovane aveva una malattia allo stomaco», racconta la figlia Erika, che si prende cura di lui nella città statunitense dove sono emigrati, Baroda, sul lago Michigan.

«Eravamo ricchi, ma non avevamo soldi, ricorda Rodolphe nel film a lui dedicato, “La memoria vivente di Chabag”. «Avevamo case bellissime e domestici russi, ma non molto denaro. Mio padre possedeva 50 ettari di vigna e 130 ettari di terre coltivabili. Impiegava annualmente molti servitori e domestici. Coltivava tanto mais. Aveva da 12 a 15 maiali: li macellavamo per farne salsicce e prosciutto. Durante la trebbiatura del grano con la macchina a vapore, impiegavamo una ventina di operai, ai quali davamo del buon borsch. Per il lavoro nei vigneti, impiegavamo invece braccianti su chiamata. Abitavano nel villaggio russo vicino. Mio padre aveva due stalle per i cavalli e le mucche, una per l’estate e l’altra per l’inverno».

Dal Giura vodese alla Russia zarista

Originario di Romainmôtier, villaggio del Giura vodese, Rodolphe Buxcel è nato a Chabag, una colonia svizzera in terra russa fondata nel 1822 dal botanico vodese Louis-Vincent Tardent.

Il primo della famiglia Buxcel ad emigrare è stato François, partito da Romainmôtier nel 1830 con la moglie Gabriele e i sei figli. Un evento riportato anche dai quotidiani locali: «In questi giorni è passato dalla città di Berna un carro sul quale era posta una grande cassa a forma di casa, con tanto di porte e finestre», scriveva il 5 marzo 1830 il quotidiano Nouvelliste.

Cinque anni nei campi in Germania

I Buxcel prosperarono nella colonia svizzera fino al 28 giugno 1940, giorno in cui le truppe sovietiche occuparono nuovamente queste terre, che tra le due guerre erano passate nelle mani del Regno di Romania. I soldati dell’URSS privarono Rodolphe e la sua famiglia di tutti i beni, costringendoli a rifugiarsi nei campi in Germania, dove restarono per cinque anni. È solo alla fine della Seconda guerra mondiale che i Buxcel tornarono a Losanna, in Svizzera.

Il passaporto svizzero di Rudolf Buxcel. swissinfo.ch

Nel 1951, Rodolphe decise di emigrare in Uruguay per occuparsi dei vigneti sul Rio Negro. «Dopo essere fuggito dai comunisti, avevo paura che Stalin invadesse la Svizzera!», spiega l’anziano, saltellando tra il francese, il russo, il rumeno, l’ucraino e il tedesco.

Rodolphe parla correntemente anche spagnolo, una lingua che ha imparato in Uruguay. L’inglese invece non lo mastica ancora, malgrado abbia trascorso 33 anni negli Stati Uniti. «Sono arrivato che avevo già più di 70 anni, troppo anziano per imparare una nuova lingua».

Come tutte le famiglie di Chabag, i Buxcel hanno mantenuto il passaporto svizzero durante i 120 anni di esistenza della colonia. Gli unici ad essere rimasti nell’URSS nel 1942 sono morti deportati in Siberia o negli Urali (come l’ultimo sindaco David Besson) oppure arruolati nell’Armata rossa. I discendenti raccontano che dei soldati russi sono annegati nel vino svizzero, dopo aver sparato a raffica sui barili!

«Ricevo 1’400 dollari di AVS al mese. In Svizzera con questi soldi morirei di fame».

I segreti della longevità

Qual è la sua chiave della longevità di Rodolphe, lui che mangia con appetito, ma cammina con difficoltà? «Vado a dormire presto, verso le 21, e mi alzo alle 6 del mattino». Una vita semplice dettata dalla forza delle cose. «Ricevo 1’400 dollari di AVS al mese (la pensione statale, ndr). In Svizzera con questi soldi morirei di fame», afferma l’anziano.

In un francese dall’accento russo, Rodolphe racconta la sua infanzia a Chabag, dove i capponi salivano sul tetto a mangiare la paglia. Gli stessi capponi che venivano mangiati a Natale. Oppure ricorda la tragica scomparsa di uno dei suoi tre fratelli, morto affogato, che ha sconvolto per sempre la madre. «Mio padre Emile Buxcel ha avuto dieci figli: quattro maschi e sei femmine. Io ero il più giovane».

Un altro svizzero francese ha raggiunto la stessa età canonica di Rodolphe, il friburghese Pierre Gremion, deceduto a Broc nel 2012, un giorno prima di compiere 110 anni.



Traduzione dal francese, Stefania Summermatter

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