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Dove è permesso il suicidio assistito?

Manifestanti vestiti di viola
Attivisti e attiviste per il suicidio assistito a Londra, 22 ottobre 2022. Copyright 2021 The Associated Press. All Rights Reserved

Negli ultimi dieci anni, sempre più Paesi e giurisdizioni hanno permesso il suicidio medicalmente assistito.

“Ora finalmente sono libero di volare dove voglio”. Lo ha scritto Federico Carboni prima di porre fine alla sua vita in giugno. Il quarantaquattrenne italiano era paralizzato da 12 anni in seguito a un incidente.

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Si tratta del primo caso di suicidio medicalmente assistito in Italia da quando la Corte costituzionale ha autorizzato tale pratica nel 2019.

Dall’altra parte del mondo, il Nuovo Galles del Sud è diventato recentemente l’ultimo Stato australiano ad aver permesso il suicidio assistito. La relativa legge è stata approvata lo scorso maggio. Quando entrerà in vigore, al più tardi entro 18 mesi, anche lì esisterà la possibilità di mettere fine alla propria vita in questo modo.

Sempre in maggio, una sentenza storica è stata emessa in Colombia. Per la prima volta in America latina, una Corte costituzionale ha approvato il suicidio assistito.

Anche in Europa

Anche l’Europa sta seguendo questa tendenza. In Austria, le persone affette da malattie incurabili possono ricorrere al suicidio medicalmente assistito. Anche in questo caso è intervenuta la Corte costituzionale, decretando che vietare questa pratica viola il diritto all’autodeterminazione. La legge austriaca limita l’accesso al suicidio assistito a chi ha più di 18 anni. 

Anche la Spagna ha legalizzato il “diritto di morire” lo scorso anno, nonostante la forte opposizione dei partiti di destra e della Chiesa cattolica. Il Paese si è spinto più lontano, legalizzando l’eutanasia attiva diretta. 

Mentre il suicidio assistito richiede che sia il paziente o la paziente ad assumere un farmaco letale, l’eutanasia attiva diretta permette che sia un medico a somministrarlo. Ciò consente anche a una persona paralizzata, che non sarebbe in grado di azionare autonomamente la valvola della flebo, di mettere fine alla propria vita.

Regole severe

Dieci Paesi autorizzano attualmente il suicidio assistito. L’eutanasia attiva diretta è consentita – oltre che in Spagna – nei Paesi Bassi, in Lussemburgo, in Belgio, in Canada e in Colombia.

Tuttavia, chi vuole porre fine alla propria vita deve confrontarsi con numerosi ostacoli prima di poter ricevere tale assistenza. Nella maggior parte dei Paesi che permettono il suicidio assistito, esso è limitato alle persone adulte affette da una malattia incurabile. Solo Paesi Bassi e Belgio prevedono “il diritto di morire” anche per le persone minorenni. 

L’assistenza al suicidio è inoltre fortemente limitata in caso di malattia mentale. Un disturbo psichico non è considerato una malattia immediatamente pericolosa per la vita di una persona e in molti Paesi la capacità di discernimento è un prerequisito per il suicidio assistito. Dal 2023, il Canada sarà uno dei pochi Stati ad autorizzare il suicidio assistito anche per chi soffre di una malattia mentale.

Impegno della Svizzera

Le campagne per il diritto di morire e l’opinione pubblica hanno alimentato questa tendenza. Da un sondaggio condotto in Spagna due anni prima della legalizzazione è emerso che la maggior parte delle persone era favorevole al suicidio assistito, nonostante la forte componente cattolica del Paese. 

Dignitas, organizzazione svizzera per il suicidio assistito con sede a Zurigo, non è estranea all’evoluzione della legge in questo ambito anche all’estero, dove l’organizzazione offre assistenza legale, soprattutto nei Paesi di lingua tedesca. 

La già citata decisione della Corte costituzionale austriaca, ad esempio, ha origine in un ricorso presentato da Dignitas tramite uno studio legale viennese che contestava la costituzionalità delle disposizioni penali sul suicidio assistito austriache.

L’organizzazione elvetica è anche all’origine di una sentenza emessa in Germania due anni fa. La Corte costituzionale federale ha stabilito che il divieto di assistenza al suicidio viola la Costituzione. La causa è stata intentata da Dignitas e da “Dignitas Deutschland”, che ha sede ad Hannover.

Lo scorso anno, Dignitas ha intentato una causa analoga anche in Francia. La decisione del tribunale è attesa a breve. 

Fornire assistenza legale all’estero è uno dei compiti principali di Dignitas, il cui scopo, si legge sul sito web dell’organizzazione, è promuovere la legalizzazione del suicidio assistito in tutto il mondo, in modo che i pazienti e le pazienti non debbano più recarsi in Svizzera. Dignitas si batte inoltre affinché il suicidio assistito venga un giorno implementato nel sistema sociosanitario e sia accessibile come servizio medico.

Tuttavia, l’impulso deve venire dall’interno del Paese, aveva detto Dignitas a swissinfo.ch nel 2018: “L’iniziativa per un cambiamento proviene fondamentalmente da individui e organizzazioni dei rispettivi Paesi”. 

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Un boccetta di medicine vicino a un bicchiere

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Ancora un tabù

Nella maggior parte dei Paesi, tuttavia, suicidio assistito ed eutanasia attiva diretta sono ancora un tabù.

Lo scorso novembre, il Parlamento portoghese ha approvato una legge che legalizza il suicidio assistito per le persone con malattie terminali e gravi disabilità fisiche. Tuttavia, il presidente Marcelo Rebelo de Sousa ha posto il veto al testo.

Il legislativo ha in seguito approvato una proposta di legalizzazione per l’eutanasia attiva diretta ma, prima che qualcosa cambi, sarà verosimilmente necessario molto tempo. 

L’opposizione delle chiese rimane forte. All’inizio di febbraio, Papa Francesco ha condannato il suicidio assistito come una deviazione inaccettabile dall’etica medica. “Dobbiamo accompagnare la morte, non provocarla, né sostenere alcun tipo di suicidio”, ha detto.

Papa Francesco
Papa Francesco Copyright 2022 The Associated Press. All Rights Reserved

Nei Paesi asiatici e arabi, l’argomento è ancora meno abbordabile, soprattutto per motivi religiosi o culturali.

Nel 1942, la Svizzera ha inserito nel suo Codice penale una disposizione che stabilisce che chiunque “per motivi egoistici istiga qualcuno al suicidio o gli presta aiuto è punito, se il suicidio è stato consumato o tentato”. In altri termini, l’aiuto al suicidio non è punibile in assenza di un movente egoistico, per esempio l’ottenimento di un’eredità.

Tuttavia, l’aiuto al suicidio attivo e diretto resta vietato in Svizzera.

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Traduzione dal tedesco: Zeno Zoccatelli 

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