La ricetta del basso tasso di aborti in Svizzera
A dieci anni dalla depenalizzazione dell'aborto in Svizzera, il tasso di interruzioni di gravidanza è gradualmente diminuito e resta uno dei più bassi a livello europeo. Come si spiega questa tendenza? In che modo il paese è riuscito ad adottare la formula spesso citata del "sicuro, legale e raro"?
«Non ho mai provato vergogna o sentito il bisogno di dovermi nascondere. Ma so che per molte donne non è stato così». Doris Agazzi ha vissuto in prima persona l’esperienza di un aborto ed è una delle poche persone in Svizzera a parlare pubblicamente. La sua scelta, accolta con comprensione dagli amici più stretti, ha provocato anche reazioni di odio da parte di alcune persone, che l’hanno minacciata per e-mail.
Nel 2002 la Svizzera ha modificato il proprio codice penale, autorizzando l’interruzione di gravidanza entro le prime dodici settimane. La cosiddetta “soluzione dei termini” è stata accolta in referendum dal 72 per cento dei votanti. All’epoca Doris Agazzi aveva raccontato la sua esperienza in televisione, nell’ambito della campagna a favore della depenalizzazione.
Dal 1° ottobre di dieci anni fa, il tasso di aborti in Svizzera è gradualmente diminuito. Nel 2011 era del 6,8 per mille tra le donne dai 15 ai 44 anni, ossia una media di oltre 11’000 l’anno. Una percentuale relativamente bassa rispetto ad altri paesi, come la Gran Bretagna (17,5 per mille), la Francia (15 nel 2009) e gli Stati Uniti (16 nel 2008).
Una manciata di altri paesi, tra cui l’Italia (8,2 nel 2009), l’Olanda, la Germania e il Belgio, hanno tassi più vicini a quello elvetico. Su scala mondiale, la media annuale è di 28 aborti ogni mille donne in età fertile.
Pianificazione famigliare
Stando agli esperti della salute, la posizione della Svizzera si spiega essenzialmente con tre fattori: educazione, contraccezione e livello socio-economico.
Malgrado non sia obbligatoria, l’educazione sessuale fa ormai parte della maggior parte dei curriculum scolastici, spiega Rainer Kamber, della Fondazione svizzera per la salute sessuale e riproduttiva. «In quasi tutte le scuole pubbliche sono previste lezioni specifiche, solitamente in collaborazione con esperti esterni».
Di regola, quando le giovani donne entrano nella fase della sessualità attiva, chiedono consiglio a un ginecologo per pianificare il metodo di contraccezione.
«Abbiamo un numero particolarmente importante di ginecologi che lavora nel campo dell’assistenza sanitaria primaria», spiega Johannes Bitzer, primario del reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale universitario di Basilea.
Rapporti sessuali non protetti
Dal 2002, inoltre, nelle farmacie svizzere viene venduta senza prescrizione medica la pillola del giorno dopo, un farmaco che impedisce il sopraggiungere di una gravidanza nelle 72 ore successive a un rapporto non protetto.
Questo tipo di “contraccezione”, definito d’emergenza, svolge un ruolo significativo nella riduzione del numero degli aborti. Si stima che ogni anno ne vengano vendute oltre 100’0000 confezioni, anche se la Sandoz, unico produttore in Svizzera, non fornisce dati al riguardo.
Anche la ricchezza del paese ha un impatto. «Gli aborti legati a gravidanze indesiderate si ritrovano in tutte le fasce d’età e in tutti i ceti sociali. Ma è chiaro che lo statuto socio-economico può aumentare i rischi», spiega Kamber.
Resistenza
In Svizzera, statisticamente una donna su cinque è confrontata almeno una volta nella vita a un aborto. Ma questa interruzione di gravidanza non è considerata da tutti come parte della realtà.
Nel 2010, un comitato interpartitico ha infatti lanciato un’iniziativa popolare che chiede di stralciare l’aborto dal catalogo delle prestazioni dell’assicurazione malattie di base. Denominato “Il finanziamento dell’aborto è una questione privata”, il testo fa leva su questioni economiche e propone un sistema in cui le donne possono assicurarsi individualmente contro un eventuale aborto oppure semplicemente pagare di tasca loro le spese ospedaliere.
«Si tratta di una questione tanto morale quanto economica», sottolinea Peter Föhn, senatore dell’Unione democratica di centro (destra conservatrice) e copresidente del comitato d’iniziativa. «Personalmente non sono disposto a finanziare un aborto e pretendo che coloro che sono contrari a questa pratica e la condannano non debbano contribuirvi». L’iniziativa, che ha già raccolto le 100’000 firme necessarie e sarà probabilmente sottoposta a votazione popolare il prossimo anno, prevede però eccezioni per i casi in cui la vita della madre è in pericolo e quando la gravidanza è il risultato di uno stupro.
Dibattito etico
In un mondo ideale, Peter Föhn vorrebbe vedere il tasso di aborti in Svizzera scendere a quota zero. «Ogni aborto è un’uccisione di troppo», ha commentato a swissinfo.ch.
Föhn ritiene dunque fondamentale agire: «In nessun caso lo Stato o la comunità devono facilitare l’aborto, incoraggiarlo o – come accade in Svizzera – finanziarlo con un’assicurazione di base».
Anne-Marie Rey, ex copresidente dell’Unione per la decriminalizzazione dell’aborto, vede nell’iniziativa una manovra contro il diritto all’aborto. «È soltanto un pretesto per rimettere in discussione l’interruzione volontaria di gravidanza. Le uniche persone colpite da questa misura sarebbero le più povere. È un’iniziativa altamente immorale e discriminatoria», spiega a swissinfo.ch.
Per quanto riguarda i medici, come Johannes Bitzer, continueranno a promuovere l’uso del preservativo e fornire assistenza alle donne confrontate a una crisi durante la gravidanza. «Esistono tuttora casi di gravidanze indesiderate e sono convinto che il dibattito etico non sarà mai risolto».
80’808 bambini nati vivi nel 2011.
11’079 aborti, di cui il 12 per cento circa riconosciuti come aborti spontanei.
100’000 pillole del giorno dopo vendute in Svizzera.
Nel 2011 il tasso di aborti in Svizzera era del 6,8 per mille donne dai 15 ai 44 anni, o 132 aborti per mille bambini nati vivi.
Tre quarti degli aborti avvengono nelle prime otto settimane di gravidanza.
Dopo il primo trimestre, gli aborti sono consentiti unicamente per ragioni di salute, quando vi è il rischio di un grave danno fisico o psichico per la madre. Il parere di un secondo medico non è necessario.
Soltanto il 4 per cento degli aborti viene eseguito dopo le 12 settimane di gestazione.
Il 4 per cento degli aborti in Svizzera riguarda cittadine residenti fuori dai confini nazionali.
Due terzi circa degli aborti viene praticato per via farmacologica, un terzo con metodo chirurgico.
La Svizzera ha un tasso particolarmente basso di gravidanze e aborti in età adolescenziale. Per le ragazze sotto i 16 anni non è obbligatorio il consenso dei genitori in caso di aborto, ma devono chiedere una consulenza presso un centro di pianificazione famigliare.
(Traduzione dall’inglese, Stefania Summermatter)
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