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I migranti fanno la coda alla porta Sud della Svizzera

Giovani migranti intercettati dalla polizia alla stazione di Chiasso. Keystone

L’ingresso in Svizzera attraverso la frontiera ticinese è diventato più difficile per i migranti: molti di loro vengono respinti in Italia. La situazione si fa sempre più pesante a Como, dove numerosi esuli si ammassano in attesa di poter proseguire il loro viaggio verso Nord. 

Già in mattinata, sull’autostrada A2, nel Canton Ticino, un enorme flusso di automobili, camper, roulotte e pullman si muove verso Sud. È la tradizionale ondata di vacanzieri del mese di luglio. Tutti sembrano voler andare in Italia. Il traffico è intasato su entrambe le corsie già diversi chilometri prima della frontiera di Chiasso. Gli automobilisti devono dar prova di pazienza. Situazione non molto migliore sull’EuroCity tra Zurigo e Milano. I vagoni sono stipati di turisti ed è ormai impossibile prenotare un posto. 

Entrate illegali e domane di asilo 

Secondo i dati provvisori del Corpo delle guardie di frontiera, tra il 4 e il 10 luglio scorsi sono state fermate 1321 persone entrate illegalmente nel Canton Ticino dall’Italia. Si tratta del più alto numero dall’inizio dell’anno. Oltre la metà dei migranti intercettati, 665, sono eritrei. 

Sempre tra il 4 e il 10 luglio 966 migranti sono stati rinviati in Italia. La maggior parte dei migranti entrati durante questa settimana non hanno infatti presentato una domanda di asilo. Coloro che inoltrano una domanda vengono trasferiti nei centri di registrazione della Confederazione. 

In base ai dati della Segreteria di Stato della migrazione, nel secondo trimestre di quest’anno sono state depositate 5962 domande di asilo, ossia 2353 in meno rispetto al primo trimestre. Da gennaio ad aprile, il numero delle domande d’asilo registrate è costantemente diminuito a causa della diminuzione della migrazione attraverso la rotta dei Balcani. Dal mese di maggio si è registrato invece di nuovo un aumento, che riflette l’incremento stagionale degli sbarchi in Italia. 

La crescita del flusso migratorio è stata un po’ ritardata quest’anno in seguito alle condizioni meteorologiche sfavorevoli che hanno ostacolato le attraversate del Mediterraneo. Questo è probabilmente il motivo principale per cui, nel giugno 2016 il numero di domande di asilo è stato ben al di sotto di quello raggiunto lo stesso mese dell’anno scorso. 

I tre principali paesi di origine dei richiedenti asilo giunti in Svizzera nel secondo trimestre 2016 sono stati Eritrea, Somalia e Afghanistan.

Vi è però anche un flusso di persone, meno percettibile, che si muove in senso opposto: sono migranti che si spostano anche oggi verso Nord. Alla stazione ferroviaria di Chiasso un folto gruppo di africani viene accompagnato dalle guardie di frontiera e dagli agenti del servizio di sicurezza Prosegur sul treno EC 310, in partenza alle 10.42 in direzione della Svizzera tedesca. I richiedenti l’asilo tengono in mano un documento, in formato A4, che li autorizza a proseguire il loro viaggio verso Nord. I loro dati sono stati rilevati presso il centro di registrazione di Chiasso ed ora saranno ripartiti in diversi centri di accoglienza della Svizzera tedesca. 

Alla stazione le guardie di frontiera controllano altri migranti che cercano di entrare in Svizzera. La pressione migratoria è diventata molto più forte negli ultimi mesi. Il corpo delle guardie di frontiera ha rafforzato la sua presenza e nella prima settimana di luglio ha bloccato 1321 persone entrate illegalmente in Svizzera. 

Entrate illegali in aumento 

La maggior parte dei migranti non presentano una domanda di asilo. Nel quadro dell’accordo di riammissione, concluso tra Berna e Roma, molti di loro vengono quindi ricondotti in Italia. Nella prima settimana di luglio 966 persone, ossia due terzi dei migranti entrati illegalmente, sono stati riportati oltre frontiera. 

A cosa è dovuta questa tendenza controcorrente – ossia più entrate illegali e meno domande di asilo – che non è sfuggita alla Segreteria di Stato della migrazione (SEM)Collegamento esterno? La Svizzera applica probabilmente l’Accordo di Dublino in modo più ferreo di altri paesi, ha dichiarato Mario Gattiker, direttore della SEM, in un’intervista pubblicata nei giorni scorsi dalla Neue Zürcher Zeitung. Inoltre, l’Italia è più efficiente. 

