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La parola agli anziani!

Gruppo di anziani che effettua un escursione in montagna.
Tanti anni, tanta energia. Molti anziani in Svizzera partecipano attivamente ad attività sociali, culturali, sportive... e, dal 2011, ai progetti politici che li riguardano, in seno al CSA. Keystone

Fondato nel 2001, il Consiglio svizzero degli anziani permette di dare voce al gruppo crescente della terza età per esprimere le sue necessità. Lo Stato è tenuto a sottoporgli tutte le misure che riguardano gli anziani e i membri dispongono di una piattaforma per difendere i loro diritti. Ma non è ancora giunto il momento di cantar vittoria.


«Prima il mondo politico prendeva decisioni per gli anziani. C’erano diverse organizzazioni per la terza età, ma non una struttura nazionale. Ora, il Consiglio li rappresenta e si batte per i loro interessi presso gli organi dell’amministrazione federale, il parlamento e il governo», spiega Michel Pillonel copresidente di questo organo federativo.

Il Consiglio svizzero degli anziani (CSACollegamento esterno) conta 200’000 membri ma è il portavoce di ben 1’800’000 pensionati. Garantisce la dignità, la qualità di vita e la partecipazione sociale e politica, in particolare per le decisioni che li riguardano. Il suo motto è: «non vogliamo che parlino di noi, ma con noi».

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swissinfo.ch

Tra le principali preoccupazioni del CSA figurano la situazione precaria di un terzo dei pensionati, il costante aumento dei premi dell’assicurazione sanitaria e il limbo di un segmento crescente della società: i disoccupati sopra dai 50 anni in su.

«Dalla nascita del CSA le cose sono migliorate parecchio», concorda Pillonel. «Ma i nostri problemi non sono finiti, anzi. Dobbiamo batterci costantemente. Non possiamo accettare l’idea diffusa che i pensionati costano caro e che la loro salute rovina le finanze del paese. È una tendenza attuale davvero odiosa».

Tenere gli occhi aperti

Roland Grunder, l’altro copresidente del CSA, è d’accordo sul fatto che occorra mantenersi vigili per evitare deterioramenti. Lo spiega con un’analogia.

«Il traffico stradale aumenta in modo esponenziale. È lo stesso per l’anzianità. Per il traffico vi sono regole, è uguale nell’amministrazione dei temi riguardanti la terza età. Molti conducenti rispettano le regole, altri no. Occorre usare controlli della velocità e agenti per evitare sgarri. Lo stesso accade con la vecchiaia, senza associazioni a favore della terza età avremmo una situazione caotica».

Pillonel e Grunder rappresentano le due tendenze del CSA. Mentre il primo è di stampo sindacalista, il secondo proviene dal settore imprenditoriale. Visioni opposte che convergono però verso lo stesso obiettivo: il benessere della popolazione svizzera nella terza età.  

La struttura del CSA è la stessa da quanto è stato fondato quasi 17 anni fa. L’allora ministra dell’interno Ruth Dreifuss riunì le due grandi associazioni della terza età, l’Associazione Svizzera degli Anziani (ASA) e la Federazione Associazioni dei Pensionati e d’Autoaiuto in Svizzera (FARES).

L’idea era quella di avere un solo interlocutore in quanto entità paritaria, la FARESCollegamento esterno per le organizzazioni di sinistra e sindacali e l’ASACollegamento esterno per gli ambienti dei partiti borghesi e imprenditoriali.

Incontro e compromessi

«Oggi non è più possibile di parlare di vecchi in generale ma nemmeno di giovani. Non sono categorie omogenee. Mi sembra dunque giudizioso che forze politiche dagli orientamenti diversi si riuniscano e manifestino la volontà di avanzare insieme», aveva sottolineato Ruth Dreifuss durante la sessione di apertura del CSA del 26 novembre 2001.

Un’unione di questo tipo si ottiene senza troppi intoppi? «Adesso è meglio rispetto agli inizi. Allora i campi erano ben definiti tra sinistra e destra», ricorda Pillonel. Ciononostante, il navigato copresidente del CSA con alle spalle una lunga carriera sindacalista (Transfair, Travail.Suisse) è riuscito a mantenere aperta la via all’accordo nei sui 12 anni di attività.

«Ora gli estremi, gli antipodi, si sono attenuati e la maggior parte dei delegati partecipa alla ricerca di compromessi. Funziona molto bene», sottolinea Pillonel che a suo tempo aveva negoziato il primo contratto collettivo della Swisscom, la principale azienda di telecomunicazioni svizzera.  

«Mentre si negozia si impara a scendere a compromessi senza vendere l’anima».

