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Federer-Wawrinka, un successo «per l’eternità»

La Svizzera è diventata domenica la 14esima nazione ad alzare al cielo la Coppa Davis in 114 anni di storia. Keystone

La stampa svizzera è al settimo cielo all’indomani del trionfo in Coppa Davis di Roger Federer e Stan Wawrinka. Per i commentatori, si tratta di uno dei più grandi successi nella storia dello sport elvetico.

«Vi amiamo», «L’apoteosi», «La più bella insalatiera del mondo», «La nostra coppa, i nostri eroi» o semplicemente «Grazie»: il trionfo della squadra svizzera di tennis, che domenica a Lilla si è aggiudicata la prima Coppa Davis della sua storia, campeggia lunedì su tutte le prime pagine dei giornali svizzeri.

«Una smorzata magica. La pallina rallenta, rimbalza due volte. Gasquet non tenta nemmeno di rincorrerla. Federer, dall’altro lato della rete che in quel momento separa disperazione da immensità sportiva, si scioglie, cade a pancia in giù e va ad abbracciare la terra, sollevando tutt’attorno granelli di polvere rossa. È fatta, il Maestro ha vinto ancora, si commuove e piange di gioia. Lacrime calde, sincere, di una felicità purissima, quasi primordiale. Sono le lacrime di tutto un Paese, che grazie alla racchetta del Re ha potuto sentirsi per un attimo forse irripetibile ma infinito parte della festa, dentro l’evento e non più semplice spettatore», celebra il Corriere del Ticino.

Per molti quotidiani, questa vittoria «sembra chiaramente meritare il titolo di più grande conquista collettiva dello sport elvetico», come scrive Le Matin. I superlativi si sprecano: «Appoggiando la loro racchetta sul tetto del mondo, conquistando un Everest tennistico, Roger Federer e Stan Wawrinka […] sono riusciti a compiere un’impresa da pazzi, che resterà sicuramente scolpita nella leggenda per l’eternità», sottolinea la Tribune de Genève.

Il presidente della Confederazione Didier Burkhalter ha inviato un SMS per congratularsi con la squadra svizzera: «La vostra vittoria è una ricompensa al talento e alla volontà» ed è anche una vittoria «della Svizzera, di questi momenti condivisi, dedicati a progredire insieme nel successo o nelle sfide. Vi siamo riconoscenti di aver scritto una pagina brillante nella nostra storia comune».

Presente a Lilla domenica, il ministro dello sport Ueli Maurer ha dal canto suo parlato di un «momento fantastico per lo sport svizzero. tutti hanno vibrato per questa squadra. Spero che questa gioia e questa energia saranno utilizzate per promuovere ulteriormente il tennis in Svizzera».

fonte: ATS

L’omaggio a Wawrinka e alla squadra

Una conquista il cui merito va sì a Roger Federer, che domenica ha offerto un vero e proprio recital contro Gasquet. Ma soprattutto a Stan Wawrinka. «Svizzera nella storia, ma stavolta non solo per Federer. L’impronta più marcata, a ben vedere, è quella di Wawrinka. Lui non è più solo quell’altro, uno status con cui ha convissuto, prima di ritagliarsi un’enorme e meritata fetta di considerazione», sottolinea La Regione. «Il grazie più grande va a Wawrinka – rincara il Blick – da anni presente fedelmente a questo torneo. Per lui, l’insalatiera vale più di un torneo del Grande Slam». Spesso, «Stan è rimasto all’ombra di Federer», rileva ancora il giornale svizzero tedesco. E anche domenica «è Federer che si è preso l’ultimo applauso, ma Stan ha rapito il cuore dei tifosi rossocrociati e suscitato l’invidia e il rispetto dei francesi», scrive La Regione.

Certo, la Svizzera aveva la squadra più forte, con il numero 2 e il numero 4 dell’ATP. «Tuttavia non è sempre facile far sì che due individualità straordinarie riescano a formare una squadra», osserva l’Aargauer Zeitung. «Non basta il talento del singolo per vincere la Coppa Davis. Servono gesta eroiche, un cuore pulsante e una squadra vera e unita. Noi, quest’anno, abbiamo avuto la fortuna di poter contare su tutti questi determinanti fattori», sottolinea il Corriere del Ticino.

Un torneo che eclissa le individualità

Se i quotidiani svizzeri si entusiasmano così tanto, più che in occasione dei 17 titoli di Grande Slam vinti da Federer e di quello conquistato all’inizio dell’anno in Australia da Wawrinka, è perché la Coppa Davis è qualcosa di eccezionale, come spiega La Liberté. La particolarità di questo torneo è che «eclissa le individualità e le carriere a vantaggio di un gruppo e di un paese intero. La Svizzera, coi suoi 7 milioni di abitanti, 55’000 tesserati e 300’000 praticanti, meritava questa consacrazione più di ogni altra nazione». Pur essendo un piccolo paese, continua il giornale di Friburgo, da trent’anni la Svizzera sforna campioni: Jakob Hlasek, che al Master 1988 ha battuto Lendl e Agassi, Marc Rosset, oro olimpico nel 1992, Martina Hingis, vincitrice di sette Grande Slam, e infine «due leggende».

Un paese che nello spazio di un quarto di secolo, ricorda Le Matin, è riuscito a conquistare la bellezza di 37 titoli (semplice e doppio) nei tornei del Grande Slam.

Di fronte a un tale fervore, un giornale si distingue per la sua sobrietà, la Neue Zürcher Zeitung che titola semplicemente «Missione compiuta». Il quotidiano zurighese fa un po’ da guastafeste: «È chiaro che il trionfo di Lilla è dovuto a una costellazione eccezionale. Senza Roger Federer, la Svizzera dovrà di nuovo battersi per restare nel gruppo mondiale e non per il titolo. La base del tennis svizzero è fragile: Marco Chiudinelli ha 33 anni ed è classificato al 212esimo rango dell’ATP. E il talentuoso Henri Laaksonen ha poche possibilità di imporsi tra i migliori».

Buon viso a cattivo gioco

Come gli spettatori francesi presenti a Lilla nel fine settimana, i media transalpini indugiano tra delusione per non essere riusciti a vincere la decima Coppa Davis e ammirazione per Roger Federer, che ha conquistato uno degli ultimi titoli che mancava ancora nella sua bacheca. «Formidabile, strabiliante, affascinante», scrive L’Equipe, incantata dalla performance del basilese.

«Dall’alto di un livello assolutamente incredibile, lo svizzero ha fatto esplodere Gasquet in tre set. A 33 anni, marca ancora un po’ di più la storia del tennis, vincendo la sua prima Coppa Davis», rincara libération.fr. «Roger Federer consolida la sua leggenda», titola dal canto suo lemonde.fr.

I giornali francesi non risparmiano elogi però anche a Wawrinka, «l’alter ego», che quest’anno «si è innalzato ai livelli del decano per offrire alla Svizzera la sua prima insalatiera d’argento», sottolinea L’Equipe. «L’altro svizzero, come era spesso soprannominato, è progredito all’ombra di Federer, fino ad affermarsi ai più alti livelli questa stagione – la migliore della sua carriera (3 titoli, tra cui un grande Slam un Master 1000, una semifinale ai Masters e un posto di numero 3 mondiale). Un’ascensione che ha convinto il basilese che a 33 anni aveva finalmente una delle ultime occasioni per sollevare l’insalatiera d’argento. Scommessa vinta».

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