“Gli Hotspot funzionano, i migranti vengono registrati sistematicamente. Molti esuli registrati sanno di far parte dei casi che rientrano nell’Accordo di Dublino e che saranno quindi rispediti dalle guardie svizzere in Italia”, ha indicato Gattiker. 

Sala di attesa a cielo aperto 

In seguito a questa situazione, un crescente numero di migranti, che desiderano attraversare la Svizzera per recarsi più a Nord, si ammassano a Como, a pochi chilometri dalla frontiera elvetica. La stazione San Giovanni è diventata ormai una sala di attesa per gli esuli, come si può notare anche questo pomeriggio. 

Una trentina di migranti sono accampati in un parco di fronte alla stazione. I passanti non gettano quasi nemmeno uno sguardo. “Sono quasi tutti eritrei”, indica Maurizio, che figura tra i volontari di una parrocchia. Sono condizioni scandalose, deplora Maurizio. Solo la sera i migranti vengono trasportati in una mensa con un bus della Caritas. Altrimenti nessuno si prende cura di loro. 

I centri di accoglienza per migranti di Como sono ormai saturi, spiega Roberto Bernasconi, direttore della Caritas locale. Tramite il parroco di Chiasso, Bernasconi ha lanciato un appello per raccogliere donazioni anche in Svizzera. I migranti hanno bisogno soprattutto di coperte, in quanto le temperature calano durante la notte, nonostante il periodo estivo. 

Ping Pong alla frontiera 

Un 24enne eritreo racconta, in un inglese stentato, di essere entrato tre volte in Svizzera. Ogni volta è stato rispedito oltre frontiera. Un vero e proprio ping pong tra Chiasso e Como. Che cosa intende fare ora? Dove vuole andare? Non sa rispondere e ripete a più riprese: “I want freedom, freedom”. Alcuni suoi famigliari sono sdraiati per terra, su delle coperte. Tra di loro anche un bambino di un anno e mezzo. 

Migranti, soprattutto eritrei, accampati in un parco sotto la stazione San Giovanni di Como. swissinfo.ch

I migranti dicono di non sapere più come andare avanti. Alcuni vorrebbero recarsi in Germania, altri in Gran Bretagna. Non riescono a capire come mai non hanno il diritto di attraversare la Svizzera. Tra i cespugli si ammassano i rifiuti. Brutte immagini, ma non paragonabili a quelle del campo profughi di Calais, come avevano invece affermato nei giorni scorsi alcuni politici locali. 

Il quotidiano “La Provincia” ha scritto che, di notte, fino a 150 migranti si accampano presso la stazione, tra cui anche una donna eritrea con un neonato. Anche lei ha cercato di attraversare la Svizzera per raggiungere la Germania, dove vivono suoi parenti. È stata però respinta. “Tenterò di nuovo”, ha dichiarato la donna. Il giornale ha mostrato l’immagine di una carrozzella, donata da qualcuno, che si trova ora sotto una pianta. 

Intervento delle autorità 

Le autorità di Como hanno denunciato questa situazione, soprattutto dopo che la settimana scorsa il numero dei migranti si era notevolmente accresciuto, attirando l’attenzione dei media internazionali. Temono tra l’altro che possa danneggiare l’immagine della regione del Lago di Como, dove alloggiano alcune star, come George Clooney, e dove giungono ogni anno molti turisti. 

Il giornale britannico “DailyMailCollegamento esterno” ha pubblicato un reportage fotografico sulle condizioni di vita dei migranti accampati alla stazione. Nei giorni scorsi sono state diffuse anche diverse informazioni sbagliate. La “RepubblicaCollegamento esterno” ha ad esempio affermato che la Svizzera ha chiuso le sue frontiere e lascia entrare solo 100 migranti ogni due settimane. 

Pochi giorni fa le autorità italiane hanno reagito, per evitare che a Como si formi una massa enorme di migranti pronti a marciare verso la Svizzera. Un centinaio di loro sono stati trasportati con dei pullman dal posto di frontiera di Ponte Chiasso verso Taranto, nell’Italia del Sud. 

La polizia italiana ha inoltre intensificato i controlli. Alcuni migranti vengono tolti dal treno diretto verso Chiasso già a Monza, la prima stazione dopo Milano. Il tono utilizzato dai poliziotti nei loro confronti è alquanto duro. La migrazione sta occupando agenti di polizia e guardie di frontiera da entrambe le parti del confine tra Svizzera e Italia.

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Traduzione di Armando Mombelli

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