Dal Brasile alla Svizzera, forzate a prostituirsi
La Svizzera è il secondo paese di destinazione per il traffico di esseri umani dal Brasile. Lo rivela un recente studio del ministero di giustizia del paese sudamericano. Un fenomeno che preoccupa le autorità federali.
Tra il 2005 e il 2011, almeno 475 persone – in particolare donne – sarebbero state costrette a lasciare il Brasile con la forza o con l’inganno, per poi essere sfruttate sessualmente o come manodopera a basso costo. Tra queste, 337 sono state obbligate a prostituirsi.
La Svizzera figura in cima alla lista. Con 127 casi registrati, è la seconda destinazione per il traffico di esseri umani provenienti dal Brasile dopo il Suriname, un paese di transito verso l’Olanda (133 vittime). Al terzo posto c’è la Spagna (104), seguita proprio dall’Olanda (71). La maggior parte delle vittime proviene dalle regioni brasiliane di Pernambuco, Bahia e Mato Grosso do Sul.
Lo studio inedito, pubblicato a inizio ottobre, è stato realizzato grazie ai dati provenienti dalla Segreteria nazionale di giustizia brasiliana (SNJ), dall’Ufficio delle Nazioni unite per la lotta contro il traffico di droga e il crimine (UNODC) e dalle amministrazioni pubbliche dei diversi paesi di destinazione.
Sfruttamento al femminile
Il profilo delle vittime segue un modello preciso, secondo lo studio dell’SNJ: si tratta per lo più di donne tra i 10 e i 29 anni, nubili e con un basso livello di istruzione e di reddito.
I criminali invece corrispondono a due tipologie. Reclutamento e traffico sono normalmente gestiti da donne, mentre gli uomini si occupano della “seconda fase”, ossia il controllo dell’attività alla quale le vittime sono sottomesse.
Il governo brasiliano sottolinea come questi numeri riflettano soltanto la punta dell’iceberg: «Lo studio si basa unicamente sui casi denunciati agli organi di sicurezza e ai centri di sostegno alle vittime. Molti dati restano tuttora nell’ombra», afferma Fernanda dos Anjos, direttrice del Dipartimento di giustizia. Il ministro della giustizia brasiliano Paulo Abrão concorda: «Una delle caratteristiche del traffico di persone è proprio l’invisibilità e l’omertà delle vittime».
Dall’Est europeo, destinazione Svizzera
Sulla tratta di esseri umani in Svizzera esistono pochi dati accertati. Il fenomeno resta spesso nella clandestinità e le vittime faticano a denunciare i criminali per paura di ritorsioni.
Nel 2002 l’Ufficio federale di polizia (fedpol) stimava a 1’500-3’000 il numero di vittime. Negli ultimi anni, però, i cantoni hanno constatato un forte aumento di prostitute attive sul territorio. Il timore è che questo fenomeno vada di pari passo con una crescita della proporzione di stranieri portati in Svizzera con l’inganno o contro la loro volontà.
Stando al rapporto 2011 della fedpol, la maggior parte delle vittime accertate o presunte proviene dall’Europa dell’Est (Romania, Ungheria e Bulgaria in particolare), ma anche dal Brasile, dalla Tailandia e dall’Asia orientale. Valutazioni confermate anche dal Centro di assistenza ai migranti e alle vittime di tratta (FIZ) di Zurigo, l’unico centro specializzato su questa tematica in Svizzera.
La tratta di esseri umani resta un’attività che può generare ingenti guadagni, con rischi penali relativamente lievi, sottolinea la fedpol nel suo rapporto. Anche in Svizzera l’omertà sembra farla da padrona. Negli ultimi tre anni (2009-2011), in Svizzera sono state presentate 147 denunce, secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, e dal 2000 ad oggi soltanto 66 persone sono state condannate per tratta di esseri umani.
Sostegno svizzero e collaborazione internazionale
Per lottare contro questo fenomeno, da diversi anni la Svizzera ha intensificato la collaborazione internazionale con i paesi più a rischio e dal 1° ottobre si è dotata di un piano nazionale che mira, tra l’altro, a inasprire le pene e meglio proteggere le vittime.
Tra il 2008 e il 2011 il governo svizzero ha inoltre sostenuto attivamente il lavoro dell’UNODC in Brasile. Assieme a Norvegia e Svezia, ha contribuito con 50mila euro l’anno al piano nazionale di lotta contro il traffico di persone, lanciato dal paese sudamericano nel 2008 e prolungato per altri cinque anni dal 2013.
Secondo il coordinatore dell’Ufficio di giustizia dell’UNODC, Rodrigo Vitória, il sostegno della Svizzera e di altri paesi europei è stato d’importanza cruciale nella lotta contro la tratta di esseri umani. Grazie a questo aiuto, l’UNODC ha organizzato campagne di sensibilizzazione in diverse città del paese e ha partecipato all’elaborazione di una strategia mirata.
«Il Brasile sta facendo un buon lavoro in termini di lotta contro il traffico di persone: sta rivedendo la propria legislazione e ha creato nuovi posti di lavoro in questo campo. È un’esperienza interessante, anche perché il piano d’azione è stato il frutto di un lavoro partecipativo. Il paese è sulla buona strada. Sta cercando, per quanto possibile, di rimpolpare i ranghi delle forze dell’ordine per migliorare le investigazioni», conclude il coordinatore dell’UNODC.
La tratta di esseri umani consiste nel reclutare, offrire, trasferire, procurare, ospitare o accogliere esseri umani con lo scopo di sfruttarli.
Vi sono tre tipi di sfruttamento: sessuale, della manodopera o legato al prelievo di organi.
Secondo le stime dell’Organizzazione internazionale del lavoro, 21 milioni di persone nel mondo sono vittime di lavori forzati e tratta di esseri umani (giugno 2012).
Tra queste:
– 5.5 milioni circa hanno meno di 18 anni;
– 4,5 milioni, soprattutto donne e bambini, vengono sfruttate sessualmente;
– 880’000 sono registrate nell’Unione Europea.
Nel 2002 l’Ufficio federale di polizia (fedpol) stimava a 1’500-3’000 il numero di vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale.
Sebbene non esistano cifre esatte, si stima che nella prostituzione in Svizzera siano attive tra le 13’000 e le 25’000 persone, a seconda delle fonti.
Il traffico degli esseri umani è il più redditizio al mondo, dopo il traffico di armi e quello di stupefacenti.
Secondo le stime dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e il crimine (UNODC), su scala globale i proventi annuali dei trafficanti di migranti raggiungono circa 6,75 miliardi di dollari.
(Con la collaborazione di Stefania Summermatter)
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