Il Lauberhorn, una discesa da leggenda di portata mondiale
L’84esima edizione della discesa del Lauberhorn, che si svolgerà questo fine settimana a Wengen, marca la fine di un’era. Quella di Ernst e Viktor Gertsch, una dinastia che presiede l’evento sin dai suoi inizi negli anni ’30.
«Non penso alle tracce che ho lasciato sul Lauberhorn», afferma Viktor Gertsch, 72 anni, che la prossima settimana dopo 44 anni abbandonerà la presidenza della corsa. «Parto sapendo di lasciare un buon team, che ha un grande futuro davanti a sé». Oltre alla famosa discesa di sabato, nella località dell’Oberland bernese si svolgeranno anche una supercombinata (venerdì) e uno slalom (domenica).
Sotto la tutela di Viktor Gertsch, la competizione che ha per sfondo le cosiddette tre sorelle – Jungfrau, Eiger e Mönch – è diventata uno degli appuntamenti più importanti e mediatici del circo bianco. «Viktor è riuscito a fare del Lauberhorn una delle migliori corse di coppa del mondo», afferma Susie Fuchs, che fa parte del nocciolo duro dei volontari. «Grazie a lui, Wengen fa parte del mondo che conta. Per 10 giorni siamo molto importanti».
La discesa del Lauberhorn è la più antica e la più lunga corsa del circuito di coppa del mondo. Non solo. È considerata anche una delle più belle e più impegnative dal punto di vista fisico. Quest’anno 99 concorrenti dovrebbero lanciarsi dal cancelletto di partenza, situato a 2’315 metri, per arrivare dopo una cinquantina di secondi all’Hundschopf, la testa di cane, un salto di 40 metri tra due rocce diventato uno dei simboli della mitica discesa.
Karl Molitor, Toni Sailer, Jean-Claude Killy, Franz Klammer, Kristian Ghedina, Bode Miller e negli ultimi due anni Beat Feuz e Christof Innerhofer: basta scorrere la lista dei vincitori per rendersi conto che il Lauberhorn è riservato ai fuoriclasse e che vi è poco spazio per le sorprese.
Lo spettacolo è assicurato. Quest’anno sono attesi 35’000 spettatori. Oltre un milione di persone guarderà la discesa su uno dei canali della televisione pubblica svizzera, l’audience più elevata per un evento sportivo che si svolge nel paese.
I primi anni
Nel 1930, quando Ernst Gertsch organizzò per la prima volta la competizione, per dimostrare che gli sciatori svizzeri potevano battere i britannici, non si poteva di certo parlare di avvenimento. Solo una manciata di spettatori assistette alle vittorie di Ernst nello slalom e del suo amico Christian Rubi nella discesa. Bill Bracken si impose invece nella combinata, prima e finora ultima vittoria britannica al Lauberhorn. Uno smacco per il Kandahar Club di Mürren, fondato dai britannici e considerato tra gli inventori delle gare di sci.
Nei primi anni, Ernst gridava le istruzioni servendosi di un megafono, mentre i corridori, tra cui Viktor, annodavano i lacci degli scarponi, impugnavano i loro bastoni diritti e fissavano ai piedi i lunghi sci di legno, prima di lanciarsi lungo un insidioso ed irregolare pendio. Per i primi gatti delle nevi bisognerà infatti aspettare gli anni ’70.
Per lo sci svizzero erano tempi d’oro: tra il 1930 e il 1945, i discesisti rossocrociati trionfarono… 14 volte. Oggi gli elvetici hanno ancora qualche lunghezza di vantaggio nei confronti dei loro rivali storici, gli austriaci, con 32 primi posti contro 24.
Durante l’epoca di Ernst Gertsch, l’Hundschopf era due metri più alto. Nel corso degli anni, per ragioni di sicurezza e su richiesta della Federazione internazionale di sci (FIS), il figlio Viktor ha proceduto a una serie di modifiche: cambiamenti nella S prima della galleria, allargamento dell’Haneggschuss e dell’area di arrivo…
Velocità
Oggi i migliori percorrono i 4,5 km del Lauberhorn in circa due minuti e mezzo. Il record appartiene all’italiano Kristian Ghedina, che nel 1997 ha concluso in 2’ 24” 23, a una velocità media di oltre 106 km/h. Nel 1950 ci voleva quasi il doppio.
