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Harlin e la frontiera svizzera: la fine di un ciclo

John Harlin conclude la prima tappa del suo viaggio lungo il confine elvetico. swissinfo.ch

L'alpinista americano John Harlin III racconta il suo viaggio lungo il confine settentrionale della Svizzera: 2'000 km percorsi a piedi, in bici e a bordo di un kayak. La prossima estate tornerà a varcare le Alpi, ultima tappa di una memorabile avventura.

Affermato alpinista e scrittore, il 54enne John Harlin III ha appena concluso la seconda parte del suo viaggio lungo il confine svizzero. In poco meno di un mese ha percorso circa 2’000 km, partendo da Sargans (canton San Gallo) per arrivare a Ginevra e poi a Leysin, dove ha trascorso l’infanzia.

La prossima estate tornerà per completare la sua avventura e ridisegnare così la mappa della Svizzera. Ai lettori di swissinfo lascia qualche ricordo del suo viaggio, tra meraviglia e un pizzico di stanchezza.

Storie di frontiera

Questa è la fine dell’inizio, ma non certo l’inizio della fine!

Teoricamente, sarei dovuto arrivare un mese fa a Saint Ginolph, esausto dopo un spedizione di 100 giorni lungo il confine. Questo avrebbe dovuto essere il traguardo di un viaggio epico. L’idea era di tornare a Leysin, dove tutto era cominciato, e festeggiare con amici e parenti.

Il piano iniziale è però stato stravolto e mi sono ritrovato a remare fino Saint Ginolph con un mese di ritardo e 100 km in meno nelle gambe. I 100 km più duri di tutto il percorso!

Per chi non avesse mai sentito parlare del mio incidente, basta ricordare che in giugno sono partito a piedi da Leysin, il villaggio dove ho trascorso parte della mia infanzia. Appena dieci giorni dopo però, sono precipitato per 20 metri nella regione del Monte Dolent, nel canton Vallese. Bilancio dell’incidente: cinque ossa rotte e un volo in elicottero.

Tre mesi dopo, ero già praticamente guarito e ho quindi deciso di sfruttare bicicletta e kayak per percorrere il confine settentrionale della Svizzera, quello più pianeggiante.

Così, il 5 ottobre sono partito da Sargans (nel canton San Gallo), ho navigato il Reno, girovagato per il confine sciaffusano in bicicletta, e poi ai piedi tra le montagne del Giura fino a Ginevra, dove ho ripreso il mio kayak per tornare a Saint Gingolph. Dovrò invece attendere la prossima estate per percorrere i confini austriaco e italiano, quando i miei piedi saranno guariti completamente e non ci sarà più neve sulle montagne.

Durante il mio viaggio sul Reno, ho pensato molto a come questa regione – malgrado la sua bellezza – sembri completamente alterata dall’uomo e come malgrado gli antichi edifici trasmettano un senso di atemporalità, la storia continui ad andare avanti. Tutto sta cambiando, come è sempre successo.

E il cambiamento è sicuramente il filo conduttore di questa seconda parte di viaggio lungo la frontiera svizzera. Un viaggio che non ho percorso da solo, ma in compagnia di nuovi amici, Sherred et Lee Greenwald, due cittadini statunitensi provenienti dalla mia stessa città nell’Oregon, Hood River.

Ad ogni stagione il suo viaggio

La nostra strategia era quella di rimanere esattamente lungo il confine per una buona parte della giornata, anche quando i sentieri nei boschi erano piuttosto impervi. Per il resto, cercavamo il percorso più vicino, veloce e culturalmente interessante. Dopo tutto, le fattorie e villaggi sono più intriganti ed esotici per uno come me, la cui casa si trova proprio ai margini di una foresta.

Ogni giorno era diverso dal precedente. Jay e Lee avevano minacciato di non raggiungermi per paura delle condizioni meteo autunnali. Alla fine, abbiamo preso un po’ di freddo e pioggia – incluso qualche fiocco di neve – ma per la maggior parte del tempo è stato davvero magnifico. Mi avevano detto che nel Giura, a parte le piante sempreverdi, non avrei visto nulla. E invece eravamo spesso circondati da foglie dorate pronte per l’inverno.

