Dalla Svizzera un test per individuare il coronavirus
Gli Ospedali universitari di Ginevra hanno elaborato un test per individuare il nuovo virus che dalla Cina si sta diffondendo nel mondo. L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) decide giovedì se il coronavirus di Wuhan costituisce un'emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale.
Finora, l’OMS – la riunione d’urgenza di mercoledì è stata prolungata di una giornata – ha parlato di emergenza sanitaria di livello internazionale solo per dei rari casi di epidemie che necessitavano di una reazione vigorosa. Tra questi: l’influenza suina H1N1 nel 2009, il virus Zika nel 2016 e il virus Ebola, che ha colpito parte dell’Africa occidentale dal 2014 al 2016 e la Repubblica democratica del Congo dal 2018.
Il nuovo coronavirus 2019-nCovCollegamento esterno ha contagiato centinaia di persone e ha causato almeno 17 decessi. Presente in circa la metà delle province cinesi, comprese le megalopoli di Pechino e Shanghai, è stato segnalato anche in Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Thailandia, Australia e Stati Uniti. E nelle ultime ore si è aggiunto un caso sospetto in Russia, il primo in Europa.
A inquietare in modo particolare è la trasmissione da uomo a uomo, confermata da un ricercatore cinese, e il fatto che il virus potrebbe mutare e diffondersi più facilmente.
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— WHO Jordan (@WHOJordan) January 22, 2020Collegamento esterno
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Test per chi rientra dalla Cina
La lotta contro quest’ennesima minaccia di origine virale passa anche dalla Svizzera. Una decina di giorni fa, gli Ospedali universitari di Ginevra (HUGCollegamento esterno) hanno elaborato un test di depistaggio che dovrebbe permettere di riconoscere velocemente le persone contagiate.
“Il virus è identificato, possediamo l’intero suo codice genetico”, ha affermatoCollegamento esterno Laurent Kaiser, responsabile del Servizio di malattie infettive degli HUG, alla Televisione svizzera di lingua francese RTS.
Il test è molto semplice: basta strofinare un bastoncino cotonato in fondo alla gola o al naso. Verrà effettuato unicamente su persone che tornano dalla Cina e che presentano sintomi quali raffreddore, tosse, febbre, dolori muscolari o difficoltà respiratorie.
“Se i sintomi sono contenuti, le cure saranno quelle abituali. Il nostro timore è che i pazienti sviluppino delle polmoniti”, ha detto Kaiser, precisando che al momento non esistono trattamenti o vaccini contro il nuovo virus.
Simile alla SARS
Identificato nel dicembre 2019 nella città di Wuhan, capoluogo dello Hubei, la provincia più popolosa della Cina orientale, il virus dovrebbe essere di origine animale. Le autorità cinesi affermano che potrebbe essere emerso in un mercato del pesce di Wuhan in cui erano in vendita anche altri animali quali polli e pipistrelli. Mercoledì, la città è stata messa in quarantena.
Secondo Laurent Kaiser, il virus “è per il 70% simile alla SARS”, la forma atipica di polmonite che nel 2002-2003 aveva contagiato circa 8’000 persone e provocato 774 morti. “Abbiamo tutti gli elementi e tutti gli ingredienti per una ricetta che potrebbe causare grandi epidemie in alcuni paesi”, ha spiegato il medico alla RTS.
Lo sviluppo di un vaccino richiederà anni, ma per ora non c’è la certezza che il virus persista nell’uomo, ha puntualizzato Kaiser. “L’epidemia potrebbe anche scomparire così come è apparsa”.
Nessuna misura negli aeroporti svizzeri
Numerosi paesi, tra cui gli Stati Uniti, hanno predisposto un sistema di sorveglianza negli aeroporti per controllare i viaggiatori in provenienza da Wuhan.
Sebbene ci siano dei collegamenti aerei diretti tra Wuhan e l’Europa (Londra, Parigi e Roma), il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie giudica il rischio di importazione “debole”, indica in un comunicatoCollegamento esterno l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), secondo cui “tale valutazione vale anche per la Svizzera”.
Per ora, scrive l’UFSP, è ancora prematuro attuare delle misure all’entrata del territorio elvetico, come quelle adottate da alcuni paesi del sud-est asiatico. Eventuali provvedimenti dipenderanno dagli sviluppi della situazione.
La Svizzera è comunque “ben preparata”, ha detto al Forum economico di Davos il consigliere federale Alain Berset. La Svizzera è anche pronta ad aiutare la comunità internazionale, come aveva già fatto durante la crisi di Ebola, ha affermato il ministro della sanità.
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