Jacqueline Tschumi: «Poca flessibilità nel lavoro quotidiano in Giappone»
È andata in Giappone per una breve formazione. Ma poi non ha più voluto far ritorno in Svizzera: è stato un amore a prima vista. Alla 32enne, nel paese del Sol levante da cinque anni, mancano l’efficienza elvetica e la vicinanza con la natura.
swissinfo.ch: Quando e per quale motivo ha lasciato la Svizzera?
Jacqueline Tschumi: Mi ero candidata per uno stage all’ambasciata svizzera con lo scopo di fare un’esperienza lavorativa in Giappone e assaporare la vita diplomatica. I quattro mesi iniziali sono diventati prima un anno e poi, dopo un breve soggiorno in Svizzera, altri tre anni e mezzo in qualità di impiegata fissa all’ambasciata.
swissinfo.ch: È un viaggio senza ritorno oppure pensa di tornare un giorno in Svizzera?
J. T.: Al momento non posso dirlo con certezza, ma credo che un giorno tornerò di nuovo in Svizzera.
swissinfo.ch: Come sono stati i primi mesi in Giappone?
J. T.: Tutto era nuovo, emozionante e avventuroso. Ogni giorno c’era qualcosa di nuovo da scoprire. Il Giappone e Tokyo sono un mondo a parte. In Svizzera non ci si può immaginare nulla del genere! Ho goduto appieno di tutto e mi sono innamorata del paese sin dal primo momento.
swissinfo.ch: Che lavoro fa e come ci è arrivata?
J. T.: Dall’agosto 2016 mi occupo di marketing presso Nespresso. Prima ho lavorato tre anni allo Swiss Business Hub Japan all’ambasciata svizzera. Sostiene le piccole e medie imprese (PMI) svizzere che vogliono accedere al mercato giapponese.
Quest’attività era molto appassionante e ho potuto imparare molto, sia sulle PMI svizzere e le loro esigenze, sia sul mondo del lavoro in Giappone. Dopo quasi quattro anni volevo conoscere il mondo del lavoro nipponico da un’altra prospettiva. Ho quindi optato per il settore privato e sono passata a Nespresso.
swissinfo.ch: Come sono la vita professionale e l’ambiente lavorativo in Giappone rispetto alla Svizzera?
J. T.: Sono dell’idea che tutto sia molto regolamentato, burocratico, rigido e quindi anche inefficiente. In aprile, Nestlé/Nespresso ha introdotto orari di lavoro flessibili, ciò che ci permette di decidere quando e dove lavorare. Questo è atipico per il Giappone. Il sistema è molto utile anche per le donne con famiglia visto che possono lavorare da casa. Presso Nespresso, la percentuale di donne è relativamente alta.
swissinfo.ch: Qual è la situazione politica in Giappone? Si interessa di quanto succede nel paese?
J. T.: Con la politica di Shinzo Abe [primo ministro giapponese, ndr], il paese è diventato più conservatore e patriottico. Conosco molti stranieri che sono preoccupati. Personalmente non mi interesso molto di politica, ma cerco di seguire quanto accade.
swissinfo.ch: Che cosa trova più attraente in Giappone rispetto alla Svizzera? Qual è la differenza più grande tra i due paesi?
J. T.: La varietà di possibilità a Tokyo. Ci sono molte “città” diverse in un’unica città. Poi c’è il cibo, delizioso e abbordabile, la cultura degli onsen [bagni termali] e l’atmosfera vibrante di una metropoli. La differenza principale è che a Tokyo si è sempre in giro. C’è sempre qualcosa da fare e la gente esce spesso per mangiare o bere qualcosa. In Svizzera non ci si potrebbe permettere tutto questo e l’offerta è molto più limitata.
swissinfo.ch: Dove vive attualmente e cosa ci può dire della vita in Giappone?
J. T.: Abito a HatanodaiCollegamento esterno, un vecchio e tranquillo quartiere nei pressi di Gotanda/Shinagawa, nella parte meridionale di Tokyo. È un posto molto piacevole, con parecchie case con giardino. Con i trasporti pubblici si raggiungono facilmente dei bei posti come Jiyugaoka o Futakotamagawa, oppure le tradizionali vie commerciali come Togoshi Ginza. Da Hatanodai impiego 15 minuti per andare in ufficio, ciò che è ovviamente fantastico.
Prima ho vissuto a Ebisu, una zona decisamente diversa, più centrale, più frenetica, con molti ristoranti, bar e negozi. Mi piacciono entrambi i posti.
swissinfo.ch: Vive oramai da cinque anni in Giappone e conosce verosimilmente bene la cultura e la società locale. Ci sono cose che ancora la sorprendono?
J. T.: Certo, ce ne sono parecchie. Mi sorprendo in continuazione di quanto sia a volte inefficiente, lenta e inoperosa una parte del personale. Qui, l’industria dei servizi è molto importante, ma ciononostante è concepita in maniera molto rigida e non si orienta al cliente.
Ogni volta, mi stupisce il fatto che quando ordino una bibita senza ghiaccio, ricevo un bicchiere riempito soltanto a metà, siccome viene dedotto il volume dei cubetti di ghiaccio. In Svizzera non potrebbe mai succedere perché altrimenti si perderebbero dei clienti. Ma qui i consumatori non mancano.
Penso che la differenza più grande sia la mancanza di flessibilità, l’incapacità di pensare fuori dagli schemi o persino in maniera indipendente. Spesso, tutto viene fatto solamente secondo le regole.
Inoltre, i giapponesi non mettono in discussione nulla. Molte cose si fanno perché «si è sempre fatto così». E se uno straniero chiede «perché?», la risposta è sempre la stessa. I cambiamenti non sono molto apprezzati e necessitano di così tanto tempo che alla fine si preferisce desistere.
swissinfo.ch: Come vede la Svizzera da lontano?
J. T.: La Svizzera è un paradiso con un alto tenore di vita. Gli svizzeri non sono però affatto consapevoli di quanto siano messi bene per ciò che riguarda il lavoro, le vacanze o altro. Trovo che la Svizzera sia un paese fantastico, che può però a volte essere un po’ “quadrato” e che dovrebbe guardare un po’ più lontano.
swissinfo.ch: Partecipa a elezioni e votazioni in Svizzera? Tramite la posta o il voto elettronico?
J. T.: Sì, ma non sempre. Utilizzo l’e-voting.
swissinfo.ch: Che cosa le manca di più della Svizzera?
J. T.: La natura! La possibilità di fare il bagno in laghi e fiumi durante l’estate e di essere nella natura in poco tempo. Mi manca anche il fatto che non c’è così tanta gente, che non bisogna sempre fare la coda e che non ci vogliono tre ore per uscire dalla città a causa del forte traffico.
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