Alta tensione sulle creste franco-svizzere
La costruzione di parchi eolici è un vero e proprio rompicapo in Svizzera. Alla lentezza delle procedure amministrative e alla viva opposizione dei difensori del paesaggio si aggiunge ora anche il malcontento dei francesi che abitano nelle zone di frontiera. Reportage ai confini della Vallée de Joux.
«Andremo fino in fondo!», afferma con determinazione Noël Cretin, presidente dell’associazione “SOS Vent d’AmontCollegamento esterno”. Da un anno e mezzo, il pensionato francese consacra tutte le sue energie alla lotta anti-eolica. Una lotta che porta avanti in stretta collaborazione con i suoi partner elvetici dell’associazione “Eoliennes, vraimentCollegamento esterno?” (Eoliche, davvero?), di cui fa parte Thomas Bucher, ex giurista dell’Ufficio federale dell’ambiente a Berna.
I due ci accompagnano sul Grands Plats de Bise, un altopiano praticamente disabitato del Giura svizzero che segna la frontiera con la Francia. Il vento soffia forte in questa giornata soleggiata di fine agosto. La quiete del posto è turbata soltanto dai campanacci delle mucche che brucano tranquillamente su questi pascoli alberati tipici dell’Arco giurassiano.
«La Vallée de Joux è il luogo più bello del Giura ed è soltanto per questi paesaggi da cartolina che i turisti vengono qui. Una volta costruite delle eoliche industriali non verrà più nessuno a passeggiare», insorge Thomas Bucher. Il prossimo 25 settembre, gli abitanti del comune di Chenit dovranno esprimersi sulla realizzazione di sette eoliche di 206,5 metri su questo terreno iscritto nell’Inventario federale dei paesaggi.
Altri sviluppi
«Eoliche alte dieci volte più degli abeti»
«Una lentezza spaventosa»
Il progetto è sostenuto dalle autorità cantonali e pure dai tre comuni della Vallée de Joux, proprietari dell’azienda elettrica locale. «Questo parco riveste un’importanza capitale per lo sviluppo dell’energia eolica in Svizzera», sottolinea Cornelius Neet, a capo della Direzione generale dell’ambiente del canton Vaud.
Il terzo cantone più popolato del paese intende diventare un protagonista di peso in materia di energia eolica. Vuole anche essere uno dei motori della Strategia energetica della ConfederazioneCollegamento esterno, il cui obiettivo è di incrementare al 7% la parte di elettricità prodotta con il vento entro il 2050 (attualmente la quota è soltanto dello 0,2%). Il cantone romando intende infatti fornire dal 25 al 35% dell’energia eolica prodotta in Svizzera.
Sul territorio vodese sono previsti una ventina di parchi, ma soltanto quattro – tra cui quello del Grands Plats de Bise – hanno finora ottenuto un’approvazione formale. E bisognerà sicuramente aspettare ancora qualche anno prima che le eoliche vengano allacciate alla rete.
«Siamo di fronte a una lentezza spaventosa e deplorevole», si lamenta Laurent Reymondin, presidente dell’Azienda elettrica della Vallée de JouxCollegamento esterno e municipale di Chenit incaricato dell’energia. Ci sono voluti più di undici anni di procedure per far sì che il progetto EoljouxCollegamento esterno venga sottoposto a una votazione. In caso di accettazione alle urne – Laurent Reymondin si dice piuttosto fiducioso – ci vorranno ancora diversi anni per trattare i ricorsi di privati e di associazione a protezione dell’ambiente di fronte ai giudici.
Mobilitazione tardiva in Francia
Dall’altra parte della frontiera, le opinioni sono un po’ differenti. A Bois d’Amont, un comune di circa 1’500 abitanti lungo le rive del fiume Orbe, è soltanto da poco più di un anno che le eoliche sono entrate prepotentemente nella vita degli abitanti. L’8 aprile 2015, la popolazione è stata informata che le case all’est del comune si troveranno in prima linea di fronte alle gigantesche istallazioni elettriche previste sul Grands Plats de Bise.
Quando ha ripreso l’hotel Le RisouxCollegamento esterno nell’estate 2014, Josselin Van Glabeke non era a conoscenza di questo progetto eolico. Oggi, gli capita spesso di svegliarsi nel pieno della notte, madido di sudore, col pensiero rivolto a queste eliche giganti che dovrebbero spuntare ad appena un chilometro in linea d’aria dal suo albergo.
«Ho consultato i miei clienti che vengono qui soprattutto per la quiete e la natura. Il risultato è chiaro: il 70% si dice disturbato dalle eoliche. È evidente che se questo progetto industriale verrà realizzato, il mio hotel sarà destinato al fallimento», afferma il giovane imprenditore originario del Belgio.