«Gli sci moderni sono molto più veloci e la neve artificiale imposta dalla FIS è molto più compatta», spiega Viktor Gertsch. «In curva è molto più difficile rallentare».
Negli anni ’70, l’austriaco Franz Klammer aveva raggiunto una velocità massima di 120 km/h. Attualmente il record appartiene al francese Johan Clarey, che l’anno scorso nel tratto dell’Haneggschuss ha toccato 161,9 km/h. «Non penso che qualcuno possa far meglio. O almeno lo spero, è troppo pericoloso», afferma Viktor Gertsch.
L’organizzatore della corsa di Wengen rabbrividisce quando pensa al giorno più triste nella storia del Lauberhorn, il 18 gennaio 1991, quando l’austriaco Gernot Reinstadler perse la vita andando a sbattere violentemente contro le reti di protezione durante l’allenamento. La gara fu annullata.
Oltre alla sicurezza, a preoccupare è la forza della squadra svizzera. Il futuro presidente del Lauberhorn, Urs Näpflin, si rammarica per i modesti risultati raggiunti dagli sciatori rossocrociati nella scorsa stagione e in quella in corso, ciò che incide sul numero di spettatori. La speranza è che sabato uno dei recenti vincitori – Beat Feuz, Carlo Janka e Didier Défago – possa creare la sorpresa. Per il team svizzero, la miglior carta da giocare sembra in questo momento essere però Patrick Küng, impostosi questa stagione nella discesa di Beaver Creek.
«La squadra elvetica ha sempre i suoi alti e bassi», afferma Viktor Gertsch. «Ritornerà comunque in primo piano. Basta guardare i risultati di quest’anno in coppa Europa: i primi quattro vincitori sono stati svizzeri».
Tanti soldi
Far quadrare il bilancio è un altro grattacapo. Quest’anno il budget del Lauberhorn non è mai stato così alto: 6,4 milioni di franchi. Viktor Gertsch prevede che i conti chiuderanno ancora una volta in pareggio. Per la regione, si stima che il guadagno netto si aggiri attorno ai 5,1 milioni di franchi.
Nel 1970, quando Viktor Gertsch ha preso in mano i destini della competizione, lavorava con un piccolo comitato di cinque persone. Questa settimana, più di 1’000 volontari si danno da fare per preparare la pista e creare un’atmosfera di grande festa: la pista di pattinaggio è stata trasformata in un salotto gastronomico e sono stati preparati numerosi stand VIP.
«L’ambiente è fantastico», osserva Christina Morax, proprietaria di un negozio di souvenir. «Gli aerei della Pattuglia svizzera che sorvolano l’Eiger mi fanno venire la pelle d’oca».
Per quanto concerne il modo di organizzare l’evento, Viktor Gertsch non segue le orme del padre. «Era un vero dittatore», spiega il presidente del Lauberhorn. «Io cerco di gestire le cose in maniera più calma, più flessibile». Per far sì che tutto il villaggio di Wengen si mobiliti per la corsa, bisogna dar prova di una certa sagacia.
La municipalità di Lauterbrunnen, di cui fa parte Wengen, contribuisce finanziariamente all’evento, mentre gli albergatori mettono a disposizione delle 23 squadre nazionali e dei numerosi giornalisti 1’400 letti sovvenzionati. «Wengen ha bisogno di questa corsa», indica il proprietario dell’Hotel Caprice Alan Norris, che affitterà metà delle camere del suo albergo ai membri della squadra norvegese.
Per quanto riguarda il futuro, il Lauberhorn ha un contratto di sponsorizzazione con la Federazione svizzera di sci (Swiss Ski) che scadrà nel 2016.
Secondo Viktor Gertsch, il suo successore non avrà difficoltà a continuare ad attirare sponsor finanziariamente molto interessanti, magari anche provenienti da orizzonti lontani come l’Asia. «Fino a quando continueremo ad organizzare l’avvenimento in maniera impeccabile e a rispettare le regole di sicurezza e in materia di infrastrutture della FIS, non vi saranno problemi. Dobbiamo continuare a fare del nostro meglio, ad investirci sempre al 120%».
(traduzione e adattamento dall’inglese: Daniele Mariani)
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