Da parte sua, Roland Grunder, ex dirigente del Partito liberale radicale vallesano (PLR, centro destra), ribadisce che «in caso di abuso in una casa per anziani, non ci preoccupiamo di che partito è la vittima. Quello che ci interessa è il contesto dell’abuso».

È stato responsabile della comunicazione alla Posta svizzera e poi della sua propria agenzia di comunicazione, ha diretto Swiss Media per un periodo ed è albergatore da tre decenni. «La politica non c’entra. Bisogna pensare a un’idea e non a un’ideologia», conclude Grunder.

L’idea fondamentale del CSA consiste in un maggior rispetto del contratto tra generazioni nelle disposizioni legali. «Non si tratta di creare privilegi per i senior, bensì di emanare disposizioni che tengano in debito conto le loro esigenze».

Un autunno precario

I bisogni di un settore che, secondo le stime, costituirà il 22% della popolazione nel 2030 sono di natura molto varia. La situazione precaria in cui versa circa un terzo dei pensionati è la prima necessità tematizzata dai nostri due interlocutori.

Secondo Pillonel, tra i fattori che contribuiscono all’impoverimento degli anziani vi è il prezzo della salute. «Non possiamo continuare così. Credo che molti anziani siano diventati indigenti a causa dei premi delle assicurazioni malattia».

+ La giungla dei premi dell’assicurazione sanitaria svizzera

Il copresidente spiega che l’introduzione del secondo pilastro nel 1985 ha migliorato le condizioni dei pensionati. Oltre alla rendita dell’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS), gli anziani dispongono dunque anche di questa nuova prestazione. Tuttavia, per le persone più anziane che hanno solo l’AVS la situazione è ben diversa.

+ Quando gli svizzeri crearono i pensionati AVS

+ Il sistema pensionistico svizzero dei tre pilastri

Si tratta di circa 500’000 persone di cui circa 300’000 richiedono e ricevono prestazioni complementari. Significa che 200’000 vivono solo con l’AVS. «Non so come facciano», osserva Pillonel.

 «Vivere con poco più di 2’000 franchi al mese è estremamente difficile», riconosce Grunder.

Oltre agli anziani che si trovano in una situazione critica da pensionati, l’imprenditore ricorda anche le persone di 50 anni e più che sono senza lavoro e hanno possibilità molto esigue di trovarne di nuovo uno.

«Si pensa di allungare la durata della vita lavorativa. È vero che dal punto di vista naturale è possibile. Ma diversi settori economici licenziano le persone a 50 anni. Aumenta così il periodo di disoccupazione e si estende il problema della vecchiaia facendolo iniziare prima».

E gli anni gloriosi?

La categoria dei 50enni non fa parte del CSA e non è trattata dalle associazioni. Questo perché l’età pensionabile è di 65 anni e fino a quel momento l’intervento delle associazioni non era ritenuto necessario, sottolinea Grunder.

«Ma la situazione è cambiata e ci dobbiamo occupare anche di loro».

Si tratta decisamente di una nuova sfida sociale. Il giudizio di Pillonel a riguardo è poco clemente. «Hanno tirato troppo la corda e ora siamo al limite. La Svizzera ha avuto un periodo fastoso dal punto di vista sociale durante i “30 anni gloriosi”, come sono definiti gli anni del boom economico in Svizzera tra il 1960 e il 1990. Il paese allora era sociale. Ma poi sono arrivate le idee del thatcherismo e del reaganismo che hanno avvelenato l’intero sistema economico».

 

Gruppi di lavoro del CSA:

Anzianità e società: dignità, qualità di vita e autonomia degli anziani, immagine degli anziani nell’opinione pubblica, promozione della partecipazione degli anziani al dibattito sociale, culturale ed economico, rapporto tra le generazioni.

Tecnologie dell’informazione e della comunicazione: partecipazione della popolazione anziana alle nuove tecnologie, superamento delle barriere tecnologiche, integrazione nelle reti di comunicazione elettronica, sfruttamento delle nuove tecnologie a supporto della vita degli anziani.

Migrazione e anzianità: situazione di vita dei migranti anziani in relazione alle loro radici culturali, con particolare attenzione ai temi dell’assistenza, della cura e della morte.

Sicurezza sociale: temi legati al contesto delle assicurazioni sociali e difesa degli interessi degli anziani nel contesto della sostenibilità intergenerazionale.

Sanità: aspetti legati all’anzianità nella politica sanitaria, con particolare attenzione alle cure palliative e a lungo termine; garantire la libera scelta, proteggere la dignità e la qualità di vita, promuovere la responsabilità personale e la prevenzione, come pure la trasparenza delle informazioni dei costi.

Mobilità e alloggio: abitare in luoghi consoni all’età in economie domestiche individuali o comuni che favoriscano una vecchiaia autonoma o dipendente. 

(Traduzione dallo spagnolo: Michela Montalbetti)

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