Tensioni franco-svizzere
Tenace, Josselin Van Glabeke ha comunicato i suoi timori alle autorità svizzere e francesi. Ha però la spiacevole impressione di passare per “il francese che rompe le scatole”. Eppure, con il suo albergo di oltre 150 letti, ritiene di essere «un attore a pieno titolo del turismo nella Vallée de Joux» e di un’economia locale che non conosce frontiere. Ogni giorno, sono in effetti quasi 4’500 i frontalieri francesi che si recano nella Vallée de Joux per lavorare al servizio delle marche più prestigiose dell’alta orologeria svizzera. A differenza di Ginevra e del Ticino, le relazioni transfrontaliere in questa parte della Svizzera sono generalmente costruttive e fraterne.
Altri sviluppi
Il vento dell’innovazione soffia sull’eolico
Agli occhi di Josselin Van Glabeke e degli abitanti della regione, il valico doganale di Brassus, a qualche centinaia di metri dall’hotel Le Risoux, ha finora rivestito una dimensione esclusivamente simbolica. Una situazione però forse destinata a cambiare. Sul lato francese, le voci che denunciano il colpo basso della Svizzera nella scelta dell’ubicazione di queste eoliche si fanno sempre più insistenti. «Sono state pianificate il più lontano possibile dal villaggio di Brassus [sul territorio di Chenit] per far sì che gli abitanti non debbano subire i disagi legati al loro impianto. Da parte delle autorità svizzere si tratta di un’abile manovra per far accettare il progetto dalla popolazione locale», ritiene Noël Cretin.
Cattiva comunicazione?
Un’accusa fermamente respinta dai promotori del progetto. Delle condizioni del vento ideali, un terreno pianeggiante e disboscato, una strada di accesso che necessita soltanto di poche modifiche e una rete elettrica a media tensione già esistente: nella regione, questo altopiano è il più indicato per ospitare il parco eolico, osserva Laurent Reymondin.
Contrariamente a quanto denunciano gli oppositori, le autorità cantonali e comunali affermano di aver seguito scrupolosamente l’intera procedura d’informazione ufficiale nei confronti dei vicini francesi. «Le autorità dei comuni francesi interessati e la prefettura del Giura sono stati implicati nel progetto sin dall’inizio. Non è colpa nostra se non hanno informato correttamente la popolazione», si difende il presidente dell’Azienda elettrica della Vallée de Joux.
«Il progetto che sarà sottoposto ai cittadini svizzeri non è quello che ci era stata presentato all’inizio. Non posso far altro che condividere l’inquietudine di numerosi miei concittadini di fronte alla dimensione smisurata di queste eoliche», replica François Godin, sindaco di Bois d’Amont. Secondo lui, si sarebbe potuto trovare una soluzione alternativa per smorzare le tensioni. «Ad esempio, si sarebbe potuto spostare le eoliche di qualche centinaia di metri. Questo avrebbe permesso ai nostri vicini svizzeri di mostrare la loro buona volontà».
Altri parchi sulla frontiera
La mobilitazione di diversi eletti della regione al SenatoCollegamento esterno e all’Assemblea nazionale, così come lo scambio di corrispondenza tra la ministra francese dell’ambiente Ségolène Royale e la sua omologa svizzera Doris Leuthard, non hanno permesso di far evolvere le cose. L’unico risultato è che la prefettura del Giura ha promesso di organizzare una consultazione tra i cittadini francesi toccati dal parco eolico. «Ma questa avrà soltanto un valore consultivo», puntualizza François Godin. Questa consultazione sarà comunque seguita da vicino da chi abita lungo tutta la frontiera del massiccio del Giura.
Sul lato svizzero sono già stati pianificati due altri parchi eolici situati in prossimità della frontiera: uno a Bel-Coster (Vaud), l’altro alla Montagne de Buttes (Neuchâtel). E in Francia si fa altrettanto: «Nel Giura e nella Franca Contea verranno presto presentati numerosi progetti eolici che interessano anche la Svizzera», secondo Laurent Reymondin.
Il vento della discordia continuerà dunque a soffiare sulle creste del Giura? «Appena il primo parco sarà costruito, tutto andrà meglio», prevede il municipale di Chenit. «Le paure irrazionali legate al rumore e agli impatti nefasti sulla salute spariranno da soli».
Le forti resistenze allo sviluppo dell’energia eolica in Svizzera vi sembrano giustificate oppure si tratta di un riflesso egoistico? Esprimete la vostra opinione inviandoci un commento.
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