L’apoteosi dell’autunno l’abbiamo trovata lungo il canyon del fiume Doubs. In due giorni di viaggio – tra stradine e ripidi sentieri – abbiamo scoperto un paesaggio idilliaco e selvaggio, scavato tra le coline del Giura. Questa regione, inoltre, è stata la nostra porta d’accesso alla Svizzera francese e a una lingua che mi è più famigliare. Finalmente potevamo chiacchierare con la gente senza un traduttore. Mi sono sentito liberato e più vicino al ricordo che avevo della Svizzera, la mia madre patria.

L’effetto sorpresa

Una delle cose divertenti di questo viaggio è stata la riscoperta di quei luoghi che avevo visto in terza elementare nelle lezioni di geografia a Leysin: laghi, fiumi, rocce calcaree e caverne tipiche del Giura. Ma l’evento memorabile è stato senza dubbio la salita sulla cima del Dôle e la magnifica vista sull’arco alpino occidentale di fronte a noi. Quando sono arrivato sul passo sono quasi caduto dalla bici per la gioia.

Le fattorie, i villaggi e i boschi che abbiamo visto le scorse settimane sono senza dubbio meravigliosi, ma non si può negare che, per l’effetto sorpresa, il bianco abbagliante della catena alpina non ha rivali. Queste montagne fanno davvero parte di un altro mondo.

Attraversando il Lago di Ginevra mi sono avvicinato sempre più alle Alpi. Ed ora finalmente sono tornato al punto di partenza, alla frontiera di Saint Ginolph e a Leysin, il centro del mio mondo.

Arrivederci al 2011

Ho iniziato questo viaggio seguendo la linea dell’orizzonte con partenza da Leysin, al confine meridionale con la Francia, fino a raggiungere l’Italia sul Monte Dolent, dove sono caduto. Ora il mio viaggio non è nemmeno a metà: la distanza che separa Sargans al Monte Dolent è infatti molto più grande di quanto pensassi all’inizio. Ma non vedo l’ora di ricominciare, di attraversare le montagne così come la vita le presenta.

Avrei voluto raccontarvi del mio ritorno a casa, tra le braccia della mia compagna Adele e di mia figlia Siena. Ma mentre ero sul Reno sono stato invitato a parlare di questa mia esperienza al Festival internazionale del film di montagna e avventura, in Austria, e a far parte della giuria. È un onore per me e un dovere a cui non posso sottrarmi. Adele e Siena: sarò a casa prestissimo!

E per coloro che mi hanno seguito durante questo viaggio, spero che vi siate divertiti finora e che sarete ancora al mio fianco il prossimo anno.

Storie di frontiera: l’alpinista e scrittore americano John Harlin ha ripreso la sua avventura il 4 ottobre, dopo un incidente di montagna che lo scorso mese di luglio lo ha costretto a casa con due piedi rotti.

La sfida è notevole. Il percorso condurrà Harlin in cima a montagne alte 4’000 metri, lo obbligherà a navigare su fiumi come il Reno, a superare sentieri impervi. L’alpinista, oltre a scalare, dovrà pedalare, usare il kayak e camminare per completare il suo periplo

swissinfo.ch segue i nuovi capitoli dell’avventura Harlin nelle diverse fasi. In primo luogo, lungo fiumi e creste: Harlin ha percorso il Reno in canoa; esplorato a piedi i dintorni di Sciaffusa e inforcato la bicicletta per le creste del Giura. Tornerà sulle Alpi nel 2011.

In seguito al suo incidente, John Harlin III ha optato per un approccio più “tranquillo”, permettendosi qualche deviazione in caso di assenza di sentieri lungo il confine.

La frontiera elvetica – da Trübach vicino al Liechtenstein a Saint Gingolph (passando per Basile e Ginevra) – costituisce la parte più facile del suo progetto.

Numero di km: 891

Dislivello positivo totale: 20,292 m

Dislivello negativo totale: 20,991 m

Distanza percorsa a piedi: 334 km

Distanza percorsa in bici: 557 km

La seconda parte del viaggio da Trübach al Monte Dolent, luogo dell’incidente, sarà più ambiziosa:

Numero di km: 928

Dislivello positivo totale: 106,825 m

Dislivello negativo totale: 109,634 m

Il progetto di swissinfo.ch «Border Stories» è stato nominato al Prix Europa di Berlino, nella categoria media emergenti.

(traduzione e adattamento: Stefania Summermatter)

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